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Il cambio climatico e i siti Unesco nel Mediterraneo: Val di Noto

Che cosa ne sanno e che cosa decidono di fare i rispettivi governanti?

Giusi Diana

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Le città antiche del Mediterraneo erano costruite sull'acqua. Ma oggi l'acqua sale e diventeranno città sommerse. Una ricerca pubblicata dalla più autorevole rivista scientifica del mondo «Nature», dà per certi i danni gravissimi provocati dai cambiamenti climatici ai 49 siti del Patrimonio Unesco lungo le sponde del Mediterraneo. 37 di loro saranno inondati entro il 2100.

Città tardo-barocche del Val di Noto a rischio erosione
Il sito comprende otto città situate nella Sicilia sud-orientale, tra cui tre interi centri storici: Caltagirone, Noto e Ragusa, alcune specifiche aree urbane di Catania e Scicli e alcuni monumenti isolati di Modica, Palazzolo Acreide e Militello Val di Catania. Le città furono ricostruite dopo il terribile terremoto del 1693 e sono considerate tra i capolavori di architettura tardo-barocca del XVII sec. Sono tra i 42 siti a rischio erosione secondo «Nature»; nella mappa le città sono localizzate nella zona costiera a bassa elevazione del Mediterraneo (Lecz-Low Elevation Coastal Zone) in collegamento idrogeologico con il mare, con uno scenario di un aumento del livello del mare medio (verde) tra 1.8-2.0, previsto al 2100. Non presenta rischio alluvione, ma per l’erosione il fattore di rischio è alto (arancione), già preoccupante alle attuali condizioni, con un 7.1-9.0 che si conferma, senza incrementi, anche nella proiezione al 2100. Aurelio Angelini conferma per il Val di Noto quanto detto su Siracusa.

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Giusi Diana, 15 dicembre 2018 | © Riproduzione riservata

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