Uno degli spazi del Lee Ufan Arles

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Uno degli spazi del Lee Ufan Arles

Lee Ufan apre in Francia il suo terzo museo

La sede europea dell’artista coreano in un palazzo seicentesco di Arles restaurato da Tadao Ando

Luana De Micco

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All’Hôtel Vernon, palazzo seicentesco tra le pittoresche vie del centro storico, poco lontano dalle celebri arene antiche, si è aperto il 15 aprile il Lee Ufan Arles, terzo luogo di esposizione delle opere dell’artista sudcoreano, dopo il Lee Ufan Museum sull’isola giapponese di Naoshima, aperto nel 2010, e l’Espace Lee Ufan del Busan Museum of Art di Seul, nel 2015. Non sorprende che la prima fondazione in Europa di Lee Ufan sia in Francia, dove l’artista ha stretto forti legami sin dalla Biennale di Parigi del 1971 e in cui è diventato noto al grande pubblico con la mostra a Versailles nel 2014 e con la retrospettiva del 2019 al Pompidou-Metz.

Il primo incontro tra Lee Ufan e Arles risale invece al 2013, quando la città gli dedicò la monografica «Dissidance», nella Cappella Saint-Laurent-Le Capitole. Arles sta sempre più diventando un polo culturale di rilievo in Francia, con il festival internazionale annuale di fotografia, Les Rencontres, e l’apertura lo scorso giugno della Fondation Luma, nel grandioso edificio di Frank O. Gehry.

L’apertura della nuova sede della fondazione di Lee Ufan ha subito molti ritardi e l’inaugurazione, annunciata in un primo tempo per l’estate del 2020, rinviata. L’Hôtel Vernon è stato interamente restaurato dall’architetto giapponese Tadao Ando, che ha già progettato il museo di Naoshima. Tra l’altro, nel corso del cantiere, è stato rinvenuto il busto antico dell’imperatore romano Antonino Pio, successore di Adriano e originario di Arles, che ora fa parte del percorso.
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In uno spazio di 1.500 metri quadrati su tre piani è esposta una selezione di sculture, installazioni e pitture dell’artista minimalista, classe 1936, principale teorico del Mono-ha («Scuola delle cose»), un movimento avanguardista affermatosi in Giappone tra fine anni ’60 e inizio ’70, spesso associato all’Arte povera per la scelta dei materiali grezzi della natura e di elementi industriali di recupero, come tubi e lamiere, vetro, carta, legno. Al piano terra sono una trentina di sculture della serie «Relatum», iniziata nel 1972, esempio di questo incontro tra natura e industria, fragile e solido, trasparente e opaco. L’artista quasi non interviene sui materiali, primordiale invece è la posizione nello spazio.

Al primo piano sono esposti una trentina di dipinti, secondo un percorso cronologico. Il terzo piano è dedicato alle mostre temporanee. «L’ambizione di Lee Ufan Arles è di diventare un centro espositivo per far scoprire le opere dell’artista, ma anche un luogo di vita per sostenere diverse attività artistiche e culturali», dichiarano dal museo. Sempre ad Arles, 13 nuove opere realizzate ad hoc da Lee Ufan sono protagonista della mostra «Requiem» (fino al 29 settembre nella necropoli degli Alyscamps), curata da Alfred Pacquement, ex direttore del Musée d’art moderne del Centre Pompidou.

Uno degli spazi del Lee Ufan Arles

Luana De Micco, 30 maggio 2022 | © Riproduzione riservata

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