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Il cambio climatico e i siti Unesco nel Mediterraneo: Corfù

Che cosa ne sanno e che cosa decidono di fare i rispettivi governanti?

Helen Stoias

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Le città antiche del Mediterraneo erano costruite sull'acqua. Ma oggi l'acqua sale e diventeranno città sommerse. Una ricerca pubblicata dalla più autorevole rivista scientifica del mondo «Nature», dà per certi i danni gravissimi provocati dai cambiamenti climatici ai 49 siti del Patrimonio Unesco lungo le sponde del Mediterraneo. 37 di loro saranno inondati entro il 2100.

Corfù: +1,6-1,8 metri sotto
Corfù, l’isola ionica al largo delle coste nordoccidentali della Grecia, è stata un importante porto commerciale e di difesa marittima per millenni. La sua collocazione all’ingresso dell’Adriatico ne fece un territorio particolarmente strategico per la Repubblica di Venezia per proteggere le sue rotte commerciali europee dall’Impero Ottomano, che regolarmente mise l’isola sotto assedio per esserne altrettanto regolarmente respinto. Divenne uno dei siti maggiormente fortificati del Meditarreneo con la sua capitale completamente racchiusa da poderose mura. Corfù rimase sotto il dominio veneziano dal 1401 fino alla sua cessione ai francesi nel 1797, per passare poi ai britannici al termine delle guerre napoleoniche.

Quando il principe Guglielmo di Danimarca salì al trono di Grecia con il nome di Giorgio I, le isole ioniche vennero restituite al Governo greco nel 1864. La Città Vecchia di Corfù, con la Cittadella veneziana e il Forte Nuovo oltre a edifici neoclassici dell’occupazione britannica, è Patrimonio Unesco dal 2007. Sebbene la Città Vecchia sia edificata su terreni elevati, il sito assisterà a un incremento del livello marino da 1,6 a 1,8 metri entro il 2100 ed è a moderato rischio di erosione e allagamento. Improvvise inondazioni in altre parti di Corfù hanno causato svariate vittime negli ultimi anni. 

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Helen Stoias, 15 dicembre 2018 | © Riproduzione riservata

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