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Veduta di un tratto del Canale Erie di cui quest’anno ricorrono i 200 anni della costruzione

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Veduta di un tratto del Canale Erie di cui quest’anno ricorrono i 200 anni della costruzione

584 km di acqua tra Manhattan e i Grandi Laghi

Acclamato come «l’ottava meraviglia del mondo», il Canale Erie duecento anni fa rivoluzionava l’economia americana con chiuse, acquedotti, magazzini, mulini e alzaie, i cui resti oggi costituiscono una pagina importante di archeologia industriale

Maurita Cardone

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Il 26 ottobre 1825 colpi di cannone risuonarono tra Buffalo e il fiume Hudson, nello Stato di New York. Annunciavano l’apertura di un corso d’acqua lungo 584 chilometri, creato dall’uomo per collegare il fiume che sfocia nella baia davanti a Manhattan ai Grandi Laghi e alle città industriali del Nord. Acclamato come «l’ottava meraviglia del mondo», il Canale Erie trasformò la giovane Nazione americana, creando un corridoio economico che collegava l’entroterra del Paese alle vie commerciali internazionali e facendo di New York il più grande porto commerciale nel Nuovo Mondo e la nuova potenza economica di una Nazione che anche sull’economia costruiva la sua unità. 

Duecento anni dopo, quel che resta è un paesaggio di archeologia industriale che racconta una pagina importante della storia americana. Lungo le sue rive si trovano i resti di chiuse, acquedotti, magazzini, mulini, alzaie e officine meccaniche: tracce fisiche che illuminano l’evoluzione dell’industria, della tecnologia e del lavoro nella società americana. Con il bicentenario, queste vestigia ci invitano a considerare il Canale Erie non semplicemente come un’infrastruttura, ma come un paesaggio stratificato da due secoli di cambiamenti.

Per celebrare l’anniversario del canale, che cadde in disuso nella seconda metà dell’Ottocento a seguito della costruzione della ferrovia, New York ha lanciato un anno di celebrazioni, culminate in ottobre, con eventi, visite guidate e aperture straordinarie, come la nuova esperienza immersiva «Waterway of Change» a Buffalo. Fulcro delle celebrazioni, con mostre su ingegneria, lavoro e vita quotidiana, è l’Erie Canal Museum di Syracuse, ospitato nell’edificio della storica pesa pubblica. Ma lungo tutto il corso del canale sono tanti i luoghi e le occasioni per scoprire la storia di questa visionaria opera ingegneristica.

Tra i luoghi più emblematici, l’acquedotto di Schoharie Creek, i cui piloni emergono scenograficamente dal fiume, o la Flight of Five a Lockport, una serie di chiuse storiche. A Port Byron, invece, l’Erie Canal Heritage Park permette di vedere da vicino una chiusa in pietra del XIX secolo e una taverna originale dell’epoca dei battellieri. Qui è possibile ripercorrere l’evoluzione del canale nelle sue varie fasi. 

«Il canale è uno dei grandi tesori nascosti d’America, commenta l’archeologo Art Cohen, che da decenni percorre e indaga il sistema. Ci sono resti archeologici straordinari, accessibili, studiabili. È un museo a cielo aperto, lungo centinaia di chilometri». Evento simbolo del bicentenario è il viaggio rievocativo del Seneca Chief, replica della prima barca a solcare il canale da Buffalo a New York con a bordo l’allora governatore, con soste in 28 comunità lungo il percorso.

Ma se quella imbarcazione è stata costruita per rievocare la memoria del passato, altre barche ottocentesche giacciono ancora sul fondo del Lago Seneca, uno dei laghi collegati al canale principale. Tra il 2018 e il 2022, grazie a un’indagine sonar, Art Cohen ne ha individuate 44, perfettamente conservate, presumibilmente naufragate durante le violente tempeste tanto comuni sul lago. «È la collezione più straordinaria che abbia mai visto. Le imbarcazioni sono praticamente integre, congelate nel tempo sul fondale del Lago Seneca», commenta Cohen. Con l’eccezione di alcuni esemplari che sono stati attaccati da un mitilo molto invasivo, i relitti sono quasi intatti. In alcuni casi il carico è ancora a bordo.

Abitualmente su queste acque si trasportavano materiale da costruzione, legname, carbone. «Abbiamo trovato persino un battello passeggeri che funzionava come un autobus d’acqua, racconta l’archeologo. Ha una conformazione molto diversa e molto più complessa, con una grande cucina per nutrire decine di passeggeri e cabine per gli uomini e per le donne». Immerse in acque troppo profonde per essere recuperate senza il rischio di comprometterne l’integrità, le imbarcazioni sono conservate in situ. «Trovare i relitti è stato solo l’inizio, spiega Cohen. La vera sfida è gestirli per le generazioni future: conservarli, studiarli e raccontarli senza metterli a rischio. E in questo momento l’acqua dolce e fredda del lago è l’ambiente migliore. Ma attraverso mostre, pubblicazioni e documentari sono comunque accessibili al pubblico».

Le immagini scattate dalle macchine fotografiche in profondità hanno fornito ai ricercatori informazioni di straordinario valore. «Vediamo per esempio dove si trovavano le stalle e le mangiatoie per i cavalli e i muli che trainavano le imbarcazioni e che venivano sostituiti ogni quattro ore circa: è interessante notare come i nostri antenati intelligentemente rispondessero alle necessità infrastrutturali di un sistema alimentato dagli animali da traino e dalle barche». Intanto, per offrire ai visitatori un assaggio della vita che si svolgeva sul canale nell’Ottocento, è stata creata una ricostruzione di una barca, trovata in un altro lago collegato al Canale Erie, ma molto simile a quelle identificate nel Lago Seneca: la Lois McClure è una ricostruzione filologica, progettata come un vero clone di uno dei battelli passeggeri che trasportarono i viaggiatori dell’800 attraverso il Paese.

Se il Canale Erie fu un’opera di ingegneria visionaria, oggi il suo valore risiede nella stratificazione di memoria e archeologia. Camminare sulle alzaie trasformate in piste ciclabili, osservare gli acquedotti che ancora spuntano tra i boschi, visitare le tante fabbriche abbandonate lungo i suoi argini significa ripercorrere la storia tecnologica e sociale di un momento di profondo cambiamento per la Nazione americana. Lungo il corso del canale oggi esiste un sistema di parchi, musei e centri di ricerca che offrono decine di possibilità per approfondire la storia di questi luoghi, pietra per pietra, chiusa per chiusa, città per città.

Maurita Cardone, 09 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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