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Sovana, resti delle colonne che delimitavano il pronao della Tomba Ildebranda (prima metà del III secolo a.C.). Foto Alessandro Moggi - Archivio Toscana Promozione Turistica

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Sovana, resti delle colonne che delimitavano il pronao della Tomba Ildebranda (prima metà del III secolo a.C.). Foto Alessandro Moggi - Archivio Toscana Promozione Turistica

Tra gli Etruschi della Toscana | Sovana e Pitigliano

Un itinerario in dieci tappe attraverso i principali centri urbani etruschi e il loro territorio in compagnia dell’etruscologo Giuseppe M. Della Fina che ha viaggiato indietro nel tempo illuminando luoghi e monumenti, usi e costumi di questa straordinaria civiltà

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Giuseppe M. Della Fina

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Il racconto della scoperta delle tombe rupestri di Sovana si trova nelle pagine di The Cities and Cemeteries of Etruria, il libro del diplomatico e archeologo inglese George Dennis che portiamo nel nostro zaino ideale dall’inizio del viaggio nella Toscana etrusca. Egli narra che Samuel James Ainsley, suo compagno di cammino negli anni precedenti, nella primavera del 1843 raggiunse Sovana alla ricerca di antichità.

Provò a chiedere, ma la presenza di monumenti antichi non era nota. Insistette nel sopralluogo e riuscì a scoprire alcune tombe con la facciata ricavata nel tufo nascoste tra la fitta vegetazione. Parlò del ritrovamento con gli abitanti del paese e allora quasi all’unisono gli dissero: «Scherzi, scherzi. È quella la roba che cercate? Ma di scherzi così, qui è pieno». I resti dei monumenti rupestri della zona erano ritenuti «scherzi» della natura, o lavori capricciosi di qualche antenato.

Oggi l’area è compresa all’interno del Parco Archeologico Città del Tufo istituito nel 1998. Tra le tombe di Sovana si possono segnalare almeno la Tomba della Sirena (III-II secolo a.C.) con un frontone decorato dall’immagine di una Scilla che avvolge due figure giovanili con la parte serpentiforme del suo corpo. Sulla facciata è ricavata una nicchia al cui interno è scolpito un defunto disteso su una kline, mentre ai lati, sono raffigurati due demoni infernali. Non lontano dal monumento funerario si trova una delle più suggestive vie tagliate nel tufo, note localmente con il termine di «cava».

Alla distanza di poco più di un chilometro, nel raggio di poche centinaia di metri, si possono osservare le tombe Ildebranda, del Tifone e Pola. La prima è così denominata per ricordare Ildebrando di Sovana, poi papa Gregorio VII. Ha la forma di un tempio e dimensioni notevoli: s’ispira all’architettura sacrale e ai grandi mausolei dell’Asia Minore. Viene datata prevalentemente nella prima metà del III secolo a.C.

La Tomba del Tifone è un esempio caratteristico del tipo a edicola, con il frontone decorato da una testa, scolpita nel tufo e fortemente aggettante, raffigurata tra volute e fregi vegetali; è databile agli inizi del II secolo a.C. Non lontano è situato il «Cavone», ovvero la più lunga «via cava» di Sovana. La Tomba Pola risale alla prima metà del III secolo a.C., era anch’essa conformata a tempio, ma si conserva solo in parte.

Sovana continua a sorprendere e nel 2004 è stata riportata alla luce la Tomba dei Demoni Alati, oggetto di un attento lavoro di scavo e di successiva musealizzazione. Visitando le necropoli e le «cave» non si può trascurare di percorrere le vie e le piazze del paese che riservano la visione delle architetture medievali della Rocca Aldobrandesca, della Chiesa di San Mamiliano, oggi sede museale, della Chiesa di Santa Maria, della Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo. Nel Palazzo del Pretorio è ospitato il Centro di Documentazione che è utile visitare prima d’iniziare l’escursione all’area archeologica.

Da Sovana si raggiunge facilmente Pitigliano: era detta la piccola Gerusalemme per la sua nutrita e attiva comunità ebraica, costituita da numerosi ebrei che vi avevano trovato riparo a partire dalla seconda metà del Cinquecento per sfuggire alle persecuzioni. Concentrando la nostra attenzione sul passato più antico del centro si segnalano due musei: il Museo archeologico all’aperto «Alberto Manzi» con un’accentuata valenza didattica. Si tratta di un’area archeologica, che comprende le necropoli del Gradone e di San Giovanni, dove sono stati ricostruiti anche modelli di abitazione: una capanna circolare con dimensioni vicine al vero e una casa etrusca a tre vani e un portico.

Nel centro storico, negli spazi di Palazzo Orsini, è ospitato il Museo Civico Archeologico della Civiltà Etrusca «Enrico Pellegrini», che accoglie reperti in grado d’illustrare il passato della città e del suo territorio. Al suo interno va segnalata la presenza della collezione Vaselli con oggetti provenienti dalla vicina necropoli di Poggio Buco. Nell’edificio trova sede anche l’interessante Museo di Palazzo Orsini.

Riponendo i libri che ci hanno accompagnato nel nostro viaggio nella Toscana etrusca, l’attenzione cade su un’affermazione di David Herbert Lawrence in Etruscan Places (London 1932): «In Italia l’elemento etrusco è come l’erba del campo, i germogli del grano: sarà sempre così». Giuseppe M. Della Fina


Tra gli Etruschi della Toscana
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Pitigliano. Foto Alessandro Moggi - Archivio Toscana Promozione Turistica

Sovana, particolare della Tomba dei Demoni Alati (seconda metà del III secolo a.C.). Foto di Alessandro Moggi - Archivio Toscana Promozione Turistica

Sovana, Via Cava. Foto Alessandro Moggi - Archivio Toscana Promozione Turistica

Giuseppe M. Della Fina, 24 ottobre 2022 | © Riproduzione riservata

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