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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliCon il motto «fare della brevità un’arte» festeggia i suoi primi 10 anni il Festival della Sintesi di Lucca (18-21 giugno), manifestazione ideata dal vignettista Alessandro Sesti, presidente dell’associazione Dillo in sintesi, che accosta giornalismo, letteratura, teatro, geopolitica, costume, psicologia e teologia con l’obiettivo di promuovere la concisione come forma di comunicazione efficace, trasversale e interdisciplinare.
Tra gli invitati compaiono quest'anno il cofondatore de «Il Fatto Quotidiano» Peter Gomez e l'opinionista e conduttrice radiotelevisiva Marianna Aprile (che saranno anche premiati), gli attori Letizia Toni e Fabrizio Bentivoglio, il massmediologo Carlo Freccero, il giornalista sportivo Ezio Luzzi e il poeta Elio Pecora. Di grande fascino la sede prescelta. In occasione della manifestazione riaprirà infatti un gioiello anche troppo segreto del Romanico lucchese, e cioè quella Chiesa di Sant’Alessandro Maggiore, tra le più antiche della città, oggi poco conosciuta ma considerata da Carlo Ludovico Ragghianti «uno dei grandi capostipiti architettonici italiani dell'XI secolo».
Recente oggetto di un intervento di restauro e adeguamento funzionale sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, la chiesa è documentata dall'893 d.C. e sorge nel cuore del centro storico, all’interno del reticolo viario di origine romana a poca distanza da piazza San Michele e Palazzo Ducale. «La Chiesa di Sant’Alessandro, afferma don Lucio Malanca, è un luogo particolare, perché la sua evoluzione rappresenta il segno del passaggio dal primo al secondo millennio nella vita sia religiosa sia civile della città. Si tratta inoltre del più antico edificio integro di Lucca e “appartiene”, cioè è in carico, alla più antica comunità esistente in città, quella cristiana, rappresentata nel tempo dalla parrocchia».
Con la sua sobria e monolitica facciata, caratterizzata da filari lapidei alternati di diverse altezze in calcare bianco del Monte Pisano e portali di gusto classico, la chiesa presenta un essenziale impianto basilicale a tre navate dall'elegante simmetria. L’aspetto attuale si deve a un rifacimento di metà XI secolo, data precoce che ha fatto per anni definire Sant’Alessandro come esempio di protoromanico. I colonnati che suddividono le navate presentano materiali come il porfido egiziano e un’alternanza di capitelli differenti, alcuni dei quali risalenti alla primissima fase costruttiva. In occasione della traslazione del corpo di sant’Alessandro a Roma nel 1071, per volontà di Alessandro II, papa e vescovo di Lucca, venne realizzata la cripta. Nel XIII secolo l’edificio ribadì la propria funzione civile divenendo sede della Curia dei Foretani, tribunale del Comune incaricato di dirimere le controversie tra città e contado. Considerevoli le trasformazioni cinquecentesche, che introdussero volte a crociera, finestre più ampie e interramento della cripta.
Un importante intervento di restauro fu promosso nel 1840 dal duca Carlo Lodovico di Borbone-Parma, che affidò il progetto a Lorenzo Nottolini e la decorazione dell’abside, realizzata a encausto, a Michele Ridolfi. Il recente intervento promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca è stato firmato dall’ingegner Alessandro Lenci e dall’architetto Leonardo Casini allo scopo di rendere l’edificio pienamente fruibile, affiancando all’utilizzo per il culto quello come sede di eventi e manifestazioni culturali. In quest’ottica i lavori hanno comportato il restauro e la parziale riconfigurazione dell’area della sacrestia e dei locali annessi. L’interno della chiesa è stato inoltre dotato di un nuovo impianto di illuminazione e diffusione audio. Particolare attenzione è stata dedicata all’accessibilità, con superamento delle barriere architettoniche, e alla sicurezza di edificio e fruitori.
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