Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

Da sinistra, la Torre degli Asinelli e la Torre Garisenda a Bologna: quest’esificata intorno al 1109, q

Foto via Flickr

Image

Da sinistra, la Torre degli Asinelli e la Torre Garisenda a Bologna: quest’esificata intorno al 1109, q

Foto via Flickr

Perché il Comune di Bologna ha rinunciato a 5 milioni del Pnrr per la Torre Garisenda

Dopo l’allarme crollo del 2023, le tempistiche e i vincoli imposti dal finanziamento europeo non sono stati ritenuti compatibili con le attività necessarie per la messa in sicurezza del monumento medievale. I fondi sono già stati redistribuiti tra altri beni del territorio

Nei giorni scorsi il Comune di Bologna, con una lettera inviata al Ministero della Cultura dall’amministrazione locale del sindaco Matteo Lepore, ha rinunciato ai 5 milioni di euro del Pnrr-Piano nazionale ripresa e resilienza che erano stati stanziati dal Dicastero del Collegio Romano per intervenire sulle operazioni di messa di sicurezza, in corso, della Torre Garisenda. Non c’è pace dunque per la torre cadetta simbolo (insieme alla più alta Torre degli Asinelli) di Bologna: dopo l’ultimo allarme scattato nel 2023, secondo i tecnici, occorre infatti andare con i piedi di piombo. E così gli studiosi che operano sul e intorno al monumento medievale hanno, in sostanza, chiesto più tempo. Il Comune bolognese ha pertanto deciso di rinunciare al finanziamento europeo perché  le sue tempistiche stringenti e i vincoli imposti non sono stati ritenuti compatibili con la natura dell’intervento sulla Garisenda: «Abbiamo scritto al Ministero, ha spiegato il sindaco, per dire che a nostro parere non ci sono le condizioni per utilizzare i fondi Pnrr messi a disposizione dal Governo. Chiediamo che questa fonte di finanziamento venga sostituita con altre risorse, come fondi europei strutturali o nazionali, come è già avvenuto in molti casi in tutta Italia. Per il metodo di lavoro che ci siamo dati, per le tempistiche, ma soprattutto per gli aspetti burocratici del Pnrr non possiamo lavorare con la tranquillità e la prudenza che un oggetto così delicato richiede». 

Detto fatto: durante una visita a Bologna effettuata il 7 novembre il ministro della Cultura Alessandro Giuli (accompagnato dal sindaco stesso e dalla soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Bologna, l’architetto Francesca Tomba) ha spiegato che «c’è concordia di vedute sulla necessità di mettere in sicurezza la Torre Garisenda e ci sono le migliori condizioni per quanto riguarda la messa in sicurezza, la conservazione e la tutela dell’edificio, su cui continueremo a dialogare con il Comune. Faremo ragionamenti successivi alla rinuncia del Comune ai fondi del Pnrr: la nostra prodigiosa Soprintendenza in quarantotto ore ha già rimodulato l’assegnazione dei fondi che saranno dedicati a torri, campanili e adeguamenti sismici. Posso già dire che la Torre di Galliera (Bo), il Torrione della Rocca di Imola (Bo) e luoghi dell’Arcidiocesi di Bologna che necessitano di interventi, in città e provincia, otterranno quei cinque milioni». 

Tornando al cantiere Garisenda il sindaco ha assicurato che non ci saranno rallentamenti dei lavori di messa in sicurezza e successivo restauro, con il comitato tecnico diretto da Raffaela Bruni che prosegue nelle delicate attività. «Dopo l’allarme scattato nel 2023, spiega il membro del comitato Stefano Podestà, docente di Tecnica delle costruzioni nell’Università di Genova, c’è stata una rivalutazione dei dati e ciò permette di ragionare con maggiore calma e cautela sugli interventi che devono essere eseguiti anche perché le fessure sulla Garisenda, documentate nel 1997 e sigillate nel 1999, non si sono riaperte», anche se gli stessi tecnici ricordano come da tempo la torre stia lievemente ruotando a velocità costante e a questo movimento si sarebbe aggiunta un’ulteriore rotazione, oggi sotto controllo ma che alla lunga potrebbe porre problemi ulteriori. Alla bisogna è stata così realizzata una «control room» dedicata a questi movimenti, altra attività che concorre all’obiettivo finale, ossia la chiusura dei lavori fissata ora al 2028. Per tali attività saranno fondamentali gli ormai noti tralicci, già utilizzati per «raddrizzare» la Torre di Pisa: il loro arrivo a Bologna è stato posticipato alla prossima primavera perché il membro del comitato Massimo Majowiecki, docente di Ingegneria strutturale all’Alma Mater, già progettista delle strutture a Pisa, ha chiesto alcuni ammodernamenti prima del loro posizionamento. 

Stefano Luppi, 12 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Nella Chiesa di San Lorenzo sono esposte stampe perlopiù della collezione di Casa Gennari sul tema della stregoneria

A Palazzo Fava si ripercorrono i due soggiorni dell’artista in città: «Per lungo tempo considerato un episodio marginale, il caso bolognese si rivela un momento significativo nel processo di formazione e maturazione del suo linguaggio»

Nella città della Ghirlandina, promossa anche da un flusso turistico in aumento, fervono i cantieri per trasformare edifici storici in sedi culturali: in testa la sconfinata Fondazione Ago, ex ospedale del ’700 i cui lavori dovrebbero concludersi nel 2029. Quel che sembra mancare, però, è una «classe dirigente culturale», in grado di fornire coerenza e consistenza scientifica alle proposte, in rapporto anche all’importante tradizione modenese

 

Dopo aver guidato l’istituzione per oltre vent'anni e aver coordinato il sito Unesco «Cattedrale, Ghirlandina e Piazza Grande» verrà sostituita da un dirigente regionale 

Perché il Comune di Bologna ha rinunciato a 5 milioni del Pnrr per la Torre Garisenda | Stefano Luppi

Perché il Comune di Bologna ha rinunciato a 5 milioni del Pnrr per la Torre Garisenda | Stefano Luppi