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«Maharaja Raj Singh in a Garden Arcade», India, Rajasthan, Sawar (1710-15 ca). Howard Hodgkin Collection

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«Maharaja Raj Singh in a Garden Arcade», India, Rajasthan, Sawar (1710-15 ca). Howard Hodgkin Collection

Al Met le suggestioni indiane di Sir Howard Hodgkin

La collezione completa dell’artista inglese comprende 122 opere orientali ed è considerata una delle più importanti al mondo

Elena Franzoia

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Nel luglio 2022 Max Hollein, direttore del Metropolitan Museum of Art, annunciava l’acquisizione di 84 opere della collezione di dipinti indiani appartenuta a Sir Howard Hodgkin, celebre artista inglese mancato nel 2017 che aveva profuso in questo specifico campo, ben presente anche nella collezione di Gian Enzo Sperone esposta nel bel progetto espositivo che gli dedica il Mart di Rovereto, la passione di una vita.
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La collezione completa comprendeva infatti 122 opere collezionate nel corso di 60 anni indipendentemente da interessi accademici per l’area geografica, il periodo o lo stile, ma accomunate da un profondo pathos, sia sul piano narrativo sia su quello emotivo e poetico. Affascinato, commosso e ispirato dall’inconfondibile cultura visiva di questo «mondo altrove», l’artista ebbe modo di affermare che ciò che lo attirava dell’antica arte indiana era il «senso di vicinanza, nudità e tangibile realtà».
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Con l’eccezionale prestito dei 38 dipinti rimasti in possesso dell’Howard Hodgkin Indian Collection Trust, l’intera collezione, considerata una delle più importanti del mondo, è oggi visibile al Met grazie alla mostra «Indian Skies: The Howard Hodgkin Collection of Indian Court Painting» (6 febbraio-9 giugno), curata da John Guy e Navina Najat Haidar. Con opere che coprono un arco temporale compreso tra 1550 e 1850, il progetto espositivo ben riflette il gusto e le scelte di Hodgkin, presentando in sequenza cronologica capolavori dell’era Moghul e delle successive corti Deccan, Rajput e Pahari.
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Uno spazio autonomo è poi dedicato all’amatissimo tema degli elefanti. I dipinti raccontano tre secoli di raffinata cultura di corte. Come nelle opere della collezione Sperone, grande protagonista è sempre il maragià, colto in differenti attimi della sua vita privata (spesso privatissima) o in scene di caccia e di guerra. Grande attenzione viene anche dedicata alla bellezza femminile, oltre a soggetti tratti da poemi di carattere epico o religioso-devozionale e studi dedicati al mondo naturale.
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Immancabile appare ovviamente l’omaggio in mostra alle opere personali di Sir Hodgkin, Turner Prize nel 1985. Del celebre artista britannico vengono infatti presentati quadri dai vibranti colori, fortemente debitori delle atmosfere e della sensibilità indiane: «In Mirza’s Room» (1995-96) e soprattutto «Small Indian Sky» (1990), donato al Met dallo scrittore Antony Peattie, compagno di vita di Hodgkin e attuale amministratore dell’Hodgkin Indian Collection Trust.

Elena Franzoia, 05 febbraio 2024 | © Riproduzione riservata

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