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Musée de la ville de Bruxelles, Grande Place © Francisco Anzola

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Per curare prescrivete musei

Alleviare le ansie e il «burn out» post Covid-19 con l’arte: succede davvero in Belgio dove l’assessora alla Cultura Delphine Houba ha lanciato le «prescrizioni museali» per i medici

Luana De Micco

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A Bruxelles, l’assessora alla Cultura Delphine Houba, socialista, ha lanciato le «prescrizioni museali», dando la possibilità ai medici di prescrivere ai loro pazienti delle visite (gratuite) nei musei per combattere i disagi psichici legati alla pandemia. Al momento si tratta di un test, che durerà tre mesi, coinvolgendo il servizio psichiatrico dell’ospedale Brugmann, uno dei più grandi della capitale belga, e cinque musei pubblici, tra cui il Musée de la ville de Bruxelles, il Museé de la Mode et de la Dentelle e il GuardeRobe MannekenPis.

I medici possono prescrivere visite accompagnate, individuali o di gruppo. A fine anno il Comune stilerà un bilancio dell’esperienza, che, se si rivelerà positiva, potrà essere generalizzata e estesa a altre istituzioni. Nel programma dell’assessora, eletta nel 2018, figurava già l’accesso alla cultura per tutti, con un asse orientato a cultura e salute: «La crisi del Covid, che accentua stress e altre patologie, ha spiegato, ha confermato la pertinenza del progetto».

Delphine Houba si è ispirata a un’esperienza canadese. In Québec lo stesso tipo di test era già stato realizzato nel 2018 su iniziativa del Musée des Beaux-Arts de Montréal in collaborazione con l’associazione Mfdc-Médecins francophones du Canada. Il test era durato un anno. I medici potevano prescrivere fino a 50 visite gratuite ai loro pazienti malati di depressione o con patologie fisiche croniche, come il diabete, con la possibilità di farsi accompagnare da un membro della famiglia.

In tempi di Covid-19, il progetto è stato rilanciato a luglio a favore degli operatori sanitari, sotto stress da più di un anno, per ora solo con contenuti digitali. Che l’arte fa bene alla salute lo ripete da diversi anni in Italia Enzo Grossi, medico e ricercatore, autore di Cultura e salute (2013), che, sulla base di dati scientifici, sottolinea l’impatto che la bellezza e l’arte possono avere sulla salute umana e sul benessere psicologico.

Non a caso il MoMA ha organizzato tra 2007 e 2014 il MoMA Alzheimer’s Project. Già nel 2017, nel Regno Unito, la Ong Arts and Minds aveva lanciato l’«Arts on Prescription project» proponendo dei laboratori artistici a persone affette da ansie e depressioni, diminuite rispettivamente nel 71% e 73% dei casi, mentre il 76% dei partecipanti dichiarava di stare meglio.

In Francia, sempre sul modello canadese, un primo dispositivo di «arte terapia», destinato a ripetersi, è stato testato dalla Fondation Vuitton e dall’Hôpital des Quatre Villes di Sèvres, a Parigi, nel 2019. Nel 2020 il Louvre ha firmato un partenariato con il Groupement Hospitalier Universitaire Paris psychiatrie & neurosciences per attività di arte terapia.

Musée de la ville de Bruxelles, Grande Place © Francisco Anzola

Luana De Micco, 25 novembre 2021 | © Riproduzione riservata

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