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Le scene con gli animali che compiono azioni umane sul Pornopapiro di Torino. Elaborazione grafica di Francesco Tiradritti dalla copia di Mario Tosi pubblicata in J. Omlin, Der Papyrus 55001 und seine satirisch-erotischen Zeichnungen und Inschriften, Torino 1973, tav. XIII

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Le scene con gli animali che compiono azioni umane sul Pornopapiro di Torino. Elaborazione grafica di Francesco Tiradritti dalla copia di Mario Tosi pubblicata in J. Omlin, Der Papyrus 55001 und seine satirisch-erotischen Zeichnungen und Inschriften, Torino 1973, tav. XIII

50 sfumature di lapislazzuli | 6.10

Amore e desiderio nell'antico Egitto. Il trio degli animali caotici, i musicanti di Brema e la Cantina Band

Francesco Tiradritti

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Altro argomento a lungo dibattuto da coloro che si sono occupati del Pornopapiro di Torino è l’interazione tra le scene a sfondo sessuale e quelle in cui una serie di animali è ritratta in atteggiamenti umani. Le spiegazioni invocate sono molteplici e il carattere ironico attribuito alle seconde è spesso servito come chiave di lettura dell’intero documento. L’estrema frammentarietà rende assai difficile la lettura della parte iniziale della figurazione con gli animali che è divisa in due registri. In quello superiore, di altezza minore, vi è raffigurato un gatto con un bastone nella zampa destra e l’estremità di una corda, alla quale sono attaccati tre animali, nella sinistra. Il gruppo si dirige verso un portale alla costruzione del quale è affaccendato un secondo felino.

Vi sono poi altri due gatti che fabbricano vasellame. Il registro diventa più alto. L’aumento delle proporzioni delle figure potrebbe indicare una loro maggiore vicinanza all’osservatore. Il movimento iniziato dal primo gatto verrebbe così proseguito dall’orice con il bastone nella zampa destra e l’estremità di una corda nella sinistra. Tutti gli animali si troverebbero perciò inseriti in un’unica sfilata in avvicinamento. A essere legati sarebbero stavolta un leone e forse un asino che si dirigono verso un orice che sta tagliando la testa a un altro animale, inginocchiato e con le zampe legate. Vi sono poi un bovino e un equino. Quest’ultimo indossa l’ampia gonna plissettata tipica dell’epoca ramesside e ha davanti un cumulo di membra di animali oltre si trova un cavallo, che indossa anch’esso una gonna plissettata e stringe in mano un bastone. È sicuramente da identificare con il personaggio più importante della figurazione, meta finale di tutta il corteo.

La scena sintetizza due diverse figurazioni: la sfilata di prigionieri e il sacrifico di fronte al defunto. La convergenza dei motivi iconografici è possibile grazie al fatto che i personaggi sono animali e il rito della macellazione si trasforma perciò nell’esecuzione di alcuni prigionieri. Un ampio spazio divide questa scena dalla successiva al centro della quale si trova un trio di suonatori composto da un asino con l’arpa, un leone con la cetra e un coccodrillo con il liuto. Gli animali del gruppo musicale sono accomunati da valenze caotiche poiché il loro comportamento, per ferocia o imprevedibilità, ne rende difficile controllo.

A sinistra del trio si trova una scimmia che stringe tra le labbra un duplice tubo per succhiare una bevanda (sicuramente birra) dai vasi posti sopra la sua testa. Secondo alcuni studi, questo modo di bere corrispondeva a un’usanza importata dalla Mesopotamia. A un influsso derivante da quest’area geografica è stata anche attribuita l’origine delle figurazioni egizie con animali antropomorfi.

Una delle prove portate a sostegno è la decorazione della cassa di cetra (Philadelphia, Penn Museum, B 17694A) ritrovata nel corso degli scavi delle tombe reali di Ur e databile alla metà del III millennio a.C. È in effetti straordinaria la similitudine delle immagini riprodotte sul celeberrimo reperto con quelle del Pornopapiro: il cane che tiene tra le zampe un tavolino su cui poggiano le teste tagliate di altri animali, o il duo musicale di asini,  uno con l’arpa e l’altro col sistro che accompagnano la danza di un orso. Trarre conclusioni dalla comparazione di due reperti distanti più di un millennio di storia risulta difficile e supporre una priorità cronologica della Mesopotamia significa dimenticare che tali animali antropomorfi erano già attestati in quanto incarnazione del divino in Egitto già agli albori della storia.

All’inizio del registro inferiore si intravedono almeno tre animali, uno dei quali indossa una gonna plissettata. Più oltre è si trova un gatto intento a costruire un cocchio. Dopo un’ampia lacuna vi sono due fiere che combattono tra loro. Segue poi l’assedio di una città. Un topo su un cocchio trainato da cani scocca una freccia mentre fanti e arcieri della sua stessa specie attaccano le mura fortificate difese da gatti. Vi è poi una figurazione in cui un uccello utilizza una scala per salire su un albero dove si trova già un maiale che raccoglie frutti. Le ultime scene conservatesi nel registro inferiore sono riconducibili all’allevamento delle oche. Un gatto è steso per terra e ingozza un volatile stringendolo saldamente per il collo; sopra la sua testa un secondo felino gli porge il pastone da un vaso. Verso di loro si dirige un terzo gatto che conduce al pascolo un gruppo di oche dietro le quali se intravede un quarto felino che ghermisce un uccello.

Un secondo esempio di questo genere di figurazione su papiro si trova oggi al British Museum di Londra (EA 10016) su un documento considerato contemporaneo al Pornopapiro. Su sette frammenti di varie dimensioni sono riprodotti alcuni animali intenti in azioni umane, alcune delle quali sono chiaramente ispirate alla decorazione delle cappelle funerarie del Nuovo Regno. Famosa è la scena in cui un leone e una gazzella giocano alla senet ai due lati di un basso tavolino. Praticamente identica a quella sul Pornopapiro di Torino è invece l’immagine del gatto che conduce al pascolo una “mandria” di oche.

Proprio prima di interrompersi, il documento londinese mostra un leone ai piedi di un letto sul quale è disteso un erbivoro, forse una gazzella. Il probabile intervento di una mano censoria ha asportato la parte frontale della figura del felino, senza tuttavia riuscire a nascondere cosa stiano combinando i due animali. L’amplesso tra i due è infatti ben distinguibile grazie alla visione in sezione, sovente utilizzata dall’arte egizia per mostrare quello che in realtà è invisibile al fine di rendere inequivocabile l’immagine. Sulla base del confronto con il Pornopapiro è lecito supporre che anche il documento londinese proseguisse con altre immagini a sfondo sessuale, probabilmente asportate dalla stessa mano censoria che le riteneva anch’esse indegne di tramandarle ai posteri.

Animali antropomorfi sono un motivo narrativo che ricorre in ogni angolo della terra e accompagna l’umanità sin dalla più remota antichità. Anche la musica gioca sempre un ruolo importante in questa trasposizione. Suonare uno strumento così come fa il trio degli animali caotici sul Pornopapiro è l’aspirazione cui tendono l’asino, il cane il gatto e il gallo ne “I musicanti di Brema” dei fratelli Grimm. Nei primi cartoni animati di Walt Disney, Topolino e compagni sono sempre coinvolti in avventure dove la musica è preponderante. La Cantina Band dei Bith su Tatooine e gli altri musicisti che compaiono nella saga di Star Wars tendono sempre ad avere sembianze zoomorfe.

Le ragioni per cui si ricorre all’umanizzazione degli animali possono essere molteplici e spaziano dal desiderio di attribuire concretezza a potenze sovrannaturali (il divino si manifesta molto spesso in forma ferina) al puro e semplice intrattenimento. Far camminare un quadrupede come un bipede è già motivo che suscita ilarità, porre un crostaceo, originario di Mon Calamari e con un difetto di pronuncia, al comando di una flotta interstellare di ribelli alleggerisce la tensione in un momento altrimenti estremamente drammatico del racconto.

Per il papiro di Torino (e forse anche per quello londinese) tutto lascerebbe pensare cha la motivazione fosse diversa. Nella ricostruzione dell’egittologo Seyffarth le scene con gli animali occupano la parte destra del rotolo. La loro maggiore frammentarietà induce però a ipotizzare che, quando il papiro era chiuso, dovessero trovarsi nella parte più esterna, ovverosia a sinistra. Il particolare è importante perché il posizionamento delle due porzioni figurative può così essere spiegato invocando un particolare aspetto dell’erotismo maschile che prevede il raggiungimento dell’eccitazione attraverso la contemplazione di immagini erotiche. Tale stato fisico, esibito con orgoglio nel momento dell’amplesso è cagione di vergogna in altre occasioni del vivere quotidiano. Manifestare la propria indulgenza verso certe visioni in pubblico induce perciò a una certa ritrosia e a nascondersi nel timore di essere scoperti.

Malgrado la copiosa produzione, le immagini a sfondo erotico sono perciò sempre state stigmatizzate attraverso la riprovazione o la presa in giro. Sono ormai stereotipi della cultura contemporanea gli adolescenti degli anni Cinquanta che leggevano National Geographic per ammirare i seni nudi delle donne africane o gli impiegati degli anni Novanta che nascondevano i siti erotici con salvaschermi con gattini. Citati in film, fumetti o libri, queste vere e proprie macchiette non mancano mai di suscitare un sorriso.

Negli anni in cui i rotocalchi pornografici occupavano un cospicuo ma defilato settore nelle edicole era pratica diffusa acquistarle insieme a un giornale. La rivista veniva inserita nel quotidiano in modo da riguadagnare un luogo discreto dove leggerla in beata solitudine. Lo strattagemma equivaleva a nascondere l’illecito con il lecito ed è probabilmente anche questo il fine che si prefiggeva l’autore del Pornopapiro di Torino anteponendo le scene con le bestie umanizzate a quelle a tema pornografico.

Sul papiro di Torino e forse su quello di Londra le scene con animali antropomorfi preludono a temi di carattere sessuale e tutto lascerebbe presupporre che si tratti delle più antiche testimonianze di occultamento di immagini erotiche della storia: un tempo gli uomini nascondevano le figure porno arrotolando un sottile foglio di papiro, oggi lo fanno chiudendo una finestra del browser con un leggero click del mouse.

CINQUANTA SFUMATURE DI LAPISLAZZULI
Amore e desiderio nell'antico Egitto

1. Parole antiche per aneliti senza tempo
2. Egyptian gods do it better!
3. L'amore cosmico
4.1 L'antica bellezza
4.2 L'antica bellezza
5. il tempo delle tilapie in fiore
6.1 Un documento scottante: il Pornopapiro di Torino
6.2 Un intrattenimento musicale particolare
6.3. Il Pornopapiro e la storia di due fratelli
6.4. Piaceri voyeuristici e fumigazioni terapeutiche
6.5. Eterno femmineo e virilità effimera
6.6. L'omo e la panterona
6.7. Donne e «motori», binomio senza tempo
6.8. Parabola di un amante superdotato
6.9. C'era una volta in Egitto
6.10 Il trio degli animali caotici, i musicanti di Brema e la Cantina Band

Le scene con gli animali che compiono azioni umane sul Pornopapiro di Torino. Elaborazione grafica di Francesco Tiradritti dalla copia di Mario Tosi pubblicata in J. Omlin, Der Papyrus 55001 und seine satirisch-erotischen Zeichnungen und Inschriften, Torino 1973, tav. XIII

Placca decorativa della cassa armonica di una lira. Dalle tombe reali di Ur, metà del XXV secolo a.C. (Philadelphia, Penn Museum, B 17694A). Dal sito internet del museo

Papiro con immagini di animali antropomorfi. Da Deir el-Medina, XIII-XII secolo a.C. (Londra, British Museum, EA 10016). Dal sito internet del museo; © The Trustees of the British Museum

Particolare del Papiro British Museum, EA 10016 con immagini di animali antropomorfi. Da Deir el-Medina, XIII-XII secolo a.C. (Londra,) Da Russmann Edna, R. 2001. Eternal Egypt: Masterworks of Ancient Art from the British Museum. Berkeley/Los Angeles: University of California Press, p. 169

Francesco Tiradritti, 16 aprile 2021 | © Riproduzione riservata

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