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Uno degli affreschi della cappella di Sant’eldrado, nel complesso dell’Abbazia di Novalesa

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Uno degli affreschi della cappella di Sant’eldrado, nel complesso dell’Abbazia di Novalesa

Nell’abbazia di Novalesa è stata restaurata la Cappella di Sant’Eldrado

Il 25 settembre una giornata di studio fa il punto sui lavori, sulle tecniche impiegate e sulla conservazione preventiva degli affreschi romanici del celebre complesso in Val di Susa

Gaspare Melchiorri

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Domani 25 settembre alle ore 10, nella sede della Città metropolitana di Torino, in corso Inghilterra 7, si terrà una giornata di studio sul patrimonio decorativo dell’Abbazia dei Santi Pietro e Andrea di Novalesa, uno dei complessi religiosi più importanti della Valle di Susa.

L’incontro, dal titolo «Gli intonaci dipinti del complesso abbaziale di Novalesa. Dal restauro alla conservazione preventiva», vedrà riuniti istituzioni, tecnici e comunità monastica per raccontare i risultati raggiunti grazie al progetto «Prima-Prevenzione, ricerca, indagine, manutenzione, ascolto» per il patrimonio culturale, promosso dalla Fondazione Compagnia di San Paolo.

Il lavoro ha interessato in particolare la Cappella di Sant’Eldrado, dove al restauro sono stati affiancati interventi mirati sugli intonaci dipinti, indagini ambientali e termografiche e uno studio approfondito delle strutture murarie in relazione al contesto geomorfologico. Una strategia che permette di ridurre i rischi di degrado, preservando l’integrità artistica e architettonica del complesso e favorendo una gestione sostenibile nel tempo.

Attraverso il Bando Prima, la Città metropolitana, proprietaria dell’Abbazia, ha potuto attivare un percorso che supera la logica degli interventi emergenziali, introducendo piani triennali di manutenzione programmata e garantendo una cura costante di affreschi e murature.

La cappella di Sant’Eldrado venne costruita all’inizio dell’XI secolo, tranne il portico antistante di matrice seicentesca. Il sacello sorse sul sedime di una cappella più antica, dove subito dopo la morte del santo, tradizionalmente fissata all’anno 844, le sue spoglie mortali divennero oggetto di devozione. Domina l’interno la figura del Pantocratore nel catino absidale, assiso su un trono incastonato di gemme e inscritto in una mandorla affiancata dalle due figure angeliche di Michele e Gabriele. Ai piedi del Pantocratore, inseriti tra le finestrelle, vi sono San Nicola in paramenti episcopali, a sinistra, e Sant’Eldrado in saio scuro, a destra.

La navata della cappella, chiusa in controfacciata da un Giudizio Universale, è divisa in due campate, dedicate alle Storie della vita di Sant’Eldrado e a scene della vita di San Nicola di Bari. In particolare, sulla volta si riconoscono: il rifiuto di Nicola, nel giorno del venerdì, del latte materno; Nicola che porta a un ricco mercante, caduto in miseria, la somma necessaria per la dote delle figlie; l’elezione di Nicola a vescovo di Myra e la sua consacrazione episcopale. Sulle pareti, invece, si scorgono la scena in cui il santo salva tre fanciulli innocenti che stanno per essere colpiti dalla spada e, sul lato opposto, l’intervento miracoloso di Nicola che sventa un maleficio della dea Diana, il cui culto, insieme a quello di altri dei, era stato debellato dal presule.

Gaspare Melchiorri, 24 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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Nell’abbazia di Novalesa è stata restaurata la Cappella di Sant’Eldrado | Gaspare Melchiorri

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