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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliChiusa da oltre undici anni a causa dei danni causati dal sisma del maggio 2012, è stata riaperta dopo due anni di restauri la Chiesa di San Biagio nel Carmine, di proprietà comunale, tra le principali della città. L’edificio originario, risalente al 1319, ha oggi caratteri barocchi perché in larga parte è stato ricostruito dall’architetto Cristoforo Malagola detto il Galaverna all’inizio del Seicento e poi, nel 1768.
La chiesa è nota soprattutto per una cupola decorata da una composizione a spirale raffigurante la Vergine accolta in cielo con santi carmelitani in basso e salendo Maria, putti e angeli e infine la Trinità. L’affresco, realizzato dal pittore calabrese Mattia Preti nel 1652 e restaurato nel 2009, si ispira, seppure in modo meno «ardito», alla cupola di Sant’Andrea della Valle a Roma firmata da Giovanni Lanfranco: Preti dà vita qui a espedienti illusionistici «teatrali», come le ombre delle nuvole portate al di fuori dello spazio dipinto e affrescate direttamente sugli stucchi delle arcate a invadere lo spazio. La chiesa conserva altri lavori attribuiti al Cavaliere Calabrese: il «Concerto d’angeli» nel coro e gli Evangelisti dipinti nei pennacchi soprastanti.
L’apparato decorativo composto da dipinti, sculture e decorazioni murarie, conserva opere di Giovanni Gherardo Dalle Catene, pittore rinascimentale attivo a Modena dal 1520 al 1533, Angelo Michele Colonna, insigne decoratore barocco, Agostino Mitelli, pittore operante nella prima metà del Seicento, e il coevo scultore Tommaso Loraghi. L’unica testimonianza superstite della chiesa medievale è un affresco trecentesco con la Madonna col bambino attribuito a Tommaso da Modena.
Per fortuna il terremoto del 2012 ha quasi interamente risparmiato la decorazione artistica interna per cui i lavori compiuti sono stati essenzialmente di consolidamento. Costati 825mila euro, sono stati finanziati con risorse della Regione Emilia Romagna e realizzati tramite un cantiere gestito dal settore Lavori pubblici del Comune con l’impresa modenese Candini Arte.
«In San Biagio, spiegano Ilaria Braida, architetto responsabile dei lavori e Ilenia Todeschini, ingegnere dell’impresa, sono state eliminate alcune criticità dello stato di conservazione delle strutture attraverso lavori di riparazione e rafforzamento volti a ridurre le vulnerabilità strutturali che interessavano la copertura, il sottotetto, la facciata principale, gli interni e il campanile attiguo. Durante il sisma San Biagio aveva subito danni diffusi alle cornici delle volte a crociera, alla struttura, al sottotetto e alle decorazioni in gesso dei grandi archi della zona dell’altare maggiore. Sono, così, state realizzate strutture metalliche destinate a contrastare il ribaltamento della facciata principale, rifatta la copertura con posa di doppio tavolato incrociato sotto il manto di coppi ed eseguita la cerchiatura della muratura del tamburo della cupola».
Proseguono le due professioniste: «È seguita la riparazione delle lesioni e il rinforzo delle volte in laterizio della navata centrale, dell’abside e della cupola, così come delle pareti in muratura del sottotetto. Il passaggio successivo è stato l’incatenamento della sommità delle pareti della chiesa mentre al campanile abbiamo riparato le lesioni e incatenato le parete. Infine abbiamo recuperato alcuni distacchi sugli apparati decorativi pittorici e plastici, realizzando alcune chiodature di consolidamento degli apparati».



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