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«Pigmalione» (1939) di Paul Delvaux, Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique. Foto d’art Speltdoorn & Fils, Bruxelles © Foundation Paul Delvaux, Sint-Idesbald - Sabam Belgium

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«Pigmalione» (1939) di Paul Delvaux, Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique. Foto d’art Speltdoorn & Fils, Bruxelles © Foundation Paul Delvaux, Sint-Idesbald - Sabam Belgium

In Belgio si celebrano i primi 100 anni del Surrealismo

Doppio appuntamento per l’anniversario: 150 opere per una lettura in chiave simbolista del movimento d’avanguardia, altre 260 per analizzare il versante prettamente belga

Luana De Micco

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Mentre a Parigi André Breton pubblicava il suo Manifesto del Surrealismo, segnando la nascita ufficiale del movimento artistico d’avanguardia nato sulle ceneri del Dadaismo, a Bruxelles un gruppo di artisti si riuniva intorno al poeta Paul Nougé (1895-1967), fondatore della rivista «Correspondance» e teorico del Surrealismo belga, un movimento dal genio inventivo proprio, spiritoso e insolente, grazie anche a pittori visionari come René Magritte e Paul Delvaux. Era il 1924.

Cento anni dopo, i musei della capitale belga propongono un programma allettante per celebrare questo anniversario. Nei Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique, dal 21 febbraio al 21 luglio, si tiene «Imagine! 100 anni di Surrealismo internazionale», la rassegna forse più importante, anche solo per il fatto che la mostra itinerante partirà da Bruxelles per un tour mondiale, che farà tappa prima al Centre Pompidou di Parigi (a settembre), poi alla Hamburger Kunsthalle di Amburgo, alla Fundación Mapfre di Madrid e, oltreoceano, al Philadelphia Museum of Art: anche se il nucleo di opere resterà fondamentalmente lo stesso, l’allestimento varierà a ogni tappa, attingendo dalle collezioni di ogni museo e con un approccio più locale.

La mostra di Bruxelles, organizzata in collaborazione con il museo parigino, propone in 150 opere una lettura in chiave simbolista del Surrealismo, le cui influenze hanno segnato l’evoluzione dell’arte fino agli anni Sessanta: «Questo nuovo approccio punta a identificare delle piste a sfondo tematico che possano rivelare al tempo stesso la continuità e le linee di frattura decisive tra i due movimenti artistici, Simbolismo e Surrealismo», ha spiegato la curatrice Francisca Vandepitte. Dopo un’introduzione su Breton e il suo Manifesto, il percorso si articola in dieci sezioni tematiche. Tra i temi affrontati: il Labirinto, la Notte, i Paesaggi mentali, il Sogno, le Chimere e le Metamorfosi. Sono esposte opere di Fernand Khnopff, Jean Delville, Léon Spilliaert, Giorgio de Chirico, Max Ernst, Joan Miró e Salvador Dalí, Pablo Picasso, Alberto Giacometti, Jackson Pollock, naturalmente René Magritte e Paul Delvaux e molti altri.

L’altra grande mostra, «Histoire de ne pas rire», si visita al Palais des Beaux-Arts-Bozar dal 21 febbraio al 16 giugno e si concentra prettamente sul Surrealismo belga. I versi del poeta Paul Nougé (il cui libro del 1956 dà il titolo alla mostra) sono il filo conduttore dell’ambizioso e ricco allestimento, che riunisce circa 260 opere, in arrivo anche dalla Tate Modern di Londra, dalla Alte Pinakothek di Monaco di Baviera e dalla Kunsthaus Zürich, e decine di documenti di archivio, fotografie, riviste, manifesti. Lungo il percorso, dipinti di Magritte, Marcel Mariën, E.L.T. Mesens, Leo Dohmen, Delvaux oltre che Ernst, Dalí e de Chirico. La mostra analizza il contesto storico-politico in cui il movimento si è affermato e i rapporti dei surrealisti belgi con gli artisti degli altri Paesi. Dà anche spazio alle esponenti donne del movimento, tra cui Rachel Baes e Jane Graverol. «Forse si dimentica che il Surrealismo, come movimento, supera la semplice immagine: se è durato così a lungo in Belgio, con tre generazioni di artisti, per circa 75 anni, è perché è un movimento di pensiero, politico e filosofico, e non solo artistico», ha spiegato lo storico dell’arte Xavier Canonne, curatore della mostra.

Sempre il Bozar propone anche una monografica dedicata a James Ensor (1860-1949), in occasione del 75mo anniversario della scomparsa dell’artista, figura di spicco del Simbolismo belga, al quale Ostenda, la sua città natale, e Anversa, dov’è conservata la collezione delle sue opere più grande al mondo, dedicano un ciclo di mostre nel corso di tutto il 2024 (alcune già iniziate). La mostra di Bruxelles, «James Ensor. Maestro», dal 29 febbraio al 23 giugno, con più di 100 lavori, che sembra fare da pendant a quella dei Musées Royaux, esplora la carriera eclettica del «pittore delle maschere», precursore del Modernismo, dalle prime opere di gioventù fino agli ultimi lavori grafici e alle composizioni musicali.

«Pigmalione» (1939) di Paul Delvaux, Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique. Foto d’art Speltdoorn & Fils, Bruxelles © Foundation Paul Delvaux, Sint-Idesbald - Sabam Belgium

Luana De Micco, 19 febbraio 2024 | © Riproduzione riservata

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