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Imprenditrici ad arte

La nuova rubrica di approfondimento celebra la figura dell’imprenditrice in ambito artistico e nasce in dialogo con il Premio Diana Bracco - Imprenditrici ad arte promosso in occasione di Artissima 2023

Michela Moro

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«Imprenditrici ad Arte» è una rubrica di approfondimento che celebra la figura dell’imprenditrice in ambito artistico e nasce in dialogo con il Premio Diana Bracco – Imprenditrici ad arte che la Fondazione Bracco in collaborazione con la Fondazione Roberto de Silva e Diana Bracco di Milano promuovono in occasione della trentesima edizione di Artissima. Il Premio valorizza la figura della gallerista e le storie imprenditoriali che stanno dietro alla capacità di coniugare la crescita commerciale nel mercato dell’arte con una forte elaborazione culturale declinata nella promozione e nel sostegno ai giovani artisti. La rubrica, nata in collaborazione con «Il Giornale dell’Arte», racconterà, grazie all’alternarsi di 5 voci femminili, storie di vita e di carriera, di passione e di ricerca e sarà l’occasione per conoscere la giuria d’eccezione del Premio, composta da Isabella Bortolozzi, fondatrice della Galerie Isabella Bortolozzi di Berlino, Eva Elisa Fabbris, direttrice del Museo Madre di Napoli e due figure di spicco nel panorama del collezionismo internazionale quali Valeria Napoleone e Mia Rigo Saitta, la sua promotrice e sostenitrice Diana Bracco, oltre alla stessa gallerista che sarà selezionata.


Tutti i galleristi hanno iniziato la loro storia professionale spinti dalla passione per l’arte, declinata poi da ognuno secondo le proprie preferenze, ma i tempi gloriosi e anche avventurosi di Ileana Sonnabend, solo per citare una celeberrima pioniera, sono ormai lontani. Lavorare nel mondo dell’arte oggi significa occuparsi sì dei contenuti, ma soprattutto tenere conto degli aspetti economici dei progetti, sia essi a lungo o breve termine, per farli funzionare a dovere.

Le gallerie, ad esempio, da anni hanno sentito la necessità di espandersi in altre città e in altri Paesi. Non solo i pesi massimi come Gagosian hanno dimostrato la propria capacità imprenditoriale e immobiliare, anche le realtà contenute hanno ormai più sedi, diventando così internazionali. Inoltre, iniziative come quelle avviate dalla Fondazione Nicola Trussardi, nata nel 1996, capitanata da Beatrice Trussardi e dalla Fondazione In Between Art Film, nata nel 2019 su iniziativa di Beatrice Bulgari, si sostengono grazie alle capacità delle due Beatrici di coniugare progetti e linguaggi in nome della cultura.

Se un tempo aprire una galleria poteva essere un gesto istintivo, oggi tutto dev’essere ben pianificato perché possa durare nel tempo. Occorrono competenze precise che non sono solo quelle che riguardano la storia dell’arte, ma sono soprattutto economiche. Essere imprenditori nell’arte vuol dire conoscere profondamente il mondo del collezionismo, tenere conto dei gusti e anche dei capricci dei collezionisti, contraltare competente, ma a volte da rincorrere o semplicemente scovare, per poi far sì che le opere degli artisti trovino un’esposizione adeguata, senza menzionare i rapporti con musei e istituzioni, il sostegno alle varie Biennali e il gran circuito, costosissimo, delle fiere.

Ogni galleria ha la propria storia di successi e difficoltà, siano internazionali come la berlinese ChertLüdde, fondata nel 2008, in cui i tre soci Jennifer Chert, Florian Lüdde e Clarissa Tempestini offrono una programmazione di artisti internazionali contemporanei, uno spazio di progetti paralleli, un archivio di artisti e una libreria di pubblicazioni e cataloghi di artisti curati, declinando i propri spazi in Gallery One, Gallery Two, Bungalow e Porcino. Tra le realtà nate locali e diventate internazionali c’è ad esempio Rodeo, aperta nel 2007 a Istanbul da Sylvia Kouvali, dal 2014 con un secondo spazio a Londra, per poi, nel 2018, inaugurare una nuova galleria al Pireo, in Grecia, offrendo agli artisti la possibilità di considerare contemporaneamente due geografie molto diverse e produrre mostre entrambe le sedi, a Londra e al Pireo.

L’italiana Monitor Roma fondata da Paola Capata nel 2003, quest’anno ha inaugurato la sua nuova sede nel quartiere San Lorenzo. Fin dall’inizio ha proposto un approccio sperimentale alle mostre; durante i primi anni di attività ha lavorato con artisti emergenti internazionali, esplorando diverse pratiche dalla scultura all’installazione, con una grande attenzione al video. Dal 2010 la galleria guarda anche alla pittura, sostenendo un eterogeneo e transgenerazionale gruppo di pittori. Dopo un pop-up a New York tra il 2014 e il 2015, Monitor Studio, nel 2017 è stata aperta la sede permanente di Lisbona, ora nel quartiere di Campo de Ourique. Nel 2019 la galleria ha inaugurato la terza sede, guardando a luoghi decentrati come il borgo abruzzese di Pereto (Aq).

Tra i pesi massimi e i giovani ci sono le storiche gallerie come Monica De Cardenas, che ha appena festeggiato trenta solidi anni della sua galleria, a Milano e Zuoz, in Engadina. La sua storia ben riassume un percorso comune a molte gallerie di nome: «In realtà tutti pensano che aprire una galleria sia facile, ma non lo è affatto, e non lo era nemmeno quando ho iniziato. Non esistevano le mega gallerie di oggi, nel 1993 ero mossa da una grande passione, non pensavo di diventare né ricca né famosa; per risparmiare sull’affitto ho aperto in casa mia, senza assistenti, dopo aver studiato storia dell’arte a Zurigo e lavorato in gallerie come Lia Rumma».

Il lavoro è cambiato enormemente, oggi una mail raggiunge quattro continenti, allora il mondo dell’arte era più piccolo e c’erano meno concorrenza, meno gallerie e meno artisti, oggi c’è un’esplosione globale che obbliga però a costi molto più elevati per mantenere il giusto standard. La scelta di Zuoz, incantevole villaggio non lontano da Sankt Moritz, è legata sia al fatto che l’Engadina è sempre stato uno dei luoghi del cuore della De Cardenas, con la passione per le vecchie case engadinesi, risalenti a secoli fa. Questo, oltre ai collezionisti che in Svizzera le domandavano delle mostre milanesi, ha spinto la gallerista a espandersi in un antico spazio riprogettato da Hans-Jörg Ruch, celebre architetto specializzato in edifici d’epoca. «Certo è stato un grosso sforzo economico, ma ne è valsa la pena. In Italia le regole sono per noi molto più complicate che in Svizzera, qui favoriscono il mercato dell’arte, questo aiuta. Per esporre bene l’arte inoltre devi anche avere un luogo all’altezza e qui le dinamiche diventano di investimento immobiliare focalizzato».

Dal punto di vista dell’imprenditrice le cose sono cambiate, ma non di molto. «Permane ancora oggi una predominanza maschile, ma quando ho aperto era peggio. Mi sento sicuramente un’imprenditrice, una galleria è una piccola impresa, quando cominciano a essere due o tre ancora di più. Ho aperto a Zuoz nel 2007, facendo prima un lungo lavoro di costruzione della galleria principale a Milano, da imprenditrice con un obiettivo; se però una galleria fosse solo un luogo commerciale ci sarebbero altre professioni più redditizie. È molto impegnativo, bisogna costruirsi un parterre di ottimi artisti, un mercato, delle conoscenze, uno lo fa se ama molto l’arte».

Proprio per sostenere il non facile lavoro delle galleriste, che con la loro passione proseguono in un percorso spesso denso di ostacoli, Diana Bracco, generosa imprenditrice, presidente e amministratore delegato del Gruppo Bracco, che ben conosce le tematiche legate all’imprenditoria femminile e in continuità con l’impegno di Fondazione Bracco per la valorizzazione delle competenze e del merito delle donne, ha dato il via attraverso la Fondazione Bracco, in collaborazione con la Fondazione Roberto de Silva e Diana Bracco, a un nuovo premio che verrà assegnato durante Artissima.

Il Premio Diana Bracco – Imprenditrici ad arte identificherà la gallerista donna emergente, italiana o straniera, la cui galleria abbia almeno una sede in Italia e la cui storia imprenditoriale manifesti una significativa attenzione volta alla ricerca e alla qualità artistica. Il Premio evidenzia la capacità della gallerista di coniugare la crescita commerciale nel mercato dell’arte con una forte elaborazione culturale declinata nella promozione e nel sostegno dei giovani artisti. La vincitrice riceverà un premio in denaro pari a 10mila euro destinato a far crescere ulteriormente il proprio modello di imprenditorialità nel settore dell’arte contemporanea, divenendo così stimolo per le nuove generazioni di imprenditori galleristi italiani e internazionali.

La giuria del Premio Diana Bracco – Imprenditrici ad arte è composta da Isabella Bortolozzi, fondatrice, Galerie Isabella Bortolozzi, Berlino; Eva Elisa Fabbris, direttrice, Museo Madre, Napoli; Valeria Napoleone, collezionista, Londra; Mia Rigo Saitta, collezionista, Ginevra.

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Michela Moro, 04 ottobre 2023 | © Riproduzione riservata

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