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Jenny Dogliani
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«La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni […]», Costituzione italiana, articolo 9.
Radicato nei principi fondamentali della Costituzione, il programma Restituzioni, avviato nel 1989, è oggi uno dei più longevi e articolati progetti di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico italiano. Promosso da Intesa Sanpaolo, il progetto affianca le istituzioni pubbliche preposte alla conservazione (Soprintendenze, Direzioni regionali Musei nazionali e Musei autonomi) in un lavoro congiunto che comprende la selezione periodica delle opere bisognose di restauro e la realizzazione degli interventi conservativi. A queste attività si affiancano l’organizzazione di mostre temporanee, la pubblicazione di cataloghi scientifici curati da storici dell’arte e archeologi, e l’archiviazione e schedatura digitale accessibile su restituzioni.com.
Nato in Veneto, all’interno della Banca Cattolica del Veneto per iniziativa del Presidente Feliciano Benvenuti, Restituzioni ha via via ampliato il proprio raggio d’azione, seguendo l’evoluzione del gruppo bancario e trovando un forte sostegno nel Presidente (oggi emerito) Giovanni Bazoli. Nel tempo il programma ha assunto una dimensione nazionale, coinvolgendo musei e siti di tutte le regioni, con diramazioni internazionali che ne ampliano portata e visibilità. In trentasei anni di attività, più di 2.200 opere, dal Nord al Sud d’Italia, sono state restaurate e restituite alla collettività, attraverso un percorso che unisce ricerca, tutela e condivisione dei risultati.
Nei primi dieci anni di attività il programma Restituzioni è stato curato da Fernando Rigon, che ne ha definito l’impianto scientifico e operativo. Dal 2000 la direzione si è avvalsa della consulenza scientifica di Carlo Bertelli, cui si sono affiancati Giorgio Bonsanti dal 2013 e Carla Di Francesco dal 2019, a conferma di una linea di lavoro fondata sul rigore metodologico e sul dialogo tra ricerca storica, conservazione e prassi del restauro.
Edizione dopo edizione, Restituzioni ha tracciato un vero e proprio atlante della storia dell’arte italiana, che spazia dai reperti archeologici e protostorici alle produzioni classiche, antiche, moderne e contemporanee, in un continuum che attraversa millenni di cultura visiva. L’ampia tipologia delle opere e dei manufatti (da capolavori scultorei e pittorici a suppellettili, abiti, tessuti, oggetti sacri o d’arredo, oreficerie, strumenti scientifici e persino barche e velocipedi) insieme alla varietà dei materiali, offre alla disciplina del restauro un campo di indagine tra i più vasti e sperimentali, favorendo il confronto diretto tra tecniche, materiali e metodologie di epoche diverse.
Quasi da subito il programma ha esteso il proprio impegno agli interventi monumentali, che hanno interessato complessi architettonici, cicli di affreschi e opere inamovibili di eccezionale valore: dagli affreschi della Basilica di Santa Caterina a Galatina (1992) al portale in bronzo di San Marco a Venezia (1994), dai mosaici pavimentali paleocristiani di Aquileia (2000) alle pitture murali di Santa Maria foris portas di Castelseprio (2025), solo per citarne alcuni.
Oggi sono centinaia i musei, le chiese e i siti archeologici che hanno beneficiato di questo lavoro congiunto, realizzato in collaborazione con oltre 350 laboratori di restauro e a una rete di storici dell’arte, archeologi e restauratori impegnati nella redazione delle schede e nella pubblicazione dei cataloghi che accompagnano ogni edizione del programma.
Dieci le opere della prima edizione, tra cui «L’Ultima Cena» di Tintoretto e un piviale veneziano del XVI secolo. Benvenuti ne chiarisce subito lo spirito: una banca che sceglie di destinare parte delle proprie risorse alla tutela e valorizzazione del patrimonio artistico come atto di restituzione alla collettività. L’impegno, nato non come gesto simbolico ma come dialogo strutturato con le istituzioni pubbliche, si concretizza in un fondo per il restauro di opere d’arte mobili di proprietà di enti ecclesiastici e civili, garanti della loro fruizione pubblica. Fino al 1999 la cadenza è annuale. Nel 2000 il progetto, fino ad allora radicato nel Veneto, si apre alla Lombardia. L’obiettivo è di estendere la collaborazione con gli enti di tutela e moltiplicare i cantieri di restauro, sino a trasformare l’iniziativa in un programma biennale di respiro nazionale e internazionale, destinato a coinvolgere progressivamente nuove regioni e istituzioni culturali.
L’edizione del 2004 segna un’ampia collaborazione interregionale, coinvolgendo le Soprintendenze della Lombardia e del Veneto, i Musei Vaticani e, per la prima volta, il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività culturali. Le opere restaurate in quell’edizione, dai capolavori di Veronese e Tintoretto a vari manufatti di interesse tecnico e documentario, valorizzano in egual misura le arti maggiori e minori, confermando un unico orizzonte di tutela e conoscenza condivisa. A partire dal 2006 Restituzioni consolida fortemente la propria dimensione nazionale, coinvolgendo un numero sempre maggiore di Soprintendenze e musei da tutto il Paese e rafforzando la collaborazione con i Musei Vaticani. Le mostre, ospitate alle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari di Vicenza, si configurano come veri e propri momenti di restituzione pubblica, con cataloghi sempre più articolati e che restituiscono l’ampliamento delle tipologie di opere.
Negli anni successivi Restituzioni continua a estendere la propria rete, includendo nuove regioni italiane. La 15ma edizione, nel 2011, segna una svolta, con una mostra itinerante tra Firenze, Vicenza e Napoli che restituisce le opere ai territori di appartenenza e rafforza la collaborazione tra poli museali. Nelle due edizioni successive il programma affina ulteriormente il proprio metodo, trasformando l’esperienza consolidata del restauro in un ambito di ricerca sempre più interdisciplinare. L’introduzione sistematica di indagini diagnostiche e scientifiche si integra alle ricerche storico-artistiche, ampliandone la profondità conoscitiva. Si rafforza il dialogo tra restauratori, storici dell’arte, archeologi e scienziati, nella dimensione di confronto continuo tra saperi che Giorgio Bonsanti ha indicato come principio cardine del programma.
Dal 2016 il progetto si apre esplicitamente anche al contesto internazionale, sostenendo da lì in avanti restauri in Repubblica Slovacca, Germania, Francia, Belgio e Brasile. Con le edizioni del 2022 e del 2025, Restituzioni si afferma come un laboratorio permanente di tutela e conoscenza, fondato su una collaborazione ormai matura tra pubblico e privato, che restituisce senso e futuro al patrimonio culturale.
Agostino de Fondulis, «Compianto sul Cristo morto», secondo decennio, prima metà del XVI secolo dopo il restauro (particolare)
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