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Cecilia Paccagnella
Leggi i suoi articoliAlla sua fondazione, nel 1824, la National Gallery di Londra custodiva 38 dipinti che il Governo britannico acquistò dalla collezione dell’imprenditore russo John Julius Angerstein, scomparso l’anno precedente. Questo fu il primo nucleo di opere del museo. Durante gli anni successivi la raccolta si ampliò, prediligendo la pittura italiana di XV e XVI secolo.
Attualmente, il museo ospita circa 2.300 dipinti, coprendo un arco temporale che dalla metà del XIII secolo giunge fino al 1900, ponendosi come punto di riferimento nel panorama artistico della Gran Bretagna. Il percorso ha oggi inizio nella Sainsbury Wing, recentemente riaperta dopo un restauro durato due anni, trasportando lo spettatore direttamente nel Rinascimento.
A conclusione dell’anno dedicato alle celebrazioni del proprio bicentenario, con «Project Domani» la National Gallery annuncia il prossimo capitolo della sua storia: un ampliamento fisico per accogliere una nuova narrazione.
«Conclusi i festeggiamenti per il bicentenario, la National Gallery guarda al futuro, ha dichiarato il direttore Gabriele Finaldi. Vogliamo essere il luogo in cui il pubblico britannico e i visitatori di tutto il mondo possano ammirare la più bella collezione di dipinti al mondo, dal Medioevo ai giorni nostri, in un contesto architettonico superbo. Siamo estremamente entusiasti di questi sviluppi e immensamente grati ai nostri donatori per il loro sostegno (su una scala senza precedenti), mentre la National Gallery entra nel suo terzo secolo di vita. Non vediamo l’ora di collaborare ancora più strettamente con la Tate a questa nuova, importante iniziativa».
In una nuova partnership con la Tate, la Galleria sta infatti lavorando per estendere la collezione nazionale del Paese fino ai nostri giorni.
«La Tate non vede l’ora di lavorare a stretto contatto con i colleghi della National Gallery su prestiti, competenze curatoriali e conservatoriali per sostenere lo sviluppo delle loro nuove esposizioni, ha commentato la direttrice della Tate Maria Balshaw. I trustee di entrambe le istituzioni hanno recentemente tenuto una riunione congiunta e, insieme, hanno istituito un gruppo di lavoro con rappresentanti del Board of Trustee e dei curatori di ciascuna istituzione per determinare le modalità di collaborazione per promuovere la collezione nazionale nel suo complesso».
Domani, 10 settembre, saranno diramati i termini del concorso per la selezione di uno studio di architettura a cui sarà affidato il progetto per la nuova ala, che sorgerà in corrispondenza dell’attuale St. Vincent House, di proprietà del museo dal 1998. Il futuro edificio (la cui inaugurazione è auspicata per l’inizio del prossimo decennio) sarà collegato alla Sainsbury Wing e fungerà da ponte tra Trafalgar Square e Leicester Square. Al suo interno, suddiviso in quattro piani, sarà convogliata parte della collezione permanente, affiancata da uno spazio per mostre temporanee e strutture pubbliche.
L’ambizioso progetto (la cui spesa totale è stimata 400 milioni di sterline) è finanziato dalle due più grandi donazioni in denaro mai effettuate a un museo o a una galleria a livello mondiale: 150 milioni di sterline provengono da Crankstart, la fondazione benefica di Sir Michael Moritz e di sua moglie, Harriet Heyman; 150 milioni di sterline dal Julia Rausing Trust, in memoria della defunta filantropa britannica Julia Rausing. A queste si aggiungono altri 75 milioni di sterline dal National Gallery Trust, dal presidente del Consiglio di amministrazione del museo John Booth e da altri donatori anonimi.
«Siamo onorati dalla generosità e dalla lungimiranza di Crankstart, del Julia Rausing Trust e di tutti gli altri donatori che sostengono la National Gallery in questo momento cruciale della sua esistenza, ha affermato Booth. Il loro investimento ispirerà, istruirà ed entusiasmerà le generazioni future, arricchendo il panorama culturale della nostra nazione».
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