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Letizia Riccio
Leggi i suoi articoliA pochi mesi dal compiere cento anni, Susanna Egri (Budapest, 18 febbraio 1926) è uno dei personaggi che hanno costruito la storia recente di Torino e dato il via all’avventura della Rai e della televisione in Italia. Il documentario dal titolo «L’attimo fuggente», per la regia degli ungheresi Zsuzsanna Bak e Gábor Zsigmond Papp, verrà presentato lunedì 17 novembre alle 19 al Cinema Romano di Torino, che si trova all’interno della storica Galleria Subalpina. La proiezione sarà seguita da un incontro con uno dei registi e con la protagonista del documentario; modera gli interventi, Bruno Ventavoli, giornalista de «La Stampa», studioso e traduttore di letteratura ungherese. Sarà presente in sala anche il direttore ad interim dell’Accademia d’Ungheria in Roma, László Berényi.
Il film è un ritratto della coreografa, ancora oggi in attività, attraverso il filo conduttore di una delle sue più note coreografie, «Istantanee» (1953). Susanna Egri fu, infatti, protagonista della stagione delle prime trasmissioni sperimentali della Rai, che si svolsero a Torino, a partire dal 1949. In un’intervista del 2020, rilasciata alla trasmissione di Rai5, «Save the Date», Egri racconta così il suo incontro con la televisione: «Si voleva far esercitare i cameramen nel riprendere qualcosa in movimento. E che cosa poteva essere meglio dei danzatori?». Dai primi esperimenti di messa in onda alle coreografie e ai balletti televisivi da protagonista, il passo fu breve per la fondatrice di una delle rarissime scuole di danza italiane dell’epoca. Oggi la scuola è ancora in attività, insieme alla Fondazione Egri per la Danza, creata nel 1999; Susanna Egri è inoltre direttrice artistica della Compagnia EgriBiancoDanza, insieme al coreografo Raphael Bianco.
Il documentario «L’attimo fuggente» è anche l’occasione per raccontare la vita singolare e unica della protagonista, nata a Budapest e figlia del direttore tecnico del Grande Torino, Ernő Erbstein, che morì nel tragico incidente di Superga il 4 maggio del 1949. Susanna racconta, in una recente intervista al telegiornale regionale Rai, di aver appreso dell’aereo schiantato sulla collina ascoltando la conversazione di due signore sul treno. Subito dopo, corse verso Superga per cercare, fra i rottami, una traccia del papà perduto. La trovò in una bambola, l’ultimo regalo del padre, souvenir del Portogallo che accompagnò la danzatrice in ogni sua tournée, in Italia e all’estero. Prima ancora, nel 1938, la famiglia Erbstein dovette affrontare l’onta delle leggi razziali. Racconta Susanna nell’intervista al Tg Rai: «Ero cresciuta cattolica e non sapevo nemmeno che cosa significasse essere ebrei. Da un giorno all’altro venni estromessa dalla scuola e da qualsiasi attività. Poi fuggimmo a Budapest».
La proiezione al Cinema Romano di Torino, della durata di 52 minuti e seguita dal dibattito, è a ingresso libero fino a esaurimento posti.
Susanna Egri con il padre Ernő Erbstein, direttore tecnico del Grande Torino
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