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Henri Matisse, «Henri Matisse mentre incide», 1900-03, Parigi, Institut national d’histoire de l’art

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Henri Matisse, «Henri Matisse mentre incide», 1900-03, Parigi, Institut national d’histoire de l’art

A Martigny un inedito dialogo tra antico e contemporaneo attraverso l’incisione

178 stampe dell’Institut national d’histoire de l’art di Parigi sono ospiti in Svizzera, alla Fondation Giannada, che già nel 1992 aveva ospitato la mostra «Da Goya a Matisse. Stampe della collezione di Jacques Doucet»

Luana De Micco

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«L’incisione si rivela come un’arte della traccia e dell’azione della materia, del molteplice e della variazione: un prisma attraverso il quale si riscrive la storia dell’arte degli ultimi due secoli»: così la Fondation Pierre Gianadda di Martigny introduce la sua nuova mostra, «Da Manet a Kelly. L’arte dell’empreinte», che dal 12 dicembre al 14 giugno 2026 riunisce 178 opere dell’Institut national d’histoire de l’art (Inha), un ente pubblico francese dedicato alla ricerca nel campo dell’arte, con una collezione di oltre 1,7 milioni di documenti. 

L’Inha, nato nel 2001, con sede a Parigi, ha ereditato il ricco fondo della Bibliothèque d’art et d’archéologie, fondata nel primo ’900 dallo stilista e collezionista Jacques Doucet (1853-1929), uno dei protagonisti della Parigi fin-de-siècle, mecenate, amico di artisti e scrittori e, tra l’altro, primo acquirente delle «Demoiselles d’Avignon» di Picasso. Attingendo al fondo di arti grafiche dell’Inha, che comprende stampe, disegni, fotografie e manoscritti rari, la Fondation Gianadda propone un dialogo inedito tra opere antiche e contemporanee, curato da Jérôme Bessière, direttore di dipartimento dell’Inha, e Anouck Darioli, vicepresidente dell’istituzione svizzera: da Goya, Degas, Édouard Manet, Mary Cassatt, a Edvard Munch, Gauguin, Pissarro e Matisse, fino a Zao Wou-Ki, Vera Molnár, Joan Mitchell, Ellsworth Kelly e Thomas Schütt. La mostra è anche un tributo alla visione moderna di Jacques Doucet dell’arte del collezionare e celebra al contempo il legame con la stessa Fondation Gianadda, che già nel 1992 aveva ospitato la mostra «Da Goya a Matisse. Stampe della collezione di Jacques Doucet». Alcune delle opere esposte all’epoca tornano nella mostra attuale. 

Dopo uno spazio di introduzione, in omaggio a Doucet e alla sua passione per la stampa, le sale si articolano in sezioni: «Energie», «Figure», «Sguardi», «Paesaggi», «Omaggi», «Situazioni», «Lotte», «Visioni». Tra le opere esposte: «L’esecuzione dell’imperatore Massimiliano del Messico» (1868) di Manet, litografia che fa parte di una serie di opere che il pittore francese realizzò per commemorare l’evento, tra cui tre potenti dipinti, e due stampe di Mary Cassatt, icona dell’Impressionismo statunitense, «La Lettera» (1890-91) e «Nell’omnibus» (1891 ca), scene di vita quotidiana femminile caratterizzate da una straordinaria delicatezza cromatica. Sono in mostra anche la misteriosa «Madonna» (1895-1902) di Munch e un autoritratto di Henri Matisse del 1900-03, nell’atto stesso di realizzare un’incisione. Ampio spazio è dedicato alle opere contemporanee, con le astrazioni geometriche di Molnár e Kelly.

Edward Munch, «La Madonna», 1895-1902, Parigi, Institut national d’histoire de l’art

Luana De Micco, 11 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

A Martigny un inedito dialogo tra antico e contemporaneo attraverso l’incisione | Luana De Micco

A Martigny un inedito dialogo tra antico e contemporaneo attraverso l’incisione | Luana De Micco