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Arte, scienza, Montagna e Brustolon

Il Museo Civico riapre nel settecentesco Palazzo Fulcis e riporta a casa tre opere di Sebastiano Ricci

Elena Franzoia

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Il nuovo Museo Civico riapre a Palazzo Fulcis il 26 gennaio. Grazie alla concessione al Comune dell’edificio da parte di Fondazione Cariverona, attuale proprietaria, viene così restituito alla collettività non solo un grande e moderno museo, ma anche la più importante testimonianza architettonica settecentesca della città, risultato dell’accorpamento di tre edifici esistenti operato nel 1776 dall’architetto Valentino Alpago-Novello. 

Il nucleo principale del complesso conserva importanti decorazioni a stucco sei-settecentesche ed era originariamente arricchito da tre opere di tema mitologico commissionate nel 1702 a Sebastiano Ricci da Pietro Fulcis quando divenne, appena sedicenne, cavaliere di Malta. Oggi di proprietà del Museo Civico dopo le dispersioni seguite all’estinzione della famiglia, le tre opere torneranno dunque nella loro sede originaria. 

Il lungo intervento di restauro del palazzo, iniziato nel 2010, è stato realizzato dall’architetto Luigi Calcagni dello studio veronese Arteco e interamente finanziato da Fondazione Cariverona per un importo complessivo di circa 9 milioni di euro. Il Museo Civico passa così dai circa 600 mq dell’attuale sede di Palazzo dei Giuristi ai circa 3mila di Palazzo Fulcis, distribuiti su 4 livelli e caratterizzati da moderne dotazioni di sicurezza e accessibilità, oltre a una sala didattica e a un’area per mostre temporanee. L’allestimento, che ha cercato il continuo dialogo con gli ambienti storici, porta la firma dell’architetto Antonella Milani, sempre di studio Arteco, e del conservatore del Museo Denis Ton. Il bando di gara, per un importo di 420mila euro stanziati da Fondazione Cariverona e Comune di Belluno, è stato vinto dall’azienda Bawer di Matera, specializzata nella componentistica in acciaio. 

Fondato nel 1876 e dunque tra i più antichi del Veneto, il Museo Civico di Belluno raccoglie collezioni composite, spaziando dal Paleolitico superiore alla fine dell’Ottocento, dall’arte alla scienza. Il nucleo originario è costituito dalla pinacoteca del medico Antonio Giampiccoli, donata nel 1872, cui si aggiunsero, tra le altre, la collezione di antichi bronzi, monete, medaglie, manoscritti e libri di interesse locale di Florio Miari; i materiali scientifici conservati nel Gabinetto provinciale naturalistico e industriale istituito nel 1837 e quelli donati dal geologo e naturalista Tomaso Antonio Catullo; la collezione dell’ornitologo Angelo Doglioni e quella del botanico Alessandro Francesco Sandi. 

Le opere d’arte più significative portano la firma, tra gli altri, di Matteo Cesa, Pomponio Amalteo, Bartolomeo Montagna, Domenico Tintoretto, Alessandro Longhi, Marco e Sebastiano Ricci, Gaspare Diziani, Andrea Brustolon e Ippolito Caffi. In particolare, spiccano due splendide «Madonna col Bambino» del vicentino Bartolomeo Montagna (1450-1523) e la grande tela con la «Caduta di Fetonte» realizzata da Sebastiano Ricci, mentre del celebre vedutista e patriota bellunese Ippolito Caffi (1809-1866) il museo conserva la tela «Venezia con la neve» e la veduta di «Belluno con il Monte Dolada». Di grande interesse le opere scultoree di Andrea Brustolon (1662-1732), detto «il Michelangelo del legno», la cui carriera si sviluppò soprattutto a Venezia ma il cui ritorno intorno al 1720 lasciò tracce indelebili nella cultura figurativa bellunese. Brustolon è presente nelle raccolte del Civico con un Crocefisso, una cornice con putti, alcuni bozzetti in terracotta e un corpus di disegni preparatori. Come evento inaugurale, il Museo Civico ospiterà fino al primo maggio la «Madonna Barbarigo» di Tiziano, appartenente alle collezioni dell’Ermitage di San Pietroburgo e finora mai esposta in Italia.

Elena Franzoia, 16 gennaio 2017 | © Riproduzione riservata

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