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Ceramiche apule nel Museo dell’Arte Salvata a Roma

Photo: F. Di Benedetto

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Ceramiche apule nel Museo dell’Arte Salvata a Roma

Photo: F. Di Benedetto

Il Museo dell’Arte Salvata accoglie (pro tempore) reperti rubati

È stata riaperta a Roma l’istituzione che espone l’arte razziata e recuperata dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. Ingresso gratuito fino al 31 agosto

Giuseppe M. Della Fina

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A Roma, all’interno dell’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, è stato riaperto al pubblico il Museo dell’Arte Salvata che accoglie reperti archeologici recuperati nella lotta contro il traffico illecito di beni culturali portata avanti dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale in collaborazione con la Magistratura e gli organi centrali e periferici del Ministero della Cultura. 

Lungo il percorso espositivo si possono osservare più di cento opere che coprono un arco cronologico ampio e documentano fasi diverse della storia più antica dell’Italia. Provengono da aree dove questo fenomeno criminale, come ha osservato Alfonsina Russo, è stato più diffuso: le zone dell’antica Etruria, la Magna Grecia e la Sicilia. Va tenuto presente che il progetto museale prevede una rotazione: nuovi recuperi andranno a sostituire i reperti attualmente esposti, che troveranno una collocazione stabile nei musei presenti nelle loro aree di provenienza originaria, almeno per quello che sarà possibile ricostruire. Uno dei danni maggiori del mercato illecito è infatti quello di far perdere il dato della provenienza e il contesto in cui il reperto era inserito, limitandone di conseguenza la piena comprensione come il suo ruolo di testimone del passato, più o meno lontano, di un borgo, di una città, di un territorio, di una nazione.

Le opere esposte sono tutte da segnalare, ma l’attenzione può soffermarsi, in particolare, su alcune lastre in terracotta dipinta da Cerveteri rintracciate con un’operazione del 2023 svolta in collaborazione con Manhattan District Attorney’s Office, County of New York, come pure su un’altra lastra recuperata quest’anno nell’ambito dell’operazione denominata Fenice. Le lastre dipinte sono databili negli ultimi decenni del VI secolo a.C. e documentano una delle produzioni più riuscite dell’artigianato artistico etrusco.

Degne di attenzione sono anche le urne funerarie recuperate nell’ottobre del 2024: provengono dalla zona di Città della Pieve. Un’iscrizione in etrusco su una di esse ricorda che accoglieva i resti di Vel Pulfna, membro di una famiglia importante della zona. Le urne, che conservano tracce cospicue della policromia originaria, sono databili tra la prima metà del III secolo a.C. e i primi decenni del successivo, periodo in cui l’Etruria era entrata nell’orbita politica di Roma, ma la lingua etrusca continuava a essere utilizzata.

Due statue di togati in bronzo vanno osservati con attenzione: una di esse era stata recuperata nel 2007, l’altra nel corso di questo anno. Recano anch’esse iscrizioni che suggeriscono come i due personaggi raffigurati siano padre e figlio. Le statue potrebbero essere state realizzate in un’unica bottega e avere fatto parte, come suggerisce Maria Angela Turchetti nel catalogo che accompagna l’esposizione (Silvana Editoriale), di un donario offerto dal figlio Aule Ceisina in un luogo sacro, nel territorio di Perugia o di Chiusi, dedicato a Thufltha. Una divinità che potrebbe essere identificata con la dea latina Fortuna, secondo una recente proposta di Daniele F. Maras. Infine si vuole segnalare una testa femminile in terracotta da Morgantina: è databile agli inizi del III secolo a.C. e raffigura forse la dea Kore/Persefone.

Il Museo dell’Arte Salvata sarà visitabile gratuitamente sino al 31 agosto, poi rientrerà nel biglietto d’ingresso del Museo Nazionale Romano.

Giuseppe M. Della Fina, 27 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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