I talebani guardiani del museo che avevano vandalizzato

Ha riaperto il Museo Nazionale dell’Afghanistan a Kabul, mentre un gruppo di artisti e creativi chiede aiuto ai leader mondiali

L’ingresso al Museo Nazionale dell’Afghanistan a Kabul
Gareth Harris |  | Kabul

Il Museo Nazionale dell’Afghanistan ha riaperto per la prima volta da quando i talebani hanno preso il potere nella capitale, il 15 agosto scorso. Secondo l’Associated Press (Ap) ci sono frequenti interruzioni di corrente elettrica, il personale non viene retribuito e le milizie talebane fungono da guardie.

Il museo, situato nel sud-ovest della capitale, ospita manufatti che vanno dal Paleolitico al XX secolo. I visitatori giornalieri del museo sono tra i 50 e i 100; gli orari di apertura sono indicati sul sito web, tuttavia non è chiaro quando sia stato aggiornato l’ultima volta e il direttore, Mohammad Fahim Rahimi, non ha voluto rilasciare dichiarazioni in proposito.

Immagini ottenute da Ap mostrano un combattente talebano intento a scattare foto di manufatti sul suo cellulare il 6 dicembre; in un’altra immagine si vede il conservatore del museo Mohammad Name Noorzai mentre restaura un oggetto antico di ceramica. L’agenzia di stampa Khaama, con sede in Afghanistan, riferisce che «Il Ministero dell’Informazione e della Cultura dei talebani ha dichiarato che sono impegnati a preservare i siti culturali e le antichità storiche e i monumenti dell’Afghanistan».

L’ultima volta che Kabul è stata sotto il controllo dei talebani, vent’anni fa, l’Afghanistan ha perso circa la metà del suo patrimonio culturale. La sharia da loro praticata proibisce la rappresentazione di icone, corpi umani e altre divinità, e in passato ha portato anche alla cancellazione sistematica delle minoranze e delle donne, che ora devono essere accompagnate da tutori (maschi) e indossare il velo.

Risale ad agosto una dichiarazione del museo: «La situazione caotica, ovvero la presa di potere dei talebani, causa un’enorme preoccupazione per la sicurezza dei manufatti e dei beni del museo». Nel frattempo, un gruppo di artisti e creativi afghani ha consegnato una lettera di richiesta di aiuto al primo ministro britannico Boris Johnson e ad altri leader mondiali: aperta e pubblicata in francese, farsi, inglese e tedesco, la lettera descrive il lavoro degli artisti afghani negli ultimi due decenni per rilanciare la scena artistica e culturale nel loro Paese.

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