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Michela Moro
Leggi i suoi articoliConsiderata la situazione dell’ultimo semestre, i risultati delle aste rimandano una fotografia ottimista: 93.436.615 euro sono una cifra di tutto rispetto, che somma i risultati delle 21 case d’asta che hanno fornito i propri dati. La rete ha fornito immediatamente un supporto valido, con continue migliorie, e tutte, indistintamente, le case d’asta hanno abbracciato i cambiamenti che la tecnologia ha offerto, mentre anche i collezionisti più restii si sono messi al passo con un futuro digitale.
L’interessante panorama che ne risulta racconta di un’Italia che ha ancora voglia di esplorare i mille mondi dell’arte in cui le passioni per il bello declinato sono sempre vive. Alcune case d’asta hanno deciso di affrontare un lockdown anche professionale, altre hanno preferito aspettare e vedere, altre ancora forniscono solo dati annuali. Nessuno ha mai cessato di lavorare e raccogliere lotti per le future aste. Tutti sono in attesa del ritorno alla fisicità e alle emozioni dal vivo.
Boetto raccoglie un totale di 3,6 milioni di euro in 4 aste, due di Antiquariato, una di Arte Moderna e Contemporanea e una di Design. I lotti aggiudicati sono stati 2.356 con una percentuale di lotti venduti di circa il 60%. «Il settore che ha retto meglio è stato il Design, agevolato dal fatto che i compratori sono quasi tutti stranieri, quindi abituati ad acquistare gli oggetti senza visionarli, commenta Paolo Capozzi, consigliere d’amministrazione.
È andato bene anche l’Antiquariato, agevolato dai prezzi molto competitivi rispetto a qualche anno addietro. Il settore che ha invece registrato una leggera flessione è stato quello dell’Arte Moderna e Contemporanea. È comunque da notare l’ottima performance di Hermann Nitsch. La clientela ha reagito bene all’isolamento forzato, abbiamo notato un enorme aumento dei contatti sul sito internet delle Aste Boetto e sono andate molto bene le vendite attraverso i vari siti internet partner, soprattutto grazie alla clientela straniera.
L’unico problema, soprattutto per quanto riguarda l’antiquariato, è relativo alla burocrazia italiana: le vendite verso l’estero sono frenate dalla difficoltà a ottenere in tempi non biblici i permessi di esportazione, basti pensare che per le opere vendute a luglio, oggetti in molti casi anche da poche centinaia di euro, le date per le pratiche di esportazione sono a metà novembre 2020, quindi circa 4 mesi dopo l’asta.
In molti casi i clienti, scoraggiati, si sono rifiutati di pagare i lotti sostenendo che in tutto il resto del mondo non hanno questi problemi a ritirare ed esportare gli oggetti. Tutto questo è dovuto al fatto che la legge sulle esportazioni per valore, approvata ormai parecchi anni addietro, non ha ancora un decreto attuativo».

Mobile a doppio corpo lastronato in radica e palissandro, Lombardia, prima metà del XVIII secolo, aggiudicato a 68.200 euro
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