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Paul Strand, «Luzzara (giorno di mercato)», 1953, dal «Portfolio Four», ed. 1981. Istituto centrale per la grafica

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Paul Strand, «Luzzara (giorno di mercato)», 1953, dal «Portfolio Four», ed. 1981. Istituto centrale per la grafica

Paul Strand e Cesare Zavattini di nuovo insieme a Roma

Una consistente acquisizione dell’Istituto centrale per la grafica dall’archivio di Arturo Zavattini compone il nucleo della mostra allestita a Palazzo Poli, che racconta la collaborazione tra il fotografo statunitense e lo sceneggiatore italiano 

«Ovunque mi sia capitato di trovarmi, nel Sud-Ovest (degli Stati Uniti, Ndr), in Messico, in un borgo dell’Italia, in Ghana, oppure in Egitto, in Marocco o nelle isole delle Ebridi Esterne, sono andato alla ricerca della lunga aggregazione che dà a ciascun luogo la sua qualità peculiare e che plasma i profili delle sue genti». Lo scriveva Paul Strand introducendo On My Doorstep, portfolio uscito nel 1976, l’anno in cui morì, a oltre 85 anni di età, a Orgeval, in Francia. Quel passo enuclea la poetica del fotografo statunitense e potremmo interpretare il riferimento al borgo italiano come memoria di un’esperienza storica: affiancato dalla moglie Hazel Kingsbury, nel 1953 Strand documentò la vita e gli abitanti di Luzzara (Re), insieme allo scrittore, regista e sceneggiatore, Cesare Zavattini (1902-89), nato nel piccolo centro contadino della pianura padana. Quel reportage confluì nel libro Un Paese, pubblicato da Einaudi nel 1955, che includeva un testo dello scrittore. 

Lo si rivede in parte in una mostra illuminante a Palazzo Poli, all’Istituto centrale per la grafica, nel centro di Roma a pochi passi dalla Fontana di Trevi: il titolo è «Strand-Zavattini. La fotografia è un ponte» e, dopo un’apertura dal 5 giugno al 20 luglio, sarà visibile dal 9 al 28 settembre. Successivamente le immagini dovranno riposare a lungo al buio. Curata dalla direttrice Maura Picciau e da Silvia Trisciuzzi, con una cinquantina di scatti la rassegna espone una consistente acquisizione dall’archivio di Arturo Zavattini, figlio di Cesare, compiuta di recente dall’Istituto.

L’acquisizione rientra nel progetto «Strategia Fotografia 2023», promosso dalla Direzione generale creatività contemporanea del Ministero della Cultura: è costata circa 70mila euro tramite trattativa privata, fa sapere Picciau, e si inserisce in una strategia di concerto con il dicastero «per arricchire la collezione dell’istituto». L’Icg ha incamerato dieci scatti dal «Portfolio Four» di Strand più documenti, dieci foto donate dal fotografo a Cesare Zavattini (quattro stampe per contatto da negativo e sei provini) per la preparazione di Un paese, ⁠tredici foto di Arturo sul lavoro del fotografo newyorkese e del padre a Luzzara. A queste 33 fotografie se ne aggiungono dieci in Lucania, notevoli, firmate dal figlio dello sceneggiatore-scrittore, un suo ritratto del padre e più altre due foto. In totale le immagini sono 46.

«È un corpus di casa Zavattini nato da un pezzo della vita di Cesare insieme a Strand», specifica Picciau. «Portfolio Four» di Strand raccoglie immagini scattate dal 1950 al 1973 in più paesi, Italia compresa, e non lasciano indifferenti. Nella mostra basta osservare a distanza ravvicinata la baia dall’orizzonte sconfinato e brullo nelle Isole Ebridi, in Scozia, con i cavalli in primo piano sulla spiaggia e tra le rocce, per apprezzare appieno la gamma di bianchi, neri e gradi intermedi calibrati minuziosamente. Oppure le tonalità di grigio nelle ombre e negli abiti dei frequentatori del mercato di Luzzara ripresi con un taglio obliquo dall’alto.

«È emozionante il rapporto con le foto di Strand, conferma Maura Picciau. Dal vivo la profondità dei toni bianchi e neri anche nelle nature morte è qualcosa di inconsueto. I cento toni sono frutto di tanto lavoro in camera oscura: non è solo aver visto un luogo e scattato, è un’opera di ricerca e ci consegna alla visione qualcosa che l’artista ha indagato». 

Il «Portfolio» comprato dall’Istituto di grafica, fa sapere la direttrice, «è del 1976, l’anno della morte di Strand, con prefazione di Zavattini. A quanto ci consta, siamo l’unico museo italiano ad avere questo corpus fotografico e che sia qui ha doppiamente senso: perché compiamo 50 anni e perché il primo direttore, Carlo Bertelli, con trent’anni di anticipo sulla legislazione dei beni culturali volle che qui si tutelasse la fotografia d’autore. La chiamiamo “d’autore” quando chi ha scattato sceglie la stampa o, se non va in camera oscura, sovrintende al momento della stampa. Questo ci differenzia e questo voleva Bertelli. La nostra collezione non sarà enorme, ma ha una qualità altissima. In più facciamo tutto in casa, anche i passe-partout, il che richiede tempo, e con studi molecolari del restauratore insieme al curatore».

Da non dimenticare anche la figura di Arturo Zavattini. Nato nel 1930, operatore per registi come Federico Fellini, Pietro Germi, Luciano Emmer, Elio Petri, Dino Risi, Vittorio de Sica, Dario Argento, direttore della fotografia in vari film, nel 1952 accompagnò l’antropologo Ernesto de Martino in una storica indagine sulla Lucania e da quell’esperienza provengono gli scatti al Sud, ora dell’Istituto della grafica. «Giovanissimo, documentò il padre e l’immenso fotografo americano che a Luzzara cercavano, diciamo, una storia neorealista, riflette Maura Picciau. Arturo Zavattini è talmente riservato che fino ai suoi 85 anni ha tenuto nascosta la sua vita fotografica».

Arturo Zavattini, «Ritratto di Cesare Zavattini in barca lungo il Po», Luzzara, 1953, stampa 2015 ca. Istituto centrale per la grafica

Stefano Miliani, 28 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

Paul Strand e Cesare Zavattini di nuovo insieme a Roma | Stefano Miliani

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