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Gareth Harris
Leggi i suoi articoliLa decisione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan di trasformare il Museo Kariye (Chora) di Istanbul in una moschea è «un lampante tentativo di cancellare il ricco patrimonio bizantino di Istanbul», spiega Robert G. Ousterhout, professore emerito di Storia alla University of Pennsylvania e specialista in Architettura bizantina.
A metà agosto Erdogan ha dichiarato che il museo, noto anche come Chiesa di San Salvatore in Chora, risalente al VI secolo, diventerà una moschea. Un mese fa il leader turco aveva inaugurato la nuova Hagia Sophia, anch’essa riconvertita in moschea. «È una manovra puramente politica, che titilla i suoi sostenitori facendosi beffe dell’Occidente», aggiunge Ousterhout.
Il Museo Kariye diventò una moschea nel 1511 per decisione di Bayezid II, figlio del sultano ottomano Maometto II, e venne poi adibita a museo nel 1945 con decreto governativo. Lo scorso novembre il Consiglio di Stato, il principale tribunale amministrativo turco, ha annullato questo decreto e, il 21 agosto, il presidente ha annunciato che il museo tornerà a essere moschea, sotto il controllo del Direttorato per gli affari religiosi, gestito dallo Stato.
Questa decisione potrebbe mettere in pericolo gli affreschi e i mosaici del XIV secolo, considerati uno tra i più preziosi esempi al mondo di arte bizantina, al punto da spingere il compianto storico John Julius Norwich a definire Kariye come «la Cappella Sistina di Bisanzio». «Il punto è che si tratta di uno dei più importanti monumenti bizantini; non ha rivali per qualità. Bisogna vederlo dal vivo per poterne cogliere realmente l’unicità, e questo temo non sarà più possibile se diventa una moschea», spiega Ousterhout.
L’edificio è attualmente oggetto di un importante restauro iniziato nel 2013, che aveva appena interessato i mosaici e gli affreschi allo scoppio della pandemia Covid-19, aggiunge Ousterhout. I mosaici e gli affreschi bizantini dovranno quindi essere coperti durante le preghiere dei fedeli musulmani. «Se, e questo è un enorme punto di domanda, useranno come moschea solo la navata, i mosaici da coprire saranno pochi. Ma i narteci e la cappella funeraria sono letteralmente pieni zeppi di immagini ed è difficile non passarci, quindi è probabile che la cappella verrà chiusa del tutto e i narteci almeno parzialmente durante i servizi religiosi».
L’anno scorso la giornalista Ayla Jean Yackley aveva scritto: «Gli islamisti hanno a lungo pregato che la Chiesa di Chora e Hagia Sophia riaprissero come moschee, sostenendo che il loro status neutrale è un affronto ai decreti del califfo ottomano che ne vieta altri utilizzi». Entrambi i siti sono Patrimonio dell’Umanità Unesco, che li riconosce come «capolavori architettonici» di Istanbul.

La cupola di San Salvatore in Chora ad Istanbul

L'esterno della chiesa di San Salvatore in Chora. Foto di John Kim
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