Image
Image

I funzionari si fanno in quattro ma il sistema delle emergenze del Ministero fa acqua

Le richieste degli amministratori locali: depositi antisismici per conservare i beni nel territorio e un apposito ArtBonus

Stefano Miliani

Leggi i suoi articoli

Nell’entroterra marchigiano, ferito gravemente dal recente terremoto, serpeggia una paura oltre a quella delle scosse: che l’arte di questi luoghi non rinasca, che finisca al riparo altrove e non torni. Nonostante segnali incoraggianti, come la Pinacoteca Civica «Padre Tacchi Venturi» di San Severino Marche riaperta dopo poco più di un mese di chiusura, più d’un responsabile di cose d’arte in questi borghi e monti è molto critico soprattutto verso il Mibact. 

Luca Maria Cristini, architetto, è direttore dei beni culturali della Diocesi di Camerino. A metà dicembre ci ha detto: «Il Tiepolo dalla chiesa di San Filippo a Camerino si è solo impolverato ed è in un deposito sicuro. A Castelsantangelo sul Nera invece sono caduti molti affreschi tra cui una rara raffigurazione quattrocentesca di un Cristo della Domenica circondato da strumenti del lavoro quotidiani mentre, nella chiesa di San Martino dei Gualdesi, è caduta una porzione di muro su un ciborio: dopo oltre un mese conosciamo solo il 50% della situazione». L’architetto è molto critico: «Dopo la riforma del 2012 della Protezione civile, fatta per esigenze “moralizzatrici” (dopo lo scandalo della “cricca degli appalti”, Ndr), il Mibact ha strutture emergenziali proprie. Ha tecnici ottimi, però manca un coordinamento: se devi andare a recuperare una tavola, una volta c’è il camion ma non gli imballaggi, un’altra manca qualche figura essenziale». Peggio ancora giudica la burocrazia: «Per ogni intervento devo indicare la particella catastale, le risorse, le spese, il proprietario dell’opera, devo descriverla: è una procedura assurda, se c’è un campanile da puntellare è un’emergenza». Responsabile di almeno 486 chiese in zona, Cristini rincara: «Dopo agosto si è sprecato tempo perché la Soprintendenza non aveva le schede delle opere in alcuni edifici danneggiati». Un esempio? «Avevo segnalato una Maestà nel castello di Carpignano che poi è crollato. Il sistema di emergenza del Mibact fa acqua anche se i suoi funzionari si fanno in quattro. Forse va di nuovo inquadrato nel sistema virtuoso della Protezione civile che, l’ho visto di persona a L’Aquila, ha funzionato». 

Dal Museo diocesano di Camerino opere come le sculture del Maestro della Madonna di Macereto sono state messe al riparo in fretta. Il raffinato reliquiario di Sisto V di Montalto è sotto custodia, invece a Montegallo si sono frantumati gli affreschi delle Sibille. Paola Di Girolamo dirige i dieci musei sistini della diocesi di San Benedetto del Tronto: «La Soprintendenza ha sì poco personale ma agisce in modo poco organico. Le squadre vengono da fuori, nella miriade di strade si smarriscono e poi devono tornare ad Ancona, si perde tempo anche su chi deve intervenire». Nel piceno descrive un bollettino da tempo di guerra: «Siamo pieni di chiese romaniche. È crollata l’abside della chiesa di San Lorenzo a Vallegrascia di Montemonaco, il campanile ha crepe ma alla Diocesi prima hanno detto che non si può intervenire, poi sì. Il meccanismo del Mibact è farraginoso. Nella chiesa di San Giorgio all’Isola sempre a Montemonaco, che ha affreschi bizantini e del ’500, abbiamo puntellato noi l’abside». «A dicembre tra musei, chiese e palazzi i siti inagibili sono oltre 6mila, afferma Alessandro Delpriori, sindaco di Matelica nonché valido storico dell’arte, ma il Ministero ha risposto in modo poco attento per mancanza di personale». Nella cittadina, il Museo Piersanti ha avuto tutte le 43 sale danneggiate, nella Cattedrale è crollata la volta. Tra i danni elenca: «Dalla Pinacoteca abbiamo portato via la pala di Salvator Rosa e le opere del nostro ’800, nella chiesa di San Francesco i calcinacci sono caduti su una pala del 1501 di Marco Palmezzano, nella piccola chiesa di Agolla di Sefro ha subito danni una Crocifissione di fine ’400 del Pittore di Sefro». Il nocciolo del problema è, per Delpriori, il seguente: «Dalla Soprintendenza ce la mettono tutta, sono eroi, ma non possono farcela. Inoltre le opere non devono andare in depositi temporanei, come ad Ancona: significa portare via l’identità storica, dire ai turisti di non venire più a Matelica. Al contrario, cerchiamo di costruire un deposito temporaneo, antisismico, e di renderlo visibile al pubblico a primavera. Ci muoviamo insieme a tutti i Comuni». Dalla teoria alla pratica: sindaci e assessori di 57 amministrazioni hanno scritto a tutte le istituzioni, Mibact in testa, affinché le «opere d’arte rimangano nel territorio», in depositi e laboratori attrezzati, e sia istituito un ArtBonus speciale per i beni culturali del Maceratese.
 

Stefano Miliani, 08 gennaio 2017 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Grazie a un finanziamento di 2 milioni di euro è in corso la riqualificazione del sito umbro, che comprende la necropoli del Palazzone, un Antiquarium, un laboratorio di restauro e uffici

La casa automobilistica ha finanziato con 300mila euro l’intervento sull’affresco della «Madonna in trono con Bambino, quattro angeli e san Francesco» nella Chiesa Inferiore: «Non sarà più necessario restaurarlo per cent’anni»

Gli interventi, ad opera degli allievi della Scuola di alta formazione dell’Icr, vengono realizzati nel Laboratorio di materiali lapidei a Matera. E su questa opera è uscito anche un libro

I lavori, iniziati a settembre 2022, costeranno 15 milioni di euro e dovrebbero concludersi nel 2025

I funzionari si fanno in quattro ma il sistema delle emergenze del Ministero fa acqua | Stefano Miliani

I funzionari si fanno in quattro ma il sistema delle emergenze del Ministero fa acqua | Stefano Miliani