Rivoluzione al Museo Nazionale Romano

Quattro anni e 100 milioni di euro per il progetto di riqualificazione museale e urbanistica che coinvolge le quattro sedi del Mnr, Terme di Diocleziano, Palazzo Massimo, Palazzo Altemps e Crypta Balbi, sotto la direzione di Stéphane Verger

Aula VIII, Terme di Diocleziano, Roma
Arianna Antoniutti |  | Roma

Il Museo Nazionale Romano (Mnr), insieme con il Parco archeologico dell’Appia Antica, è al centro del progetto «Urbs, dalla città alla campagna romana», finanziato dal Programma nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr. Il progetto rientra fra i 14 «grandi attrattori culturali» scelti dal MiC, aventi come oggetto interventi strategici per il rilancio della cultura e del turismo in Italia. Alle quattro sedi del Mnr (Terme di Diocleziano, Palazzo Massimo, Palazzo Altemps e Crypta Balbi) sono stati assegnati 71 milioni di euro per il restauro degli edifici, il rifacimento dell’impiantistica, il riallestimento delle collezioni museali e, infine, l’apertura di nuovi spazi espositivi. Allo stanziamento da parte del MiC, si aggiungono altri finanziamenti pregressi, raggiungendo la somma di circa 100 milioni di euro. Quattro anni saranno necessari per il completamento dei lavori, che il direttore del Mnr, Stéphane Verger, aveva anticipato a «Il Giornale dell’Arte», all’indomani della sua nomina nel 2020.

«Abbiamo iniziato a lavorare da subito a questo grande programma, dice Verger. Per velocizzare i tempi, grazie a un accordo quadro voluto dal Ministero, è stato possibile mandare in gara allo stesso momento progettazione e lavori. È un progetto rivolto non ai soli spazi museali, ma anche legato a piani di riqualificazione urbana. Penso alla zona della stazione Termini, in cui si trovano le Terme di Diocleziano e Palazzo Massimo, e dove il Comune di Roma e Grandi Stazioni lavoreranno per la riqualificazione di Piazza dei Cinquecento. L’idea è di fare delle Terme di Diocleziano una vera e propria isola della cultura. Per le sedi di Campo Marzio, Palazzo Altemps e Crypta Balbi, nostro desiderio è valorizzarle all’interno del grande itinerario turistico che da Fontana di Trevi porta al Pantheon, e da piazza Navona a Castel Sant’Angelo e al Vaticano. Il rinascimentale Palazzo Altemps è su questo percorso ma non è sufficientemente conosciuto dai turisti. Vogliamo che i visitatori sappiano che in questo spettacolare scrigno è possibile ammirare alcuni tra i più grandi capolavori della statuaria antica conservati a Roma».

I grandi bronzi come il Pugile seduto e il Principe ellenistico sinora esposti a Palazzo Massimo troveranno collocazione a Palazzo Altemps?
Abbiamo riflettuto a lungo sul modo in cui presentare la scultura greca, sia gli originali, sia le copie e le ricreazioni romane di modelli e stili greci. Attorno a questo soggetto fondamentale, vogliamo articolare a Palazzo Altemps un percorso tematico, partendo dall’antichità e giungendo al periodo rinascimentale e barocco. Altro nostro intento sarà raccontare la biografia degli oggetti esposti, la lunga storia che li ha condotti a noi. Pensiamo, ad esempio, al Discobolo razziato dai nazisti e recuperato solo al termine della seconda guerra mondiale, opera in questo momento in mostra alle Scuderie del Quirinale nella mostra «Arte liberata».
Una delle sale di Palazzo Massimo, Roma
Quale sarà il focus tematico delle altre tre sedi?
Terme di Diocleziano, Palazzo Massimo e Crypta Balbi accoglieranno la storia di Roma dalle origini fino al XX secolo. Alle Terme racconteremo com’è sorta e come si è sviluppata la città dalle sue origini e, ancora prima, dal X secolo a.C. fino all’epoca dell’imperatore Diocleziano (IV sec. d.C.). A Palazzo Massimo sarà centrale la Roma dell’Impero, mentre nella Crypta Balbi illustreremo anche la Roma del presente. La Crypta ha un percorso magnifico, creato nel 2000, che racconta la plurisecolare stratificazione urbana di Roma. Sarà riaperto il percorso archeologico, il museo verrà ampliato, e arriverà a toccare l’epoca moderna e contemporanea. L’importo dei lavori sarà di 71 milioni di euro. L’idea che ruota intorno alla Crypta non è creare un museo, quanto piuttosto un intero quartiere culturale con, al suo centro, un museo. I visitatori potranno accedere liberamente al piazzale interno, passeggiando nella spettacolare sovrapposizione di edifici che vanno dall’epoca di Augusto fino al Medioevo, poi al Cinquecento e infine alle tracce della storia novecentesca, con la seconda guerra mondiale, il rastrellamento del Ghetto nel 1943, e la scoperta del corpo di Aldo Moro, nel 1978, nella vicina via Caetani.

In che modo si lavorerà alla valorizzazione delle opere nei depositi?
Grazie all’apertura di nuovi spazi espositivi potremo mostrare moltissime opere, fra di esse alcuni inediti, delle collezioni del Mnr. Nelle sette Grandi Aule che riapriremo alle Terme di Diocleziano, ad esempio, ci sono reperti spettacolari visti per l’ultima volta negli anni Sessanta o Settanta, come l’Artemide di Ariccia, una monumentale statua in marmo, oltre tre metri di altezza, che riprende un originale greco del V secolo. Quando per la prima volta l’ho vista, mi sono commosso.

Alla base dell’intero progetto c’è un’idea molto innovativa della fruizione museale. È un museo che guarda al futuro e al suo rapporto con la città.
È Roma stessa a essere innovativa. Spesso si dice che questa città sia un museo, ma non è così, è piuttosto un organismo vivente che in ogni epoca ha saputo riutilizzare il passato per costruire un nuovo presente e farlo diventare il modello per il proprio futuro. Proprio in ragione di ciò in questo progetto complessivo dobbiamo muoverci su due fronti: da un lato raccontando la complessità dell’organismo urbano di Roma, dall’altro collocando nelle sedi del Mnr, in modo ragionato, creazioni di arte contemporanea. Con questo spirito abbiamo presentato nella Crypta Balbi il lavoro «Empire» di Elisabetta Benassi: il linguaggio dell’arte contemporanea aiuta a comprendere che cosa sia la stratificazione urbana a Roma. Un museo non può essere immobile, ma deve seguire e accompagnare le trasformazioni della città.

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