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Alessandro Martini
Leggi i suoi articoliLa casa studio di Carol Rama (1918-2015), in un sottotetto di via Napione 15 (a due passi dalla casa museo dell’amico Carlo Mollino), dal 5 novembre è finalmente aperta al pubblico, su prenotazione. Dopo il vincolo della Soprintendenza, nel 2016, di contenuto e contenitore inscindibilmente legati, gli spazi sono ora accessibili grazie all’Archivio Carol Rama, a cui i beni sono stati conferiti dalla nuova proprietà, la Fondazione Sardi per l’Arte.
Questa casa, in cui Carol Rama ha vissuto dagli anni Quaranta alla morte e in cui ha prodotto le sue opere anticonformiste e visionarie e incontrato i suoi amici, è stata ed è tuttora il suo mondo, specchio affascinante della sua personalità complessa di grande «eroica, esotica, eretica» (così la sintetizzò, con una felice intuizione, un’altra eccentrica come Lea Vergine nel 1985).
Offre un viaggio nella vita pubblica e privata di un’artista appartata e poi ampiamente riconosciuta (fino al Leone d’Oro della Biennale di Venezia del 2003 e alle grandi mostre, a Torino e nel mondo), ma sempre ammirata da un pubblico internazionale di appassionati e da una cerchia di amici artisti (pochi: soprattutto Felice Casorati, all’inizio, e Albino Galvano) e intellettuali di fama (moltissimi).
La casa studio, vera Wunderkammer, conserva ricordi innumerevoli: i ready made di Man Ray, la fotografia insieme a Andy Warhol e Liza Minnelli accanto alla copertina dei Rolling Stones dello stesso Warhol, il gancio portacanovacci preso a casa Picasso in Costa Azzurra, la collezione di scarpe (alcune doni di Mollino e del mitico gallerista Alexandre Iolas) e le tante «cose meravigliosamente eterogenee» (sono parole dell’amico di una vita, il poeta Edoardo Sanguineti) «e insieme così funzionali e giustificate».
Un angolo della casa-studio di Carol Rama
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