Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliA Modenantiquaria 2024 (10-18 febbraio) sono confermate le presenze, oltre 35mila in otto giornate di apertura, la qualità generale espositiva e le vendite di oggetti antichi e soprattutto dipinti di Alta epoca e anche del XX secolo tra cui una «Fanciulla» di Achille Funi (1890-1972) da Paolo Antonacci di Roma, un Benedetto Gennari (1633-1715) da Giusti Antichità (Formigine, Mo) oltre a Vittorio Matteo Corcos (1859-1933) e Antonio Ligabue da Phiadias Antiques (Re).
Positiva anche la diminuzione e razionalizzazione dei pezzi esposti anche se dietro le quinte qualcuno si è lamentato di stand sovrabbondanti e nomi non considerati all’altezza. Tuttavia, a osservarlo da Modenantiquaria, il mercato italiano sembra «tenere». «Non partecipavamo da tempo, spiega Costanza Costanzo della Galleria Carlo Orsi di Milano che divideva lo stand con Maurizio Nobile (Bologna, Milano, Parigi), ma quest’anno con l’esposizione soprattutto di arte emiliana abbiamo avviato varie trattative: molta attenzione ad esempio per “Il ritorno di Ulisse da Penelope” di Girolamo Marchesi da Cotignola (1480 ca-post 1531) in vendita a 140mila euro e “La città di Parma presentata alla Vergine” di Giorgio Gandini Del Grano (inizi XVI secolo-1538) quotato 450mila euro».
«Ho venduto un mobile importante, un secrétaire di fine ’700 di scuola Maggiolini, spiega Pietro Cantore, «anima» della manifestazione con il direttore di Modena Fiere Marco Momoli, Le vendite ci sono state, segno che l’opera antica continua a dimostrarsi un bene rifugio, un investimento sicuro. Passati di mano anche il “Ratto di Elena” di Francesco Vellani (1688-1768) e “Lot e le figlie” del Pesarese e avevo lavori dai 6mila euro per un bel disegno di Gandolfi fino ai 180mila euro».
Il dipinto star quest’anno è stato decisamente «Il solenne ingresso in Palazzo Ducale dell’Ambasciatore francese Jacques Vincent Languet» di Giovanni Antonio Canal, il Canaletto (1697-1768) alla DYS44 Lampronti Gallery di Londra, in vendita a 9,5 milioni di euro, appartenuto nel ’900 anche a Barbara Johnson: «Abbiamo avuto offerte, spiega Cesare Lampronti nello stand che esponeva anche Bernardo Bellotto, Correggio, Battistello Caracciolo, Mattia Preti, ma purtroppo oggi non c’è molto interesse nell’acquistare da parte dei musei italiani».
Se per Lampronti: «Modenantiquaria cresce e si è risollevata negli anni», la toscana Tornabuoni di Roberto Casamonti segnala, con Diletta Pianorsi: «Costi dei pannelli un po’ elevati e un’affluenza non ottimale durante la settimana anche per la presenza delle proteste dei trattori. Abbiamo comunque venduto opere tra i 50mila e i 70mila a nostri clienti stranieri: in particolare una “Allegoria” di bottega di Ciro Ferri (1633-89) e un “Concerto” attribuito a Gian Domenico Cerrini (1609-81)».
«Noi siamo soddisfatti, dichiarano Rosaria Fornaro, e Giuliano Gaggioli di Antichità all’Oratorio di Bologna, perché nei primi giorni, i più importanti per gli affari, abbiamo venduto a clienti importanti: chi aveva disponibilità economica l’ha ancora, il problema è che si è prosciugato il ceto medio. I nostri affari in particolare hanno riguardato smalti di Limoges del ’200 e ’500 e un battente in bronzo di fine XVI secolo anche se il nostro capolavoro era una raffinata “Madonna con il bambino”, realizzata in legno a fine ’400 da uno scultore ispano-fiammingo».
L’antiquariato italiano continua a essere al centro di un mercato «appesantito» dalla legislazione italiana che non si modifica: se n’è discusso sabato 17 all’incontro «Collezionismo e patrimonio. Passioni a confronto»: Alessandra di Castro, vice presidente della Associazione Antiquari d’Italia (AAI) ha ricordato come «in Italia noi operatori continuiamo a essere condizionati dalla politica. In gennaio arriverà la direttiva UE che ridurrà l’aliquota per le cessioni di oggetti d’arte, da collezione di antiquariato, la Francia l’ha portata già al 5,5% mentre noi abbiamo un’IVA all’importazione del 10%. Occorre adeguarsi». Conferma Tiziana Sassoli, «storica» presenza a Modenantiquaria: «In Italia non ci siamo allineati all’Europa nella libera circolazione e il rapporto con l’ufficio esportazioni delle Soprintendenze resta lungo e complesso. Bene comunque per le vendite, ho avuto interesse per una «Venere» del Guercino, con vaso di fiori ridipinto nel ’700, quotata 200mila euro e per quattro ovali di metà ’700 di Carlo Lodi (1701-65) e Nicolò Bertuzzi L’Anconitano (1715 ca.-1777) a 150mila euro».
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