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Gareth Harris
Leggi i suoi articoliL’ultimo report Tefaf sul mercato dell’arte, redatto da Kejia Wu del Sotheby’s Institute di New York, è dedicato allo sviluppo del mercato dell’arte cinese negli ultimi quarant’anni. Oggi in Cina ci sono circa 5mila musei, di cui circa 1.500 a gestione privata, che senza il sistema di agevolazioni fiscali di cui beneficia la filantropia culturale avrebbero difficoltà a sopravvivere nei prossimi dieci anni.
Sul perché aprano musei privati, il collezionista Qiao Zhibing, fondatore di Tank Shanghai, risponde: «Era utile alla mia collezione. Per un’istituzione è più facile acquistare opere di alta qualità». La sua collezione di arte occidentale e cinese contemporanea, in gran parte esposta nei quattro piani del suo club di karaoke Shanghai Night, avrà presto uno spazio ad hoc, il Tank Shanghai, nell’area culturale West Bund.
Alla domanda su quale sia la loro spesa su base annua, Zheng Hao, fondatore dell’How Art Museum di Shanghai, risponde circa 30-40 milioni di renminbi (4-6 milioni di dollari), oltre all’affitto. Liu Yiqian, fondatore del Long Museum di Shanghai, afferma: «Se mettiamo insieme tutte le spese, comprese quelle per organizzare le mostre, la perdita annuale è di 40 milioni di renminbi (6 milioni di dollari)». Jenny Wang aggiunge che «essere in pari è un problema che tutti i musei privati devono affrontare».
Kejia Wu evidenzia anche l’impatto delle case d’asta nazionali, come Duo Yun Xuan, lanciata negli anni ’90, che ha segnato la transizione del commercio d’arte da un’economia pianificata e controllata dal Governo in un mercato più capitalista (le principali case d’asta cinesi, Poly Auctions fondata nel 2003 e China Guardian fondata nel 1993 occupano rispettivamente la terza e quarta posizione nella classifica delle case d’asta più importanti del mondo, alle spalle di Christie’s e Sotheby’s, Ndr).
La parte conclusiva del report, «Future Outlook», sottolinea che un crescente numero di individui della giovane generazione e dai consistenti patrimoni collezionerà arte. «Diventeranno più attivi nel mercato primario e secondario. L’acquisto di arte occidentale continuerà a espandersi», conclude la Wu. Nel report Evelyn Lin, vicepresidente e capo del dipartimento di arte asiatica del XX secolo e contemporanea di Christie’s, afferma: «Tra i collezionisti nati negli anni ’80, un certo numero colleziona opere di KAWS. Molti non sono più ostacolati dalle barriere linguistiche e quindi possono connettersi con il mercato internazionale». Tuttavia il «pesante carico fiscale» di portare in Cina opere realizzate all’estero e le difficoltà di convertire il renminbi in valute straniere devono essere risolte per avere un mercato sostenibile.

Kejia Wu, autrice del report Tefaf sugli ultimi 40 anni del mercato dell'arte cinese
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