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Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliLe città antiche del Mediterraneo erano costruite sull'acqua. Ma oggi l'acqua sale e diventeranno città sommerse. Una ricerca pubblicata dalla più autorevole rivista scientifica del mondo «Nature», dà per certi i danni gravissimi provocati dai cambiamenti climatici ai 49 siti del Patrimonio Unesco lungo le sponde del Mediterraneo. 37 di loro saranno inondati entro il 2100.
Pompei: il rischio è sismico
Istituto del Mibac dotato di autonomia speciale, comprende un vasto territorio, avendo competenza territoriale, oltre che sull’area archeologica di Pompei, anche su Antiquarium di Boscoreale (Na), Area archeologica di Villa Sora a Torre del Greco (Na), Castello di Lettere (Na), Parco archeologico di Longola a Poggiomarino (Na), ex Real Polverificio borbonico a Scafati (Sa), Reggia del Quisisana a Castellammare di Stabia (Na), Scavi archeologici di Oplontis a Torre Annunziata (Na; nella foto), Scavi archeologici di Stabiae a Castellamare di Stabia (Na), Sito archeologico di Villa Regina a Boscoreale (Na).
Nello studio pubblicato, che accorpa nel n. 829 le «Aree archeologiche di Pompei, Ercolano, Torre Annunziata», è indicato un rischio erosione medio alto (colore giallo, 4,1-7,0), mentre l’area non è interessata dal rischio alluvione (colore blu). Si prevede, inoltre, sempre entro il 2100 un innalzamento del livello del mare tra 1,6 e 1,8 m (colore verde scuro). Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico di Pompei, patrimonio Unesco dal 1997, dichiara: «Non sono a conoscenza dello studio su ”Nature” e non posso esprimermi su studi di cui non conosco i criteri, e, tra l’altro, realizzati senza avere rapporti diretti con i siti che si analizzano. Non ritengo che il problema di Pompei sia l’erosione, ma il rischio sismico. Dobbiamo concentraci sui rischi concreti e immediati e non su quelli che si stimano avverranno in 100 anni».
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