Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Dopo cinque anni di lavori, si è concluso il restauro, diretto dalla Soprintendenza milanese, della facciata occidentale di Villa Arconati, celebre villa di delizia immersa in un grande parco, detta «il Castellazzo», oggi di proprietà della Fondazione Augusto Rancilio-FAR.
In questi anni, oltre alla facciata settecentesca, si sono restaurati altri suoi tesori, a iniziare dal giardino formale, con siepi di bosso e di aiuole a parterre come quelle della Fontana del Delfino e del Teatro d’Ercole. Risanati anche i grandi vasi di terracotta per le piante di limone, voluti nel XVII secolo da Galeazzo Arconati, e recuperata la grande Ghiacciaia a cupola, anch’essa di origine seicentesca, dove si conservava la neve ghiacciata (destinata anche ai loro famosi sorbetti al limone).
Intanto, nel giardino, proseguono i lavori sul Teatro Grande, con il suo bacino centrale e le statue dedicate alle quattro Stagioni. Non mancava, nella Villa, una Sala Museo, di cui si è recuperata la decorazione settecentesca della volta e quella ottocentesca della nicchia detta «di Pompeo Magno», poiché incornicia la grandiosa scultura classica acquistata nel 1627 a Roma da Galeazzo Arconati, che si credeva essere quella ai cui piedi sarebbe stato pugnalato Giulio Cesare.
Anche la settecentesca Biblioteca Arconati, di cui restano 2mila volumi, è stata completamente restaurata, rivelando gli affreschi barocchetti del soffitto, poi scialbati, così come l’antica Armeria (non stupisce che la Villa sia chiamata anche «la piccola Versailles»). Tutte novità che si aggiungono ai saloni già noti, da quello «di Fetonte», affrescato dai fratelli Galliari, alla Sala della Caccia, con le 12 tele del Crivellone.

Villa Arconati a Bollate (Mi)
Altri articoli dell'autore
Dal 30 aprile nel comune di Bellano trova casa, grazie alla donazione della famiglia, l’intero corpus grafico e un centinaio di dipinti dell’artista scoperto nel 1983 da Giovanni Testori
Per molti anni ripudiate dai critici e dagli stessi designer («escluse le “tre M” Mari, Munari e Mendini), le affinità elettive tra design e arte sono indagate dall’istituzione milanese
10 Corso Como dedica al maestro romagnolo una mostra incentrata sulla realtà più labile che esista, selezionando scatti in cui si aprono riflessioni sugli statuti della fotografia e sull’atto stesso del fotografare
Con un convegno in programma il 22 e 23 maggio sarà presentato il restauro degli affreschi realizzati nella Chiesa di San Salvatore nel 1375 dal Maestro di Lentate