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Dettaglio «Sans titre» (2001) di Viswanathan

Courtesy of Grosvenor gallery and Phillips

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Dettaglio «Sans titre» (2001) di Viswanathan

Courtesy of Grosvenor gallery and Phillips

Phillips rivendica la propria presenza nel mercato sudasiatico

Organizzata in collaborazione con la Grosvenor Gallery, la mostra-vendita londinese dedicata al Modernismo vede la casa d'aste occuparsi di questa regione in forte espansione

Kabir Jhala

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Una mostra-vendita dedicata al modernismo sudasiatico da Phillips Berkley Square segna l'ingresso più significativo della casa d’aste nel mercato dell’arte della regione. «Crossing Borders» (fino al 31 luglio) presenta le opere di 64 artisti che hanno plasmato il dialogo modernista nel corso del XX secolo, tra cui Bhupen Khakhar, Huma Bhabha, Rasheed Araeen e Nilima Sheikh. Nei due piani dello spazio espositivo di Phillips, grandi nomi del mercato come S.H. Raza e F.N. Souza sono affiancati da artisti meno noti come Ahmed Parvez. In primo piano spiccano due dipinti dell’artista del Kerala Viswanathan, alla sua prima apparizione commerciale dopo la mostra antologica alla Biennale di Sharjah di quest’anno. I prezzi vanno dalle 5mila sterline per le opere su carta a 1,5 milioni di sterline per un olio degli anni ’50 di M.F. Husain, il cui monumentale «Gram Yatra» (1954) ha battuto il record per un dipinto indiano all’asta quando è stato venduto da Christie’s New York a marzo per 13,7 milioni di dollari.

SH Raza, «Germination» (1986). Courtesy of Grosvenor gallery and Phillips

Infatti, l’attenzione di Phillips per l’Asia meridionale arriva in un momento in cui decine di artisti del XX secolo stanno assistendo a una forte accelerazione dei mercati dell’arte, grazie alla crescita economica sostenuta e al boom dei piccoli musei privati in India. Anche il maggiore interesse delle istituzioni occidentali per gli artisti del Sud del mondo gioca un ruolo importante. Phillips sottolinea in un comunicato stampa che la sua mostra coincide con «un’attenzione istituzionale senza precedenti per l’arte dell’Asia meridionale in tutta Londra quest’anno, dal Barbican alla Royal Academy, alle Serpentine Galleries e alla Frieze Cork Street».
Fino ad ora, la presenza di Phillips nel mercato dell’arte moderna e contemporanea dell’Asia meridionale è stata relativamente scarsa, almeno rispetto ad altre case d’asta internazionali. Sotheby’s e Christie’s hanno mantenuto per oltre due decenni dipartimenti dedicati a questa categoria, attraverso i quali organizzano vendite semestrali a New York. Bonhams, sebbene meno attiva, ha anche un piccolo dipartimento dedicato all’Asia meridionale e occasionalmente organizza vendite dal vivo. Nel 2010, Phillips (allora Phillips de Pury & Co) ha incluso opere indiane nelle sue vendite Brics, dedicate all’arte proveniente da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, ma ha cessato queste aste dopo soli due anni.

Gli organizzatori di «Crossing Borders», da ds a sn: Conor Macklin, Yassaman Ali, Charles Moore. Courtesy of Grosvenor gallery and Phillips

A guidare l’espansione di Phillips nel Sud Asia è Yassaman Ali, direttore regionale per il Medio Oriente e il Nord Africa, il cui ruolo è stato recentemente ampliato per includere anche il Sud Asia. «Con l’intensificarsi della domanda, non solo per le opere contemporanee ma anche per quelle moderne del Sud Asia, è giunto il momento di rafforzare la nostra strategia e formalizzare questo impegno», afferma Ali. A differenza dei suoi concorrenti, continua Ali, Phillips mantiene un «approccio decisamente agile» non separando l’arte in vendite specifiche per regione. «Al contrario, posizioniamo gli artisti dell’Asia meridionale sulla nostra piattaforma globale insieme ai loro colleghi, dando loro il riconoscimento e la visibilità che meritano senza “emarginarli”. Il Barbican è un’istituzione che sta facendo proprio questo, esponendo Giacometti insieme a Huma Bhabha, e questo riflette l’evoluzione del mondo dell’arte verso l’inclusività».

Attraversare i confini o sfumarli?
La mostra alla Phillips è organizzata in collaborazione con la Grosvenor Gallery, la principale galleria britannica specializzata in arte dell’Asia meridionale. Le opere sono state consegnate congiuntamente da Phillips e Grosvenor, e i costi, compresi quelli di spedizione e installazione, saranno condivisi tra le due organizzazioni, così come i profitti. Con le case d’asta che sviluppano sempre più il loro settore delle vendite private, una dinamica esacerbata da un mercato in calo che dissuade molti venditori dal vendere pubblicamente, la collaborazione Grosvenor-Phillips è l’ennesimo esempio di come i confini si stiano sfumando in un settore un tempo compartimentato.

Abdur Rahman Chughtai, «Untitled (Mughal Princess)»,1960 ca. Courtesy of Grosvenor gallery and Phillips

«Dato che le case d’asta sono attive da tempo nel mercato delle vendite private, non riteniamo che si tratti di una scelta particolarmente radicale», afferma Conor Macklin, fondatore di Grosvenor. «Credo che Phillips abbia realizzato circa 120 milioni di dollari in vendite private nel 2024. La trasparenza è un aspetto che entrambi teniamo molto a preservare. Poiché Phillips sta cercando di entrare in questo settore e sta partendo da zero, questa collaborazione dovrebbe rivelarsi estremamente utile».
«La nostra galleria a St. James's è di dimensioni modeste», aggiunge Charles Moore, socio in affari di Macklin. «Per noi è un'opportunità per allestire una grande mostra in uno spazio ampio, avvalendoci dei team di logistica, marketing e vendita di Phillips e beneficiando al contempo della sua portata globale».
Per Ali di Phillips, la collaborazione con Grosvenor «amplifica la nostra portata all'interno delle principali comunità di collezionisti regionali. Stiamo cercando di espandere e rafforzare la presenza di Phillips nel mercato dell'Asia meridionale, e questa partnership ci consente di fare esattamente questo».

Kabir Jhala, 14 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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