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Maurita Cardone
Leggi i suoi articoliSe siete a New York per l’estate, regalatevi una pausa dal cemento urbano con una gita fuori città ricca di arte. A nord-ovest di Manhattan, sulle rive del fiume Hudson, c’è lo sculpture park più grande del Paese che per questa stagione ha aperto al pubblico in versione rinnovata. Lo Storm King Art Center ha appena concluso un progetto di riqualificazione, il primo nei suoi 65 anni di storia, che ripensa l'esperienza dei visitatori e allo stesso tempo rafforza il legame tra territorio, arte e comunità. Sotto la guida della neonominata direttrice esecutiva Nora Lawrence, il progetto firmato da un team internazionale che include Heneghan Peng Architects di Dublino (lo studio che ha progettato il nuovissimo e grandioso Grand Egyptian Museum di Giza, WXY Architecture + Urban Design (New York) e i paesaggisti Reed Hilderbrand e Gustafson Porter+Bowman, pone al centro sostenibilità, accessibilità e resilienza ecologica.
Due nuovi padiglioni accolgono il pubblico all’ingresso con servizio informazioni e biglietteria. Le nuove infrastrutture privilegiano opzioni di trasporto sostenibile, con strutture dedicate per autobus, navette, car sharing e veicoli elettrici. Per chi arriva in treno da New York, la stazione più vicina è Beacon da dove sarà necessario prendere un taxi. Una volta entrati nel parco, tra le opere da esplorare ci sono diverse novità. Due recenti acquisizioni sono entrate a far parte della collezione permanente di Storm King nel 2025: «Relatum-Horizontal and Vertical» (2019) del minimalista coreano Lee Ufan e «Bea Blue» (2024) di Arlene Shechet.
Con «Relatum-Horizontal and Vertical» (2019), il minimalista coreano Lee Ufan prosegue la sua indagine su spazio, percezione e presenza materiale, invitando gli spettatori a incontrare la scultura non come oggetto in sé, ma come momento di relazione tra corpo, forma e vuoto. «Bea Blue» di Arlene Shechet, esposta per la prima volta nella sua mostra personale del 2024 «Girl Group», torna nello Storm King come elemento permanente. Nota per le sue forme vivaci e sensuali e per l'uso pittorico del colore, l'opera di Shechet offre un contrappunto gioioso e tattile alla vastità del paesaggio. Inoltre, una nuova serie di installazioni site-specific temporanee di Kevin Beasley, Sonia Gomes e Dionne Lee reinventa il rapporto tra terra, scultura e tempo.
Il Tippet’s Field, una distesa recentemente restituita alla natura dove un tempo dominava l'asfalto del vecchio parcheggio, ospita ora l'opera monumentale di Kevin Beasley, un'installazione in resina che si estende nel paesaggio per 30 metri. Incastonati nella resina, abiti, tessuti, materiali organici e manufatti compongono una narrazione strutturata e stratificata che onora la memoria, il lavoro e la terra. Il bordo superiore dell'opera traccia una linea netta, simile a un orizzonte, un confine meditativo tra cielo e terra.
Nella vicina Museum Hill, l'artista afro-brasiliana Sonia Gomes presenta la sua prima installazione all'aperto: un'elegante e suggestiva esposizione di sculture tessili sospese ai rami di un albero. Gomes unisce materiali di recupero, tessuti e forme organiche in opere che pulsano di colore e ritmo. Le sue sculture intrecciano tradizioni afro-brasiliane con storie personali, trasformando materiali quotidiani in strutture poetiche.
In concomitanza con questa opera all'aperto, le gallerie del museo di Storm King ospitano una mostra che abbraccia l'intera carriera di Gomes, mostrandone l'evoluzione attraverso tessuto, filo metallico, legno e filo.
Dionne Lee arriva a Storm King con il suo primo progetto all'aperto, in cui gioca con la definizione di scultura e fotografia. Ispirata dai fossili vegetali che l’artista considera come le prime «fotografie di paesaggio», l'installazione è composta da pietre rivestite con cianotipo, esposte per ore alla luce naturale. Le rocce cambiano tonalità dal grigio al ricco blu di Prussia, indicando il lento scorrere del tempo e della luce attraverso il paesaggio. Lee aggiunge poi segni gestuali e pittorici, rendendo ogni pietra una registrazione sia delle condizioni ambientali che della risposta intuitiva dell’artista.
Queste installazioni giungono in un momento di profondo cambiamento istituzionale in cui Storm King rafforza il proprio impegno verso la sostenibilità ambientale, ma anche artistica, offrendo visibilità e sostegno a lungo termine ad artisti che con il proprio lavoro costruiscono un discorso ecologico. Che sia la vostra prima volta in questo santuario d'arte all'aperto o che siate visitatori abituali, perdetevi tra prati, boschi, colline e sculture che non si limitano a risiedere nel territorio ma ne sono parte e con esso cambiano e crescono.

Kevin Beasley, «PROSCENIUM| Rebirth / Growth: The Watch / Harvest / Dormancy: On Reflection», 2024–25: veduta dell’installazione nello Storm King Art Center a Mountainville, NY. Courtesy l’artista, Casey Kaplan, New York, e Regen Projects, Los Angeles. Photo Jeffrey Jenkins

Sonia Gomes, «Ó Abre Alas», 2025: una veduta dell’installazione nello Storm King Art Center a Mountainville, NY. Courtesy l’artista, Mendes Wood DM e Pace Gallery. Photo Jacob Vitale, courtesy Storm King Art Center
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