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CINEMA

Il ritratto di Brigitte Bardot secondo Andy Warhol non è solo un omaggio a una diva del cinema, ma la messa a fuoco di un momento storico in cui sessualità, politica, celebrità e arte si sovrappongono. Bardot non è soltanto l’ultima grande sex symbol del Novecento europeo: è una Marianne pop, un’immagine che, grazie a Warhol, smette di appartenere al tempo per entrare definitivamente nella storia dell’arte.

Più che un’attrice, Brigitte Bardot è stata un dispositivo culturale: un corpo che ha scardinato convenzioni morali, un volto che ha ridefinito l’idea stessa di celebrità, un’immagine che ha messo in crisi il rapporto tra cinema, desiderio e libertà femminile.

La Pop Art americana la sfiora senza carezze, l’Europa la prende con più pudore. Gerald Laing la ritrae tra il 1962 e il 1963 trasformandola in una delle immagini più iconiche della Pop Art inglese. L’opera nasce da una fotografia in bianco e nero dell’attrice, usata per il modulo di iscrizione alla mostra Young Contemporaries del 1963

«We Were Here», il documentario di Fred Kudjo Kuwornu presentato alla Biennale di Venezia del 2024, è in corsa per le nomination alle statuette di Los Angeles. «Nel ’500 e ’600 troviamo soggetti neri anche in dipinti di artisti famosi. Ho cercato di intercettare quel momento dell’Europa in cui la razza non era una categoria su cui costruire differenze o un’ideologia razzista», racconta il regista

 

 

Con un nuovo film e un’installazione che verranno presentati a gennaio l’artista di Singapore rilegge i dipinti del museo londinese raffiguranti il martirio del soldato romano e cita Derek Jarman

Il documentario, presentato in anteprima all’Istituto Polacco di Roma, racconta genesi, percorso e fonti di ispirazione della mostra dell’artista al MAMbo lo scorso anno

Da Gagosian il regista texano trasforma la galleria in una «shadow box» vivente, ricostruendo lo studio del visionario artista americano 

Il programma del Cinema Godard di Fondazione Prada, curato da Paolo Moretti, attraversa epoche, territori e generi diversi per raccontare la complessità del presente.

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Il 30 novembre 2025 Woody Allen compie 90 anni. Per l’occasione Gremese Editore pubblica un’opera che si propone come il più completo omaggio mai realizzato in Italia al grande cineasta newyorkese

Un documentario sulla pioniera della danza e della coreografia sarà presentato a Torino, alla presenza del regista e della stessa danzatrice italo-ungherese, lunedì 17 novembre

A Natale, Parigi si prepara a ospitare un incontro sospeso tra cinema e arte, tra il sogno e la miniatura. Dal 16 dicembre 2025 al 14 marzo 2026 da Gagosian a Parigi

A partire dai rari filmati del 1958 di Carlo Ludovico Ragghianti, un convegno tra Napoli e il Parco Archeologico pompeiano rilegge in chiave contemporanea l’immenso patrimonio d’immagini che la città antica ha generato nei secoli

Con la 18ma edizione, torna a Firenze, dal 12 al 23 novembre, l’appuntamento dedicato all’esplorazione, all’analisi e alla promozione delle relazioni tra arte contemporanea, moving images e cinema

Due importanti musei della capitale ospitano altrettante rassegne, grazie alle interazioni con il Centro Sperimentale di Cinematografia, la Cineteca Milano e altre istituzioni del settore

Il documentario, che prende spunto dalla mostra del 2025 al Musée National Picasso di Parigi, racconta la repressione nazista contro qualsiasi forma d’arte non conforme al modello dittatoriale. E fa riflettere sull’uso del pensiero unico nelle società di oggi

Al Museo del Cinema, Angelo Frontoni e i manifesti d’artista ripercorrono la nascita della società visiva, dall’energia costruttivista di Rodčenko alle icone pop del ’68

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