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In contemporanea con la personale di Enrico Baj (1924-2003) presentata a New York da Luxembourg&Dayan, Giò Marconi propone fino al 31 gennaio «Baj at Marconi’s. Plastics 1967-1969», una mostra che rievoca la personale allo Studio Marconi del 1969, dove per la prima volta si videro i suoi lavori realizzati con materiali plastici.
Baj non esitò ad appropriarsi di materiali inediti come il Pvc, il polietilene e il poliestere. Iniziò con i mattoncini del Lego, poi prese a creare, con plastiche diverse, personaggi e paesaggi e, da ultimo, coloratissime cravatte oversize, eredi delle medaglie dei suoi «Generali». Perché, spiegava, «la cravatta sostituisce le medaglie e le decorazioni civili e militari. È il miglior simbolo della cultura occidentale contemporanea».
Giò Marconi presenta ora numerosi lavori di quella stagione, ottenuti sovrapponendo più strati di fogli colorati di plastica, capaci di creare trasparenze e cangianze cromatiche: ritratti con dettagli floreali e bottoni e lavori ambiziosi come «Passeggiata al Central Park» o «Hay Tatta Eschige», ma soprattutto cravatte, realizzate con plastiche multicolori o chiassosi tessuti sintetici.
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