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Muybridge per la prima volta in Italia
Quando nel 1877 il magnate e uomo politico californiano Leland Stanford lo chiamò per realizzare un complesso progetto fotografico, l’inglese Eadweard Muybridge (1830-1904) era negli Stati Uniti da ormai 25 anni, ma da pochi anni soltanto si era guadagnato la fama di eccellente fotografo. Fu grazie a Stanford, però, che per Muybridge, peraltro da poco assolto nel processo per l’omicidio dell’amante della moglie, attribuito dalla giuria a ragioni «d’onore», ebbe inizio il successo planetario.
Il magnate (che avrebbe poi fondato la Stanford University in memoria dell’unico figlio, morto giovanissimo) possedeva tra l’altro un allevamento di cavalli. Aveva perciò sfogliato con curiosità, ma anche con perplessità, il recente volume fotografico in cui il francese Etienne-Jules Marey esplorava il moto animale e decise di commissionare a Muybridge uno studio per capire se durante il galoppo il cavallo rimanesse effettivamente staccato da terra per qualche attimo. Per farlo, mise a disposizione del fotografo un sofisticato laboratorio a Palo Alto, dove potè sperimentare nuove tecniche e geniali soluzioni (usò 24 fotocamere collegate ad altrettanti fili che venivano spezzati dal cavallo in corsa dando l’impulso allo scatto).
Muybridge riuscì nell’impresa e da allora iniziò per lui una carriera sfolgorante, fino a diventare, insieme a Marey, il padre di tutte le ricerche cinematiche che tra Otto e Novecento avrebbero appassionato tanti artisti, da Degas ai maestri delle avanguardie storiche, oltre che il «padre ideale» del cinematografo.
Grazie alla Galleria del Gruppo Credito Valtellinese, dal 19 maggio al 28 ottobre le sue fotografie giungono per la prima volta in Italia, nella mostra «Muybridge Recall. Tra scienza e arte», curata da Leo Guerra e Cristina Quadrio Curzio, che testimonia il ruolo centrale da lui rivestito nella trascrizione pittorica del movimento umano e animale. Con le immagini scientifiche e i paesaggi la mostra, accompagnata da un catalogo con un saggio di Italo Zannier e una sezione cinematografica di Paolo Gioli, presenta una ricostruzione del set da lui usato per gli scatti in piano sequenza, nonché due docu-film originali di Gioli.
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