Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliNel luglio 2022 Max Hollein, direttore del Metropolitan Museum of Art, annunciava l’acquisizione di 84 opere della collezione di dipinti indiani appartenuta a Sir Howard Hodgkin, celebre artista inglese mancato nel 2017 che aveva profuso in questo specifico campo, ben presente anche nella collezione di Gian Enzo Sperone esposta nel bel progetto espositivo che gli dedica il Mart di Rovereto, la passione di una vita.
La collezione completa comprendeva infatti 122 opere collezionate nel corso di 60 anni indipendentemente da interessi accademici per l’area geografica, il periodo o lo stile, ma accomunate da un profondo pathos, sia sul piano narrativo sia su quello emotivo e poetico. Affascinato, commosso e ispirato dall’inconfondibile cultura visiva di questo «mondo altrove», l’artista ebbe modo di affermare che ciò che lo attirava dell’antica arte indiana era il «senso di vicinanza, nudità e tangibile realtà».
Con l’eccezionale prestito dei 38 dipinti rimasti in possesso dell’Howard Hodgkin Indian Collection Trust, l’intera collezione, considerata una delle più importanti del mondo, è oggi visibile al Met grazie alla mostra «Indian Skies: The Howard Hodgkin Collection of Indian Court Painting» (6 febbraio-9 giugno), curata da John Guy e Navina Najat Haidar. Con opere che coprono un arco temporale compreso tra 1550 e 1850, il progetto espositivo ben riflette il gusto e le scelte di Hodgkin, presentando in sequenza cronologica capolavori dell’era Moghul e delle successive corti Deccan, Rajput e Pahari.
Uno spazio autonomo è poi dedicato all’amatissimo tema degli elefanti. I dipinti raccontano tre secoli di raffinata cultura di corte. Come nelle opere della collezione Sperone, grande protagonista è sempre il maragià, colto in differenti attimi della sua vita privata (spesso privatissima) o in scene di caccia e di guerra. Grande attenzione viene anche dedicata alla bellezza femminile, oltre a soggetti tratti da poemi di carattere epico o religioso-devozionale e studi dedicati al mondo naturale.
Immancabile appare ovviamente l’omaggio in mostra alle opere personali di Sir Hodgkin, Turner Prize nel 1985. Del celebre artista britannico vengono infatti presentati quadri dai vibranti colori, fortemente debitori delle atmosfere e della sensibilità indiane: «In Mirza’s Room» (1995-96) e soprattutto «Small Indian Sky» (1990), donato al Met dallo scrittore Antony Peattie, compagno di vita di Hodgkin e attuale amministratore dell’Hodgkin Indian Collection Trust.
Altri articoli dell'autore
Al Sainsbury Centre la mostra conclusiva del progetto « Possiamo smettere di ucciderci a vicenda?» con opere di Mona Hatoum, William Kentridge, Hew Locke, Zoran Mušič, Peter Oloya, Kimberly Fulton Orozco e Indrė Šerpytytė
Nata nell’ambito del Queer Culture Year, la mostra spazia in oltre un millennio attraverso piatti egiziani dell’XI secolo, sete safavidi del Seicento e installazioni contemporanee
Si è spento lo scorso 20 novembre l’architetto che, sin dal 1975, aiutò a svelare i molti segreti che lo stesso autore della struttura che svetta sopra la fiorentina Santa Maria del Fiore non spiegò mai
L’esposizione delle due tavole del Musée Jacquemart André di Parigi nel Palazzo Blu di Pisa consente un ideale ritorno dell’artista in città, dopo i lavori che lo impegnarono nella Cattedrale



