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Record per Vedova

Per Albers, de Staël, Marini e Polke i prezzi più alti alle aste di Dorotheum

Vittorio Bertello

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Le aste di arte moderna e di arte contemporanea di Dorotheum parlano ancora una volta italiano. Se la vendita di arte moderna del 30 maggio (con 81 lotti venduti su 128, cioè il 63,3%, una percentuale non «plebiscitaria») ha registrato il prezzo più alto con i 405.600 euro diritti compresi pagati per «Piccolo miracolo» di Marino Marini, l’opera che illustrava la copertina del catalogo, un bronzo del 1955-56 tirato in 7 esemplari (4 con gambe e 3 senza, tra cui questo) consegnato da un collezionista privato europeo che partiva da una stima di 220-320mila euro, a quella di contemporaneo del 31 maggio (che ha venduto 77 lotti su 110 in catalogo, esattamente il 70%), il primo lotto del catalogo, alfiere della sezione dedicata all’arte informale («Tensione N 4 V» del 1959 di Emilio Vedova, olio su tela di 145,5x196 cm), saliva dai 150-200mila euro delle quotazioni ai 792.500 del prezzo finale, record per l’artista al valore nominale in euro.

Nell’asta di arte moderna altri risultati di spicco sono stati fatti segnare da Julius Evola (un suo olio su cartoncino su tavola del 1919-20, «Tendenze di idealismo sensoriale», 61x61 cm, è salito dai 40-60mila euro delle stime a 112.500), Frantisek Janousek (l’olio su tela senza titolo del 1933 che l’artista aveva in catalogo è stato pagato alla casa austriaca 161.600 euro, il terzo risultato di sempre per l’artista) e Carl Moll (che aveva un olio su tela del 1930 ma di sapore ancora ottocentesco, «Dal Prater di Vienna», stime 90-160mila euro, prezzo finale 247mila), oltre a classici moderni austriaci come Alfons Walde e Albin Egger-Lienz.

Il catalogo di arte contemporanea ha registrato altri exploit. Josef Albers, ad esempio, è salito con «Study for Homage to the Square: Earthen I», del 1955, da una valutazione di 170-220mila euro a una cifra finale di 515.400; Nicolas de Staël da 200-300mila a 405.600 per una «Composition» del 1950 di piccolo formato (16x27 cm); Sigmar Polke con un acrilico su carta senza titolo del 1998, stimato 250-300mila euro e pagato 344.600; Afro, che aveva «Nero piccolo», olio e tecnca mista su tela su legno del 1964, partito da 65-95mila euro e arrivato fino a 112.500; Giuseppe Santomaso, sempre nella sezione dedicata all’arte informale, che ha superato le stime di 80-120mila euro con un’aggiudicazione di 125mila euro per «Spazio Aperto n. 1», del 1963, olio su tela di 117x117 cm.

Nella sezione delle sculture Lucio Fontana aveva un «Crocifisso» del 1955-57, un pezzo in ceramica alto 33,5 cm: il lotto ha più che triplicato la stima massima (i valori indicati erano 60-80mila euro), venendo aggiudicato per 283.600. Ancora, tra i monocromi, ricordiamo Paolo Scheggi («Zone riflesse» del 1963, 170-250mila euro le stime, 247mila il risultato), Agostino Bonalumi («Blu» del 1971, 90-120mila le stime, 112.500 il prezzo finale), Enrico Castellani («Superficie rossa», del 2005, 200-300mila le stime, 295.800 l’esito).

Vittorio Bertello, 06 luglio 2017 | © Riproduzione riservata

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