Achtung Beuys! | Un mercato colto e democratico

Il centenario di Joseph Beuys riporta al centro l'uomo che ha tramutato l'arte in un'azione sociale capace di preservare l'ambiente e rivoluzionare la vita di tutti | 7

La performance di Joseph Beuys «Come spiegare i quadri a una lepre morta», presso la gallerie Schmela di Düsseldorf il 26 novembre 1965
Antonio Mirabelli |

Nonostante i suoi fecondi rapporti con l’Italia, sono poche le gallerie che oggi ne propongono l’opera nel nostro Paese. «Il mercato di Beuys è molto settoriale e di nicchia, sostiene Luca Barsi, direttore della Galleria Accademia di Torino. La sua azione artistica è ricercata da un collezionismo colto. Propongo solo opere che hanno segnato un punto di svolta nella ricerca di Beuys, tralasciando quelle seriali in quanto, a mio avviso, in antitesi con l’irripetibilità alla base dell’idea di performance».

Altra galleria che propone Beuys è Montrasio Arte con sedi a Milano e Monza. Secondo il direttore Ruggero Montrasio, «la pandemia ha accelerato un rinnovamento già in essere, del quale si percepiva la necessità. Siamo stati indotti molto più rapidamente a un cambio di paradigma, in un certo senso di un ritorno all’ordine, per questo, in un futuro non molto lontano, le quotazioni di Beuys potranno attestarsi a livelli che più correttamente gli competono. A livello internazionale c’è una grande attenzione all’opera di Beuys nel suo insieme, poi vi sono delle ricerche che più di altre attraggono i collezionisti, ad esempio le lavagne o altri lavori iconici come “La rivoluzione siamo noi”. Apprezzo la democraticità della produzione di Beuys che consente a chi non dispone di grandi risorse di poter accedere a lavori di grande qualità».

Secondo Raphaelle Blanga, Senior Director (Head of Department Contemporary Art) presso Sotheby’s Milano, «essendo i lavori di Beuys quasi sempre presenti nelle maggiori collezioni, molto spesso gruppi di disegni e progetti vengono proposti in asta quando una di queste collezioni si smembra per la vendita. Ad esempio, la collezione Libero Grande vantava importanti opere di Beuys che furono vendute da Sotheby’s London nel 2004 con ottimi risultati. In quella sessione, un’opera su carta del 1969, “Ho Chi Minh”, raggiunse un record di vendita per 151.200 sterline. Nella stessa asta, un’altra opera su carta del 1961, “Attrice”, partita da 15mila sterline veniva aggiudicata a 128.800 sterline. Nell’ottobre 2020, Sotheby’s New York ha aggiudicato un lavoro su carta  appartenente al Solomon R. Guggenheim Museum,  per 37.800 dollari, oltre sette volte la stima».

Secondo Patrizio Peterlini, direttore della Fondazione Bonotto, centro per lo studio, ricerca e promozione del pensiero del movimento Fluxus, «per Beuys l’artista deve agire sui legami ecologici, politici, economici, storici e culturali che determinano l’apparato sociale in modo da modificarne le dinamiche. Non si può conciliare una vocazione al cambiamento sociale con le dinamiche del mercato».

ACHTUNG BEUYS!
Non dimentichiamo l'uomo col cappello
1. Le pietre volanti
2. Un padre negato
3. Il profeta alla lavagna
4. L'uomo che volle essere Goebbels
5. Eppure era uno scultore
6. Meglio l'olio del silicone
7. Un mercato colto e democratico
8. A Napoli l'ultimo atto
9. In Germania piovono mostre
10. Politici, imparate da lui

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