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Giuseppe M. Della Fina
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La villa che l’imperatore Adriano si fece costruire a Tivoli possiamo scoprirla nelle pagine di uno dei romanzi storici più noti: Mémories d’Hadrien di Marguerite Yourcenar. Pubblicato a Parigi, nel 1951, dalla Librairie Plon, ebbe subito un successo notevole. La prima traduzione in lingua italiana si ebbe nel dicembre 1953 per i tipi dell’editore Richter di Napoli, ma venne disconosciuta dalla traduttrice Lidia Storoni Mazzolani e ne seguì una vicenda giudiziaria. Una nuova edizione, sempre affidata alle cure di Storoni Mazzolani, venne pubblicata da Einaudi nel 1963.
La gestazione del libro era stata lunga: la Yourcenar ha scritto che l’idea e una prima stesura risalgono agli anni tra il 1924 e il 1929, che il lavoro venne ripreso in mano nel 1934 per essere abbandonato e ripreso più volte sino al 1937. La versione definitiva venne realizzata, a partire dal dicembre 1948, quando la scrittrice decise che il testo andava portato a termine dopo avere ricevuto dalla Svizzera, dove l’aveva depositata durante la guerra, una valigia piena di carte, tra cui quattro o cinque fogli dattiloscritti in carta ormai ingiallita che si aprivano con l’attestazione «Mio caro Marco», divenuto l’incipit del romanzo.
Nel testo sono ripercorse le vicende di formazione, le idee e le scelte culturali e politiche dell’imperatore immaginando di dare la parola direttamente allo stesso Adriano. Egli era nato a Italica in Spagna nel 76 d.C. da un’importante famiglia dell’aristocrazia provinciale imparentata con Traiano, di cui più tardi sposò una nipote. Dopo essere stato adottato da lui, nel 117 d.C., alla morte di Traiano, salì al trono. Dopo un soggiorno a Roma (118-121 d.C.), iniziò una serie di viaggi nelle province dell’Impero per conoscerne la realtà in maniera diretta e non filtrata dalla burocrazia imperiale (121-134 d.C.). Tornò quindi a Roma per non allontanarsi più dall’Italia, dove morì a Baia nel 138 d.C. Nel suo «monologo» l’imperatore spazia dalle esperienze giovanili sino al racconto degli ultimi anni, quando: «L’avvenire del mondo non mi angustia più; non mi affatico più per calcolare angosciosamente la durata, più o meno lunga, della pace romana; m’affido agli dèi».

Veduta dell’allestimento della mostra «Io sono una forza del passato: Adriano, i ritratti», Tivoli, Villa Adriana, Mouseia (30 novembre 2023-5 maggio 2024, prorogata al 9 giugno 2024). Foto: Villae Tivoli
Lo sfondo del romanzo è Villa Adriana a Tivoli, che l’imperatore fece costruire nella consapevolezza che sarebbe dovuta divenire «l’ultimo accampamento del nomade, l’equivalente, in marmo, delle tende da campo». La villa sorse su un’area che era stata occupata già da una costruzione del II secolo a.C.: venne edificata sulla base di un progetto fortemente innovativo, che si caratterizza per le dimensioni eccezionali e per la volontà di riprodurvi idealmente luoghi celebri del Mediterraneo antico. Vi si possono osservare scelte planimetriche e soluzioni tecniche innovative, come l’uso diffuso delle piante mistilinee e non più quadrate o rettangolari come da tradizione. Sapiente risulta anche l’uso della prospettiva ottica tesa a istituire rapporti suggestivi tra le diverse parti della villa.
Nel romanzo, la scrittrice immagina Adriano che si muove all’interno della residenza: «Nelle ore d’insonnia, percorrevo i corridoi della Villa, erravo di sala in sala, a volte importunavo un artigiano intento a mettere a posto un mosaico». L’imperatore andava alla ricerca di una perfezione impossibile: «Ogni minima delusione della vita politica mi esasperava precisamente come, alla Villa, il più leggero dislivello d’un pavimento, la più sbavatura di cera sul marmo di una tavola».
Sappiamo che Adriano vi aveva raccolto numerose opere d’arte: originali greci, copie romane di pitture e sculture sempre greche, capolavori delle arti minori, ritratti di filosofi a suggerire i suoi interessi filosofici. Quell’insieme unico è andato in gran parte perduto, ma alcune opere sono giunte sino a noi: è il caso di due splendidi centauri in marmo bigio-morato firmati dagli scultori Aristeas e Papias, originari di Afrodisia in Caria, e ora conservati a Roma nei Musei Capitolini. Più di qualcosa si è recuperato e molto è andato perduto, ma lo spirito di chi aveva voluto la villa viene restituito in un romanzo: la forza della letteratura diversa da quella dell’archeologia.

Ritratto di Adriano esposto nella mostra «Io sono una forza del passato: Adriano, i ritratti», Tivoli, Villa Adriana, Mouseia (30 novembre 2023-5 maggio 2024, prorogata al 9 giugno 2024). Foto: Villae Tivoli
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