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Al Pac il fulcro di una retrospettiva in tre sedi
È Luca Vitone il protagonista della mostra proposta dal Pac-Padiglione d’Arte Contemporanea per la Tredicesima Giornata del Contemporaneo, l’evento promosso da Amaci-Associazione musei d’arte contemporanea italiani, di cui il Pac è socio fondatore.
Dopo Alberto Garutti, Silvio Wolf, Franko B., Adrian Paci, Armin Linke e altri artisti italiani d’origine o di formazione, quest’anno va in scena il lavoro dell’artista genovese di nascita (1964) e berlinese per scelta, per la prima volta al centro di una ricognizione così vasta e articolata. Sono documentati trent’anni del suo lavoro, riletti dai curatori Luca Lo Pinto e Diego Sileo attraverso una scelta dei progetti più significativi.
La mostra «Io, Luca Vitone», dal 13 ottobre al 3 dicembre, prodotta dallo stesso Pac con Silvana Editoriale (che pubblica anche il catalogo), si estende ad altri due luoghi simbolici della città: la Basilica di Sant’Eustorgio, di fondazione paleocristiana, nei cui chiostri Giovanni Iovane ha ordinato un’altra selezione di opere di Vitone, e il Museo del Novecento, che allestisce per la prima volta l’installazione «Wide City», acquisita nel 2004.
Difficile immaginare siti più appropriati per esporre i progetti di un artista come Vitone, che da sempre ingaggia nel suo lavoro un confronto serrato con l’architettura, fisica e storica, dei luoghi: ogni sala del Pac, per esempio, ospita un corpus specifico di opere, esposte nella loro versione originaria ma ricontestualizzate in quello spazio fisico, riproponendo un’opera degli esordi insieme a una sua nuova versione, suggestivamente realizzata con la polvere.
Anche gli spazi esterni del Pac diventano scenario per suoi lavori, e lo stesso catalogo si configura come un’espansione del percorso espositivo.
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