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Scarlett Johansson in Wes Anderson

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Scarlett Johansson in Wes Anderson

Wes Anderson entra nel mondo di Joseph Cornell: il sogno americano rinasce a Parigi

A Natale, Parigi si prepara a ospitare un incontro sospeso tra cinema e arte, tra il sogno e la miniatura. Dal 16 dicembre 2025 al 14 marzo 2026 da Gagosian a Parigi

Redazione GdA

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A Natale, Parigi si prepara a ospitare un incontro sospeso tra cinema e arte, tra il sogno e la miniatura. Wes Anderson, regista di mondi simmetrici e di universi racchiusi in cornici perfette, ricostruirà nella sede parigina della Gagosian Gallery lo studio newyorkese di Joseph Cornell, il poeta delle “shadow boxes” che trasformò l’oggetto trovato in narrazione. Un omaggio che non è solo scenografico: è un gesto di affinità spirituale tra due creatori che, a distanza di decenni, hanno popolato l’immaginario con la stessa attenzione al dettaglio e con la stessa malinconia per le cose passate. L’inaugurazione è prevista per dicembre, in coincidenza con il compleanno di Cornell, nato il 24 dicembre 1903. L’allestimento, curato da Jasper Sharp, occuperà le vetrine di Rue de Castiglione, accanto al Louvre, come una finestra incantata sulla New York degli anni Quaranta e Cinquanta. Una dozzina di opere originali — tra cui Pharmacy (1943), A Dressing Room for Gille (1939) e Untitled (Pinturicchio Boy) — saranno circondate da centinaia di oggetti trovati, scatole di scarpe, conchiglie, piume e frammenti di memoria. Il pubblico potrà osservare tutto solo dall’esterno: come se spiasse, con la stessa curiosità di un bambino, dentro una casa delle meraviglie.

«Non volevamo fare un set alla Wes Anderson, ma riportare in vita lo spirito del luogo», spiega Sharp, che collabora da anni con il regista, anche nella selezione di opere d’arte originali per i suoi film. «Stiamo letteralmente rifacendo quello che Cornell faceva: andare ai mercatini, cercare, accumulare, dare forma al caso». L’obiettivo non è la ricostruzione filologica, ma un atto di evocazione, una “traduzione poetica” della bottega in cui Cornell, autodidatta e solitario, costruiva universi in miniatura nel seminterrato della sua casa a Flushing, Queens. Cornell non viaggiò mai lontano da New York. Sognava Parigi — la conosceva attraverso cartoline, mappe e conversazioni con Marcel Duchamp — ma non la vide mai. In questo senso, l’installazione di Anderson compie una sorta di restituzione simbolica: porta Cornell finalmente nella città che aveva amato a distanza, come un’ombra della memoria. «Durante una conversazione con Duchamp – ricordava Sharp – Cornell confessò di conoscere Parigi meglio di chiunque, pur non essendoci mai stato. Era la città dei suoi sogni ordinati, delle sue scatole perfette.»

L’affinità tra i due creatori non è casuale. Cornell costruiva mondi in scatole di legno, Anderson li ambienta in inquadrature che funzionano come miniature animate. Entrambi popolano i loro universi di reliquie, frammenti, memorie, giocando con la tensione tra artificio e verità. La loro estetica nasce dal desiderio di fermare il tempo — che sia quello di una stagione passata o di un’infanzia perduta — attraverso la precisione del dettaglio.
Nel cinema di Anderson, come nelle scatole di Cornell, la nostalgia diventa metodo: il mondo è un archivio da riassemblare, non un luogo da spiegare.

L’iniziativa della Gagosian arriva in parallelo con un’altra mostra dedicata al regista, The Wes Anderson Archives, che aprirà al Design Museum di Londra a fine novembre. Due eventi che, insieme, restituiscono la doppia anima del regista americano: collezionista di immagini e artigiano di spazi. La mostra parigina, racconta Sharp, è frutto di un lavoro quasi cinematografico: i pittori che realizzano le insegne per i film di Anderson stanno riproducendo la calligrafia di Cornell, mentre un team di scenografi sta invecchiando materiali per restituire il tocco del tempo. Ma, precisa il curatore, «non sarà un’operazione di nostalgia manierata. È un omaggio al mistero della creazione». Per Cornell, la sua cantina-studio era un teatro della mente; per Anderson, la Gagosian diventa un set della memoria. Entrambi, con mezzi diversi, hanno inseguito la stessa idea: che la bellezza si nasconde nei frammenti, nei gesti minimi, nei sogni non realizzati. 

Redazione GdA, 11 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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