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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliLagos cresce al ritmo di 85 nuovi abitanti ogni ora. Riyadh si espande nel deserto con infrastrutture miliardarie. Nairobi vede moltiplicarsi quartieri informali e poli tecnologici. In un mondo attraversato da crisi ambientali, mutamenti demografici e migrazioni sempre più ampie, ripensare la città non è più solo una questione progettuale, ma una necessità sociale urgente. Le metropoli si trasformano a velocità vertiginosa, mentre le infrastrutture faticano a tenere il passo delle esigenze collettive. È nelle regioni dell’Asia occidentale, dell’Asia meridionale e dell’Africa — dove lo sviluppo urbano è più rapido, la popolazione è mediamente più giovane e le basi socioeconomiche sono profondamente diverse da quelle occidentali —questa trasformazione assume un’intensità senza precedenti. Basti pensare all’Africa, il continente con la popolazione più giovane al mondo: 1,4 miliardi di persone, con un’età media di 19 anni e una previsione, entro il 2050, di 2,1 miliardi di abitanti, equivalente a più del 25% della popolazione mondiale (Fonti: Save the children e World Economic Forum).
È a questo scenario vasto e complesso che guarda la Sharjah Architecture Triennial, piattaforma internazionale dedicata all’architettura e all’urbanistica contemporanea. Nata e radicata a Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti, la Triennale è pensata per dare voce ai territori del Sud Globale e attivare un dialogo tra architetti, designer, urbanisti e comunità. La terza edizione, in programma da novembre 2026, si propone di riflettere non solo su come si costruisce, ma anche su cosa significhi oggi abitare, in scala di quartiere, città e regione.
Il titolo scelto è emblematico: «Architecture Otherwise: Building Civic Infrastructure for Collective Futures», ovvero Architettura alternativa: costruire infrastrutture civiche per futuri collettivi. Diretta da Vyjayanthi Rao, antropologa e docente alla Yale School of Architecture, con la collaborazione di Tau Tavengwa, scrittore e cofondatore di Cityscapes Magazine, la Triennale intende riportare al centro del dibattito le pratiche e i modelli urbani che emergono fuori dall’Occidente: in Asia occidentale, Asia meridionale e Africa, dove le dinamiche urbane si sviluppano su basi nuove, con popolazioni in espansione e scenari demografici del tutto distinti.

Una precedente edizione della Triennale

Una precedente edizione della Triennale
Negli ultimi anni, queste aree hanno registrato una crescita urbana impressionante, accompagnata da forti flussi migratori e trasformazioni infrastrutturali. Nel Medio Oriente, dove oltre il 60% della popolazione vive già in contesti urbani, città come Dubai e Riyadh sono diventate simboli di modernizzazione verticale, con progetti come la metropolitana di Dubai o la futura smart city sostenibile di Neom (fonte: World Bank, 2023). In Asia meridionale, metropoli come Mumbai e Delhi si espandono a un ritmo superiore al 3% annuo, spinte da oltre 30 milioni di migranti interni. L’India ha previsto investimenti infrastrutturali per oltre 1.400 miliardi di dollari entro il 2030 (Fonte: ONU, World Urbanization Prospects, 2022). In Africa, il continente con il tasso di urbanizzazione più alto al mondo, città come Lagos e Nairobi crescono fino al 5% annuo, alimentate da migrazioni interne e transfrontaliere, e ospitando progetti ambiziosi come la Konza Techno City in Kenya (Fonte: UN-Habitat, 2023). Queste trasformazioni impongono una ridefinizione profonda del ruolo dell’architettura come pratica critica e immaginativa. «Siamo particolarmente interessati a esplorare i movimenti migratori e la rapida localizzazione dell’urbanesimo come elementi fondanti della vita sociale contemporanea», ha spiegato Vyjayanthi Rao. «La Triennale metterà al centro proposte per creare infrastrutture civiche capaci di accogliere questi flussi, disegnando nuovi percorsi per una vita collettiva in un mondo incerto e in continua trasformazione».
L’edizione 2026 ospiterà architetti, artisti, designer, studiosi, istituzioni culturali e comunità locali provenienti da tutto il Golfo e dal Sud Globale. Il programma comprenderà installazioni site-specific, mostre immersive, performance urbane, laboratori collaborativi ed eventi pubblici pensati per attivare il tessuto urbano di Sharjah e favorire un confronto diretto tra pratiche e prospettive diverse. Per la prima volta, alcuni partecipanti selezionati parteciperanno a residenze mensili nella città, per radicare i progetti nel contesto sociale e culturale del territorio.
Il percorso verso la Triennale inizierà già a novembre 2025, con un evento pubblico in cui saranno presentati i primi partecipanti selezionati, coinvolti in un dialogo diretto con i curatori. Un modo per costruire, passo dopo passo, un pensiero condiviso sul futuro dell’architettura e della vita urbana.