GIUSEPPE M. DELLA FINA

Con Giuseppe M. Della Fina ripercorriamo traguardi e insuccessi di alcuni archeologi che dalla metà dell’Ottocento ad oggi hanno lasciato un diario, un’autobiografia o semplici appunti di ricordi, contribuendo allo sviluppo dell’archeologia come scienza storica

Con Giuseppe M. Della Fina ripercorriamo traguardi e insuccessi di alcuni archeologi che dalla metà dell’Ottocento ad oggi hanno lasciato un diario, un’autobiografia o semplici appunti di ricordi, contribuendo allo sviluppo dell’archeologia come scienza storica

Con Giuseppe M. Della Fina ripercorriamo traguardi e insuccessi di alcuni archeologi che dalla metà dell’Ottocento ad oggi hanno lasciato un diario, un’autobiografia o semplici appunti di ricordi, contribuendo allo sviluppo dell’archeologia come scienza storica

Con Giuseppe M. Della Fina ripercorriamo traguardi e insuccessi di alcuni archeologi che dalla metà dell’Ottocento ad oggi hanno lasciato un diario, un’autobiografia o semplici appunti di ricordi, contribuendo allo sviluppo dell’archeologia come scienza storica

Con Giuseppe M. Della Fina ripercorriamo traguardi e insuccessi di alcuni archeologi che dalla metà dell’Ottocento ad oggi hanno lasciato un diario, un’autobiografia o semplici appunti di ricordi, contribuendo allo sviluppo dell’archeologia come scienza storica

Con Giuseppe M. Della Fina ripercorriamo traguardi e insuccessi di alcuni archeologi che dalla metà dell’Ottocento ad oggi hanno lasciato un diario, un’autobiografia o semplici appunti di ricordi, contribuendo allo sviluppo dell’archeologia come scienza storica

Con Giuseppe M. Della Fina ripercorriamo traguardi e insuccessi di alcuni archeologi che dalla metà dell’Ottocento ad oggi hanno lasciato un diario, un’autobiografia o semplici appunti di ricordi, contribuendo allo sviluppo dell’archeologia come scienza storica

L’esposizione costituisce la prima tappa di un progetto di valorizzazione di Palazzo Marchesi Campanari

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L’ultimo volume della collana «gli adagi» (Enrico Damiani editore) incentrato sulla capitale punta a rendere il turista un residente e il cittadino un abitante più consapevole

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Al Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia una serie di reperti etruschi illustra il mito

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Dal 12 febbraio sarà di nuovo consultabile lo straordinario patrimonio (250mila volumi, 1.000 riviste, 370mila fotografie e 300mila stampe) del Deutsches Archäologisches Institut che riapre nella sua storica sede romana. Qui si sono formate generazioni di archeologi e storici

I frammenti della Forma Urbis, monumentale mappa in pietra di età severiana, hanno trovato posto nel Museo omonimo inaugurato l’11 gennaio all’interno del Parco Archeologico del Celio

Tonio Hölscher, professore emerito di Archeologia classica alla Ruprecht-Karls-Universität di Heidelberg, nel suo ultimo volume formula una nuova teoria sul celebre monumento

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