Il Parco in collina di Patrizia Sandretto
Sei installazioni in un Parco d’arte permanente ispirato al mosaico di tessere dei campi, dei noccioleti e dei vigneti che lo circondano

Nella bella cittadina del Roero in cui nacque 25 anni fa, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo amplia le proprie attività con la realizzazione di un Parco d’arte permanente progettato da Lorenzo Rebediani e Vera Scaccabarozzi e ispirato al mosaico di tessere dei campi, dei noccioleti e dei vigneti che lo circondano.
Mentre le mostre, la didattica e le residenze di artisti e curatori internazionali proseguono nel settecentesco palazzo della famiglia di Agostino Re Rebaudengo, marito della presidente Patrizia Sandretto e presidente di Asja Ambiente (gruppo internazionale sponsor del progetto), nella collina di San Licerio, appena fuori la cittadina, è sorto nel settembre 2019 il primo nucleo del Parco d’arte Sandretto Re Rebaudengo (ingresso libero), con l’opera «Flat Earth Visa» di Paul Kneale, concepita appositamente per il sito, composta da tre antenne paraboliche rivolte verso il cielo (e illuminate di notte).
Tutt’intorno, i filari di una vigna di Nebbiolo (le prime bottiglie hanno le etichette disegnate dal britannico Liam Gillick), i salici, le querce e il nuovo filare di cipressi che, dall’ingresso, conduce al poggio panoramico affacciato sulle colline del Roero. Qui sono state poste le due panche «Cypress Violets» e «Cypress reds» realizzate da Mark Handforth con il legno del maestoso cipresso un tempo all’ingresso.
Lungo il percorso si susseguono ora le nuove installazioni: «Monowe (The Terminal Outpost)» di Ludovica Carbotta, una torre di guardia capovolta alta nove metri, «Vehicle (Anphibian)», il veicolo immaginario di Carsten Höller, «Trashstone 036» di Wilhelm Mundt (opera del 1991, tra le prime acquistate da Patrizia Sandretto) e «Affioramenti» di Manuele Cerutti. Il 2 ottobre sarà la volta di un nuovo intervento site-specific di Marguerite Humeau.
Tutte insieme, spiega un’entusiasta Patrizia Sandretto re Rebaudengo, «compongono un panorama e tracciano un vero e proprio sistema di orientamento, invitando il pubblico a guardare vicino e lontano, a conoscere, ad accendere l’immaginazione, a inventare e a raccontare storie. Sono convinta che i borghi italiani come Guarene rappresentino la base per ridisegnare le rotte di un turismo più consapevole, attento e sostenibile, alternativo ai grandi flussi del turismo tradizionale», conclude Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.


