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Il Salone di Villa Bonaparte decorato da muse monocrome alle pareti, testimonianza dell’epoca del cardinal Valenti Gonzaga

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Il Salone di Villa Bonaparte decorato da muse monocrome alle pareti, testimonianza dell’epoca del cardinal Valenti Gonzaga

Apre al pubblico Villa Bonaparte a Roma

Abitata dal collezionista Valenti Gonzaga e poi dalla sorella dell’Imperatore, venne restaurata da Balthus

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Arianna Antoniutti

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Roma è città di chiese, aree archeologiche, musei, fontane, giardini e ville storiche. Tra queste ultime, Villa Bonaparte (dal 1950 sede dell’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede), è ora visitabile. Ogni martedì e giovedì (con prenotazione sul sito), visite guidate accompagneranno chi ne varcherà la soglia, a pochi passi da Porta Pia, monumentale ingresso urbano progettato da Michelangelo lungo le Mura Aureliane. Primo proprietario della Villa fu il cardinale Silvio Valenti Gonzaga, segretario di Stato di Benedetto XIV, che la fece edificare intorno al 1750.

Tre sono i nomi degli architetti che lavorarono al progetto, forse in differenti momenti: Paolo Posi, Jacques-Philippe Mareschal e il pittore e architetto Giovanni Paolo Pannini. Quest’ultimo, in una delle sue gremite «Gallerie di quadri e sculture», raffigura, nel 1749, il cardinale attorniato dalla sua smisurata collezione, che arrivò a contare più di 800 opere, 150 di esse riconoscibili nel dipinto. La Villa, acquistata nel 1756 dalla famiglia Sciarra Colonna, nel 1816 diverrà proprietà di Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone e moglie del principe Camillo Borghese.

La decisione di aprire le porte della Villa si deve alla precisa volontà dell’ambasciatrice Florence Mangin: «L’ambito diplomatico è una realtà abbastanza chiusa, ma rendere visibili al pubblico le residenze, soprattutto quando sono luoghi di particolare pregio, equivale a dare un segno politico di apertura sul mondo in cui viviamo e lavoriamo. Nella Villa è forte l’impronta lasciata da Paolina che, prima di soggiornarvi, volle apportare rilevanti cambiamenti all’aspetto di molti ambienti interni. Il suo forte legame con il fratello è ben testimoniato dalla Sala Egizia, omaggio alle campagne napoleoniche all’ombra delle piramidi. La sala conserva, inoltre, nel registro inferiore delle pareti, le tracce del restauro voluto dal pittore Balthus, nel 1970, con la medesima tecnica adoperata a Villa Medici.

Forse il nome di Paolina rischia di mettere in ombra quello del raffinato cardinale Valenti Gonzaga, personaggio al contrario rilevantissimo, sotto molti aspetti. Uomo di cultura, appassionato di arte, scienza e musica, egli fece della Villa, allora residenza suburbana, luogo d’incontro dell’intellighenzia artistica europea. Per ricostruire la figura storica del cardinale, e la consistenza della sua collezione, daremo avvio ad approfondite ricerche d’archivio. Desideriamo risalire all’aspetto settecentesco della sua dimora che, nel composto rigore della facciata, offre una straordinaria anticipazione del Neoclassicismo. Nel tempo, e con i successivi passaggi di proprietà, gli ambienti sono stati privati, oltre che della collezione del cardinale, anche del mobilio. Grazie al Mobilier National e all’Eliseo, abbiamo provveduto ad allestire le sale con pezzi d’arredamento d’epoca, porcellane di Sèvres e quadri provenienti dai depositi del Louvre
».

È questo il caso, ad esempio, della biblioteca di Paolina, impreziosita da mobili stile Impero e da un dipinto di Robert Lefèvre (1807), rappresentante la dama di compagnia della stessa principessa Borghese. Il percorso di visita della Villa, restaurata nel 2018, comprende inoltre la Sala da pranzo, con dipinti francesi del XVII secolo, la Loggia al piano nobile con pergolato a trompe-l’œil, anch’esso restaurato da Balthus, il Salone decorato da muse monocrome alle pareti (testimonianza dell’epoca del cardinal Valenti Gonzaga) e la cappella con ornamenti in stucco, altra creazione settecentesca.

Infine, nel giardino magnificamente curato, parte dell’originario ed esteso parco spazzato via dalle lottizzazioni ottocentesche, è conservata un’ultima, inattesa, testimonianza della storia romana e nazionale: la porzione di muro di cinta attraverso il quale, il 20 settembre 1870, i soldati del Regno d’Italia aprirono la Breccia di Porta Pia.

Il Salone di Villa Bonaparte decorato da muse monocrome alle pareti, testimonianza dell’epoca del cardinal Valenti Gonzaga

Un particolare del soffitto della Sala Egizia, omaggio di Paolina Bonaparte alle campagne napoleoniche

Arianna Antoniutti, 26 marzo 2023 | © Riproduzione riservata

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