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«Stupor mundi» di Mimmo Paladino

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«Stupor mundi» di Mimmo Paladino

Il Tesoro della Cappella Palatina

Nel Palazzo dei Normanni a Palermo cinquantasei reperti, raramente esposti, per conoscere 5mila anni di scambi e influenze culturali nel cuore del Mediterraneo

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Jenny Dogliani

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«La ricchezza non consiste nel possesso di tesori, ma nell’uso che se ne sa fare». Lo diceva Napoleone Bonaparte. E quale uso migliore se non quello di rendere un tesoro fruibile all’umanità, permettendogli attraverso esso di conoscere la propria storia e di arricchirsi culturalmente? È ciò che fa la Fondazione Federico II a Palermo con la grande mostra «Thesaurus», dedicata al celebre Tesoro della Cappella Palatina e visibile fino al 30 settembre 2024 nel Palazzo Reale https://www.thesauruspalermo.it/. Il percorso espositivo si articola tra 56 reperti dal terzo millennio a.C. ai giorni nostri: cofanetti, argenti, pergamene, fonti battesimali, raffigurazioni della Madonna Odigitria (un’iconografia tipica del periodo bizantino che vede la Vergine tenere in braccio il Bambino benedicente con in mano una pergamena arrotolata), e poi ancora, gioielli appartenenti a Costanza d’Aragona (sposa in seconde nozze di Federico II di Svevia, regina consorte del regno di Sicilia e imperatrice del Sacro Romano Impero); una bolla raffigurante Ruggero II, primo re normanno di Sicilia, protettore delle arti, delle scienze e delle lettere cui si deve la Cappella Palatina, e poi persino un sigillo mesopotamico del terzo millennio a.C.
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«Quando abbiamo programmato la mostra, spiega Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II, avevamo già consapevolezza del rilievo che una mostra di tale portata dovesse assumere rispetto al processo di valorizzazione inteso come miglioramento delle condizioni di conoscenza e come incentivazione di una fruizione in grado di trasmettere valori di cui il patrimonio in esposizione è portatore. Abbiamo progettato un allestimento in grado non solo di porre il visitatore in rapporto con le opere in relazione alla percezione estetica, ma anche di favorire la comprensione di una eredità corrispondente a un patrimonio universale e transgenerazionale. In effetti il riconoscimento Unesco del Palazzo Reale e della Cappella Palatina quali Patrimonio dell’Umanità ha proprio questo significato».
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E in effetti, grazie anche al libro catalogo che omaggia gli studi dello storico Vlado Zoric (396 pagine in italiano e inglese), la mostra racconta con rigore scientifico e in modo molto approfondito la Sicilia crocevia di scambi e influenze culturali che ne hanno fatto un luogo unico nel cuore del Mediterraneo. Un’analisi multidisciplinare che abbraccia storia, arte, antropologia, archeologia, architettura, zoologia e palentologia, riflettendo il ruolo di sintesi tra Oriente e Occidente, latini, bizantini e islamici, che il Palazzo stesso rivestì in epoca normanno-sveva.
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Tra i reperti esposti un cofano rettangolare in legno con decorazioni geometriche risalente al XII secolo, nel quale confluiscono influenze cristiane e bizantine che richiamano il soffitto ligneo a muqarnas della Cappella Palatina. Quello ellittico con coperchio bombato, opera di maestranze siculo-islamiche medievali. L’esemplare più antico è invece del IX-XI secolo, in legno rivestito in avorio, decorato con personaggi in stile orientaleggiante, incorniciati con fiori stilizzati. Tra i pezzi più rari il primo sigillo mesopotamico entrato in una collezione europea. Fu rinvenuto nel 1981 da monsignor Benedetto Rocco, prete-archeologo del capitolo palatino, che con grande meraviglia vide dentro un confanetto aperto con una chiave arrugginita un piccolo cilindro-sigillo in aragonite. Diffuso all’epoca come strumento amministrativo, attraversò tutta la storia della Mesopotamia. A quasi quattro millenni dopo risale un altro sigillo esposto, la bolla regia di Ruggero II. Successiva all’incoronazione (avvenuta il 25 dicembre 1130), è realizzata in piombo e misura 35 millimetri, impressa sulla cera lacca conferiva ai documenti un valore legale e ufficiale; l’effige del re è raffigurata con dovizia di particolari, in modo che la sua immagine fosse al contempo ed efficacemente diffusa in ogni angolo del regno.
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Al regno di Ruggero II risale anche la vasca battesimale eseguita dallo scultore Gandolfo nel 1135. Tra il XII e XIII secolo data invece l’acquasantiera di marmo con inserti musivi a motivi geometrici che richiamano le decorazioni della Sala di Ruggero II. Dei giorni nostri, infine, due opere di Mimmo Paladino, tra i più noti esponenti della Transavanguardia, dalla serie «Stupor Mundi»: una scultura del 2018 e un dipinto ottagonale del 2011 ispirate alla vita e alla figura di Federico II di Svevia. «L’iniziativa della Fondazione Federico II è piena di consapevolezza scientifica, ma anche direi di una passione ed un’urgenza civile che colpiscono. Gli oggetti esposti nella mostra Thesaurus sono il portato di tradizioni culturali e religiose diverse, a volte anche in conflitto, ma che nel meridione d’Italia, governato dai Normanni, trovavano la loro originale sintesi. Credo che l’urgenza civile della Federico II parta da questa considerazione e dal convincimento che quell’esperienza storica, testimoniata da oggetti muti eppure eloquenti, abbia molto da dire ancora oggi al nostro Paese ed al Mezzogiorno», conclude Fabrizio Gallo, direttore centrale degli affari dei culti e per l’amministrazione del Fondo edifici di culto che ha collaborato alla realizzazione della mostra.

Jenny Dogliani, 15 dicembre 2023 | © Riproduzione riservata

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Il Tesoro della Cappella Palatina | Jenny Dogliani

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