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Lara Maria Ferrari
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I coreani dall’età scolare a quella adulta hanno un trucco per non mostrare segni di eccessiva stanchezza sul viso e prepararsi al nuovo giorno che spunta, sia esso di sole o cielo velato. Non escono mai di casa senza avere applicato la crema protettiva. Non a caso è il Paese che ha fatto della skincare una filosofia di vita e nel periodo del nostro soggiorno anche noi cerchiamo di trarne il massimo profitto.
Protetti e vaporizzati, ci rechiamo a Gwangalli, un luogo speciale con un’anima tutta sua. Non una semplice spiaggia, ma un punto di incontro tra l’orizzonte dominato dal profilo scintillante del Gwangandaegyo, detto anche Diamond Bridge, ponte (di diamante) sospeso che connette Haeundae al distretto di Suyeong, e l’anima di un popolo abituato a vivere intensamente il mare. Un colpo di fulmine, in cui si riconosce all’istante come la bellezza del paesaggio si fonda con la vitalità quotidiana, accogliendo una miscela eclettica di persone: qui si ritrovano i runner all’alba, i surfisti in cerca dell’onda e le famiglie che si godono una giornata tranquilla, fianco a fianco con i giovani che animano il lungomare.
Per noi è un’oasi che pulsa al ritmo della città, il miglior prologo possibile a due visioni coreane (si chiama proprio così questa sezione, «Vision of Korea») che ci hanno colpito e vogliamo donarvi, in una manciata di note. «Maze» di Shin Sun trova il trait d’union nella messa in scena di due storie di lutti famigliari in una scelta formale che non privilegia il Noir, come si sarebbe indotti a pensare, ma una modalità estetica apparentemente dimessa, di attraversamento del dolore che scivola addosso alla pelle degli spettatori come un velo grigio, a tratti opprimente, a tratti dolce, leggero, come un anestetico. A tenere saldamente le redini della trama ci sono due personaggi carismatici al contrario, sullo sfondo di una Seul invernale, come il loro cuore.
L’altro film è «The Observer’s Journal», di Lim Junghwan. Tensione e umorismo sono le cifre stilistiche di un autore che attraversando fantasie maldestre e situazioni dolorose confessa la gioia, il dubbio, l’eccitazione e la solitudine legati alla vita e alla creazione artistica, costruendo tre episodi per altrettanti protagonisti, legati dal divertimento come modalità di approccio alla vita.
Per finire, eccovi un’anticipazione. Una diva di casa, Suzy Bae, cantante e attrice e volto indimenticabile, nel sofisticato agrodolce «Seven O’Clock Breakfast Club for the Brokenhearted» di Lim Sun-ae, di cui vi racconteremo domani.

Scene da Gwangalli Beach. Foto di Lara Maria Ferrari

Scene da Gwangalli Beach. Foto Lara Maria Ferrari

Gwangalli Beach. Foto Lara Maria Ferrari

Suzy Bae, amatissima star coreana, nel film «Seven O’Clock Breakfast Club for the Brokenhearted» di Lim Sun-ae

Un fotogramma di «Maze» di Shin Sun
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