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Una veduta dell’esterno del Casva

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Una veduta dell’esterno del Casva

L’«archivio degli archivi» degli architetti nel quartiere di Triennale Milano

È prevista per metà luglio l’apertura del Casva, il Centro Alti Studi sulle Arti Visive che raccoglie una trentina di archivi, con disegni, prototipi e documenti di progettisti (e intellettuali) come Enzo Mari, Vittorio Gregotti, Roberto Sambonet...

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Da qualche tempo al QT8 (Quartiere Triennale VIII), il «quartiere sperimentale pilota» realizzato nel 1947 su progetto di Piero Bottoni e di altri architetti per l’VIII Triennale, si alza una nuova, brillante insegna: sul tetto di quello che era il mercato coperto si legge Casva, scritto in un vitaminico color arancione. È l’acronimo, finora poco noto agli stessi milanesi, di Centro Alti Studi sulle Arti Visive, progetto nato nel 1999 dall’incontro di due figure come Alessandra Mottola Molfino, allora direttore centrale Cultura e Musei di Milano, e Zita Mosca Baldessari (nel frattempo scomparsa), architetto, braccio destro e moglie del famoso architetto Luciano Baldessari (1896-1982), il cui archivio è stato il primo a entrare, nel 2002, in questa istituzione che oggi conta un patrimonio di una trentina di archivi, con disegni, prototipi e documenti di progettisti (e intellettuali) come Enzo Mari, Vittorio Gregotti, Roberto Sambonet, Fredi Drugman, Virgilio Vercelloni, Francesco Gnecchi-Ruscone, De Pas-D’Urbino-Lomazzi, Antonio Cassi Ramelli e altri. Tutti qui riuniti in un’ottica di educazione delle nuove generazioni: un «archivio degli archivi» degli architetti e un centro di studi sulla cultura del progetto.

Diverse, in questi 26 anni, sono state le sedi ipotizzate per i fondi conservati negli spazi ipogei del Castello Sforzesco: prima l’ex Ansaldo, che nel progetto originale dell’architetto britannico David Chipperfield doveva diventare la «città delle culture» e dove oggi si trovano il Mudec, Base Milano e i laboratori del Teatro alla Scala (in attesa di trasferirsi, fondi permettendo, nella «Magnifica Fabbrica-Parco del Teatro alla Scala», 160mila metri quadrati nel quartiere Rubattino); poi l’ex archivio civico di Arrigo Arrighetti in via Deledda. Infine, nel 2021, la scelta è caduta sul QT8 che dal suo ruolo di quartiere pilota, con tanto verde e tutti i servizi, nel tempo si era degradato nelle architetture e nel tessuto sociale. Ne parliamo con Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Milano, di cui dal 2019 la Fondazione Casva è una partecipata.

Assessore Sacchi, quando sarà operativo il Casva?
A maggio è avvenuto il passaggio di consegna dell’edificio ristrutturato alla Direzione Cultura. Occorre ora completare gli arredi e le tecnologie necessarie, mentre si provvederà al trasloco degli archivi oggi conservati nel Castello Sforzesco e nella Fabbrica del Vapore. Altri arriveranno da collezionisti privati che si sono riservati di attendere la nuova sede. L’apertura ai primi utenti è prevista per la metà di luglio. Dopodiché il Casva (che è diretto da Maria Fratelli) vedrà tutti i giorni attività, conferenze e mostre, e richiamerà un flusso di studenti e ricercatori. Ma sarà aperto all’intera cittadinanza, grazie anche a una caffetteria con una grande terrazza affacciata sul parco del QT8.

Come è articolato lo spazio? E qual è stato il costo dell’operazione?   
Lo spazio è di 3mila metri quadrati, su due piani: al piano terreno ci sono una grande area (500 metri quadrati) multifunzione per conferenze e incontri e una serie di aule a disposizione dei cittadini e delle associazioni di quartiere, mentre nel seminterrato (mille metri quadrati), vero cuore del centro di ricerca e studio, troverà casa il patrimonio documentale del Casva: parliamo di un pezzo della storia d’Italia del XX secolo. Il valore finale dei lavori è stato di 6,5 milioni di euro; il consuntivo di tutte le spese, dall’avvio alla conclusione, di 9,1 milioni, interamente finanziati da risorse dell’Amministrazione comunale.

Perché proprio al QT8?
Negli ultimi cinque anni l’Amministrazione ha fatto una scelta di riqualificazione di beni comunali delle zone meno centrali della città: in questa geografia complessa rientrano i laboratori del Teatro alla Scala, che saranno spostati dall’ex Ansaldo nel quartiere Rubattino; la Beic, Biblioteca europea di informazione e cultura, nella più centrale zona Porta Vittoria (costo complessivo 100 milioni, finanziati dallo Stato, Ndr), che malgrado sia un cantiere complesso, con 30mila metri quadrati di giardino (si chiamerà «Giardino 8 marzo»), sta attualmente procedendo secondo i piani e dovrebbe essere completato nella prima metà del 2027. E, appunto, il Casva al QT8, nel quadrante nord della città, in un immobile che necessitava di un’importante ristrutturazione. La scelta di questo quartiere per il Casva è consonante con la visione del suo progettista, Piero Bottoni, architetto dal forte impegno sociale e civile. Come si sa, infatti, quando c’è una novità di questo tipo i quartieri ne beneficiano sotto molti aspetti, dalla frequentazione di studenti ed esperti, alla presenza di un pubblico vario: sarà un nuovo baricentro culturale che agirà come un grande agente rigenerativo urbano. Ma non solo: sono infatti previsti interventi anche su altri edifici, come la scuola elementare, progettata da Arrigo Arrighetti, e l’ex padiglione espositivo costruito da Piero Bottoni in occasione della IX Triennale, nel 1951, che consolideranno l’identità del quartiere.

Ada Masoero, 04 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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