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Cerruti diventa polo con Rivoli

Alessandro Martini

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Mentre nelle Prealpi bavaresi la donna più ricca di Germania (è Susanne Klatten, azionista di maggioranza della Bmw, con un patrimonio di più di 22 miliardi di dollari secondo «Forbes») apre la sua collezione al pubblico, gestita dalla Stiftung Nantesbuch, a Rivoli finalmente tutti potranno visitare le straordinarie opere raccolte in settant’anni dall’imprenditore Federico Cerruti (Genova, 1922-Torino, 2015).


Quando pubblicammo un lungo articolo in occasione della morte, avvenuta a 93 anni il 15 luglio 2015 (cfr. «Vernissage», set. ’15, pp. 4-7), pochissimi conoscevano l’ampiezza e la qualità della collezione radunata nella sua villa anni Sessanta alle porte di Torino: tutte opere di qualità elevatissima, senza alcuna eccezione o cedimento.


Imprenditore tipografico (fu lui a rilegare per decenni le guide telefoniche italiane con la sua Legatoria Industriale Torinese), schivo e per nulla mondano, ma con uno straordinario «occhio» da conoscitore, ha messo insieme opere eccezionali.


Il 7 luglio verrà annunciato l’accordo che attribuisce al vicino Castello di Rivoli la cura, lo studio, la valorizzazione e la gestione della collezione, concessa in «deposito a lungo termine» (in alto, il nuovo logo realizzato da Leftloft che «ribalta» quello storico del Castello, disegnato da Armando Testa nel 1984). Le opere rimarranno proprietà, vincolata e inalienabile, della Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte. L’apertura al pubblico è prevista a gennaio 2019, dopo i necessari lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza della sede.


Sono quasi trecento opere scultoree e pittoriche che spaziano dal Medioevo al contemporaneo, da Agnolo Gaddi e Gentile da Fabriano a Bacon e Warhol. «È una collezione eccezionale, dice Carolyn Christov-Bakargiev, direttrice del Castello di Rivoli che da più di un anno lavora alla definizione dell’accordo. Prima di tutto per la qualità e per la sua natura intrinseca: è ”europea”, anche se con selezionate presenze americane (Warhol e Man Ray) ed extraeuropee (i tappeti), e ”piemontese”, ai massimi livelli qualitativi (Piffetti, Pellizza da Volpedo, Medardo Rosso, Casorati, Paolini).


Un aspetto straordinario è l’attenzione prestata a ritratti e autoritratti: perfetti, sorta di ”io ideale” e di percorso lungo una via solitaria alla ricerca della perfezione, trovata nell’arte. La Collezione Cerruti è poi straordinaria per Rivoli, perché ci consente di ”collezionare un collezionista”, e così di riflettere su un tema centrale nel mondo attuale; e perché ci permette di essere i primi, nel panorama dei musei a noi vicini, a incorporare una collezione ”enciclopedica”, proprio quando i grandi musei enciclopedici, dal Metropolitan al MoMA, si focalizzano sul contemporaneo».


Nella camera da letto di Cerruti ci sono fondi oro e dipinti del primo Rinascimento, da Paolo Veneziano a Sassetta a Bergognone; nel salotto maestri come Dosso Dossi, Pontormo e Paris Bordone, accanto a Tiepolo e Pompeo Batoni. E, ancora, un nudo di Boldini e un disegno di Kandinskij del 1918 (la prima opera da lui acquistata, negli anni Cinquanta nel corso di un viaggio d’affari negli Stati Uniti) e poi Fra Galgario e Jusepe de Ribera, Boccioni, Severini e De Chirico, fino a Manzoni, Burri, De Dominicis e Giulio Paolini.


L'ultima opera acquistata, nel 2013, è un «Ritratto di donna» di Renoir. Accanto alla grande pittura, anche un doppio corpo di Piffetti, divani attribuiti a Juvarra e libri rari, come l’Atlas Maior del cartografo olandese Joan Blaeu, il più impegnativo progetto editoriale del Seicento, e una copia di À la recherche du temps perdu di Marcel Proust con rilegatura Art Déco di Pierre Legrain. Per la prossima primavera è annunciato a Rivoli un convegno internazionale che metterà a confronto Cerruti con grandi collezionisti della storia: da Frick a Barnes a Isabella Stewart Gardner.

Alessandro Martini, 05 luglio 2017 | © Riproduzione riservata

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