Ethereum ha tagliato del 99% le sue emissioni di CO2

Il tanto atteso cambiamento sulla piattaforma preferita per gli appassionati di Nft sembra destinato a rendere il meccanismo molto meno dannoso per l’ambiente

Ethereum ha finalmente completato «The Merge». Cortesia di Investopedia
Kabir Jhala |

Un momento tanto atteso nel mondo delle criptovalute è finalmente arrivato: Ethereum, la blockchain più utilizzata al mondo, preferita soprattutto nel mercato degli Nft, ha completato oggi un aggiornamento del software che ridurrà drasticamente il suo consumo energetico. Denominata «The Merge», questa operazione ha modificato notevolmente il sistema di sicurezza che sta alla base della blockchain di Ethereum, di cui è originaria la seconda criptovaluta al mondo, Ether, del valore di 200 miliardi di dollari. Il suo completamento è stato confermato oggi dal fondatore di Ethereum Vitalik Buterin su Twitter.

Secondo un rapporto pubblicato dalla società di ricerca Crypto Carbon Ratings Institute (CCRI), il consumo elettrico di Ethereum sarebbe dovuto diminuire del 99,988% e le emissioni di carbonio del 99,982% durante la notte del 15 settembre. Il rapporto stima che prima di «The Merge», Ethereum consumava 23 milioni di megawattora (MWh) all’anno. In futuro, il consumo sarà di soli 2.600.

Come la maggior parte delle altre blockchain, il consumo energetico di Ethereum ha suscitato critiche e preoccupazioni da parte degli scettici e degli evangelisti delle crypto. All’inizio di quest’anno è stato stimato che il consumo annuo è pari a quello dei Paesi Bassi e superiore a quello delle Filippine e del Pakistan.

Come funziona?
Fino a oggi Ethereum utilizzava un sistema noto come «proof of work» per validare le transazioni sulla sua blockchain. Ciò comportava che i partecipanti in rete risolvessero complessi problemi matematici per convalidare i nuovi blocchi e poiché questo metodo richiede la potenza di calcolo di molti server diversi, comportava anche un notevole dispendio di energia.

Questo sistema è stato ora quasi del tutto sostituito da un nuovo sistema chiamato «proof of stake», in base al quale le transazioni sono convalidate da un gruppo di individui e società che hanno puntato i propri token come garanzia per la sicurezza della rete. Questo processo richiede un numero molto inferiore di persone per convalidare costantemente i blocchi della catena e quindi consuma molta meno energia.

I piani per il passaggio alla proof of stake esistono fin dalla nascita di Ethereum, nel 2015, e sono stati resi noti dai fondatori della blockchain in seguito alle diffuse critiche rivolte alle criptovalute e alle NFT per il loro impatto ambientale.

Che cosa significa?
Per coloro che si sono approcciati agli Nft tramite il mondo dell’arte, questo cambiamento avrà un effetto positivo in quanto Ethereum è la blockchain più utilizzata per coniare e scambiare Nft. Sebbene siano state lanciate altre blockchain che promettevano simili riduzioni delle emissioni di carbonio, queste si basavano ancora sulla rete Ethereum ed erano molto meno popolari.

Per coloro che hanno esitato ad entrare nel mondo degli Nft a causa della sua impronta di carbonio, la rimozione di questo ostacolo importante potrebbe essere una manna dal cielo per il mercato, che quest’anno è crollato significativamente dopo i massimi vertiginosi del 2021. L’anticipazione di «The Merge» ha contribuito ad aumentare il prezzo dell’Ether, che è salito di circa il 75% rispetto al suo minimo storico di giugno. In confronto, il Bitcoin è salito solo del 15% nello stesso periodo.

La manovra è stata descritta da importanti esperti di crypto come una rivoluzione. «La “proof of stake” è un elemento di svolta che speriamo venga adottato da altre catene “proof of work”. Pensiamo che questo sarà un vantaggio per la criptoarte», afferma Josh Crain, amministratore delegato del popolare market NFT SuperRare. Tuttavia, c’è ancora «molto lavoro da fare per ridimensionare le transazioni», aggiunge.

A questo sentimento fa eco Josh Hardy, direttore della tecnologia del sito web di arte digitale e della piattaforma NFT Daata, secondo il quale se l’industria NFT continuerà a migliorare le modalità non-IRL (In Real Life, Ndr) per supportare gli artisti, «è molto probabile che possa utilizzare meno carbonio rispetto al mondo dell’arte tradizionale e fisica».

Nel frattempo, non è più necessario, o addirittura possibile, minare Ether sulla rete Ethereum, come si può ancora fare con il Bitcoin. Questo ha fatto sì che miniere come Ethermine abbiano annunciato la loro chiusura. Pochi giorni dopo «The Merge», Ethermine effettuerà un pagamento automatico ai suoi minatori per eventuali conti non pagati.

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